Dichiarazione dei Vescovi della COMECE in vista di una politica comune dell'asilo e dell'immigrazione per l'Ue

I Vescovi della COMECE ricordano che la mobilità, anche se in forme e misure differenti, è una caratteristica dell'esistenza umana, che diventa sempre di più un elemento della vita moderna e che coinvolge direttamente molte persone ed altre ne raggiunge di riflesso. La convergenza di razze, civiltà e culture all'interno degli stessi ordinamenti giuridici e sociali pone un problema urgente di convivenza. Le frontiere tendono a cadere, le distanze si accorciano, gli eventi regionali fanno sentire le proprie ripercussioni nel mondo intero. Da una parte, queste circostanze hanno fatto crescere la coscienza per le disuguaglianze nel mondo. Dall'altra, la presente situazione di interdipendenza planetaria aiuta a meglio percepire la comunanza di destino dell'intera famiglia umana[1].

Nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace per il 2001, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato che "il primo valore di cui promuovere una consapevolezza sempre più diffusa è certamente quello della solidarietà. Ogni società si regge sulla base del rapporto originario delle persone tra loro, modulato in cerchi relazionali sempre più ampi, dalla famiglia agli altri gruppi sociali intermedi, fino a quello dell'intera società civile e della comunità statale". Mettere in atto la virtù della solidarietà verso coloro che vengono in Europa alla ricerca di una vita migliore è una sfida per tutti noi, come cristiani e come europei.

I Vescovi della COMECE prendono atto dell'importante dibattito su una futura politica d'asilo e d'immigrazione per l'Ue che la Commissione europea si è impegnata a lanciare. Questi temi pongono un certo numero di sfide importanti che bisogna distinguere e affrontare separatamente.

In questo contesto, vorremo sottolineare la responsabilità dell'Ue nel mondo. Chiediamo che si rispetti il diritto d'asilo così come è previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite per i rifugiati del 1951. Ciò dovrebbe essere assicurato da un sistema equo di accesso alle procedure del sistema d'asilo dell'Ue. Rifugiati e richiedenti asilo dovrebbero essere accolti in condizioni che garantiscono la loro dignità umana e le loro domande dovrebbero essere esaminate secondo criteri che rispondono agli standard più alti.

Per quanto riguarda l'immigrazione, incoraggiamo la Commissione europea nella sua iniziativa di rafforzare la cooperazione con i paesi di origine affrontando in tal modo le cause originarie dell'emigrazione, che spesso sono dannose per la stessa società dei paesi di provenienza. In questo contesto ricordiamo il messaggio del Santo Padre per la giornata mondiale delle migrazioni: "La Chiesa lo riconosce [il diritto ad emigrare] ad ogni uomo nel duplice aspetto di possibilità di uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita. Certo, l'esercizio di tale diritto va regolamentato, perché una sua applicazione indiscriminata arrecherebbe danno e pregiudizio al bene comune delle comunità che accolgono il migrante. Di fronte all'intrecciarsi di molti interessi accanto alle leggi dei singoli Paesi, occorrono norme internazionali capaci di regolare i diritti di ciascuno, sì da impedire decisioni unilaterali a danno dei più deboli"[2].

Siamo fortemente preoccupati della situazione delle persone che sono in situazione irregolare, spesso vittime di sfruttamenti che negano la loro dignità e di coloro che, pur avendo condizione regolare, non riescono a ottenere il ricongiungimento familiare. La Chiesa nella sua attività pastorale cerca di tenere costantemente presenti questi gravi problemi. In ogni caso, chiunque esercita in forma legittima il diritto di cercare migliori condizioni di vita non dovrebbe essere considerato come criminale solo per questo.

Anche se le situazioni sono molto diverse da un paese all'altro, siamo convinti che queste sfide non possono essere risolte senza una politica comune per l'Unione europea. Facciamo appello ai governi degli Stati Membri dell'Ue perché riconoscano la loro interdipendenza e sviluppino regole comuni a beneficio di tutti, dei migranti e della società accogliente.

Infine, ci impegniamo a partecipare al dibattito in corso. Invitiamo il gruppo di lavoro della COMECE sulle migrazioni a continuare ad essere attivamente impegnato nell'accompagnare il processo preparatorio per una vera politica comune dell'asilo e dell'immigrazione e a preparare un contributo più puntuale al dibattito.

Roma, 30 marzo 2001

I Vescovi della COMECE

Josef Homeyer, vescovo di Hildesheim (Germania), Presidente della COMECE Teodoro De Faria, vescovo di Funchal (Portogallo) Luk De Hovre, vescovo ausiliare di Mechelen-Bruxelles (Belgio) Joseph Duffy, vescovo di Clogher (Irlanda) Fernand Franck, arcivescovo di Lussemburgo Crispian Hollis, vescovo di Portsmouth (Inghilterra e Galles) Egon Kapellari, vescovo di Graz-Seckau (Austria) William Kenney, vescovo ausiliare di Stoccolma (Svezia) John Mone, vescovo di Paisley (Scozia) Attilio Nicora, conferenza episcopale italiana Hippolyte Simon, vescovo di Clermont (Francia) Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam (Paesi Bassi) Antonios Varthalitis, vescovo di Korfu (Grecia) Elias Yanes Alvarez, arcivescovo di Zaragoza (Spagna)

[1] Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della Pace, 1° gennaio 2001, N° 17.

[2] Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale delle migrazioni, 2 febbraio 2001, N° 3. (Lingua originale: Inglese)

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