La tv francese multicolore
Iniziativa del ministro Catherine Tasca contro le discriminazioni culturali
ANNA MARIA MERLO - PARIGI
da "Il Manifesto" del 26 Maggio 2000

Per ora è solo un progetto, ma sta già suscitando polemiche: la neo-ministra della cultura e della comunicazione, Catherine Tasca, ha chiesto al primo ministro Lionel Jospin una modifica del "cahier des charges", cioè degli obblighi, a cui devono sottostare le tv pubbliche. L'obiettivo è far sI' che nella tv pubblica vengano rappresentate meglio le minoranze etniche di cui è composta la popolazione francese. Catherine Tasca vorrebbe aggiungere ai diversi doveri delle tv pubbliche, anche quello del "rispetto della diversità delle origini e delle sensibilità politiche, culturali e religiose" della popolazione. Non solo più quindi "il pluralismo dell'informazione", ma valorizzare la presenza di francesi dalle orgini diverse, con lo scopo "di facilitare l'accesso dei giovani alla cittadinanza e di contribuire alla lotta alle discriminazioni e alle esclusioni". L'iniziativa mira alla produzione di fiction dove vengano valorizzati neri e arabi, ma anche a una presenza significativa di giornalisti dei tg rappresentanti delle diverse minoranze. La bozza della riforma è stata accolta con favore dalle organizzazioni che lottano contro il razzismo. Il collettivo Egalité, che ha appena organizzato una "Marcia nazionale del popolo nero per l'onore e il rispetto" si è detto "molto soddisfatto" dell'iniziativa. Ma già alcune voci si levano, per affermare che l'applicazione di questa nuova norma non sarà facile in Francia. Difatti, la Francia non è gli Stati Uniti, qui le "comunità" non sono riconosciute in quanto tali. L'integrazione dei cittadini di origine straniera, per tradizione, viene fatta individualmente, non per comunità. Ma i problemi di razzismo quotidiano sono sotto gli occhi di tutti. Da una settimana è in funzione un numero verde (il 114) per denunciare le discriminazioni razziali e le linee sono prese d'assalto (25mila chiamate nei primi 4 giorni). Sos Racisme sta moltiplicando le azioni per smascherare fatti concreti di discriminazione, dai luoghi di lavoro ai locali notturni. Dal gennaio '99 sono all'opera le Commissioni di accesso alla cittadinanza (Codac), poste sotto l'autorità dei prefetti, con il compito di scoprire casi di discriminazione. Nei fatti, la modifica del "cahier des charges" delle tv pubbliche non può andare molto lontano nella promozione delle minoranze, poiché secondo la Costituzione francese (art. 1) anche una "discriminazione positiva" sarebbe illegale (le "quote" sono quindi impossibili). Per esempio, il direttore del Nouvel Observateur, Jean Daniel, afferma che la proposta di Catherine Tasca, oltre all'aspetto positivo di valorizzare la dimensione pedagogica della tv, mira a "far accettare l'idea che si può enumerare, distinguere e nominare la gente secondo l'origine e non più secondo i meriti". Secondo Jean Daniel: "L'immensa forza dell'immagine può contribuire a disegnare la scenografia comune della diversità repubblicana e francese. Ma può allo stesso modo incitare progressivamente i francesi a considerare la loro nazione costituita da comunità e non più da cittadini". Per ora, nella tv pubblica francese c'è un solo conduttore di origine maghrebina in un tg di grande ascolto (France 2, ore 13). La Cnn francese, Lci (privata), ha appena assunto una giornalista rappresentativa di una minoranza. Le minoranze sono invece ghettizzate su Rfo, la tv l'oltremare. La reazione preoccupata all'apertura alle comunità, in Francia, deriva dal fatto che non cessa di rinascere la vecchia accusa anti-semita che nei media ci siano troppi ebrei (l'ultimo episodio di questa ricorrente stupidaggine è di questo mese e riguarda una trasmissione culturale della radio pubblica). E' di questi giorni la polemica, fatta di petizioni e contro-petizioni, sul libro La campagne de France di Renaud Camus, dove a proposito di "individui di altre culture e di altre razze che si sono presentati da noi" è scritto che "gli ospiti sono stati troppo numerosi. Forse sono rimasti troppo a lungo. Cessarono di considerarsi ospiti e cominciarono a considerarsi a casa loro". Per i difensori di Camus queste affermazioni sono semplicemente espressione della libertà di pensiero, per i firmatari della "Dichiarazione degli ospiti troppo numerosi della vera Francia", sono frutto dell'"accecamento", frasi che si era pensato che "non potessero più tornare".