IL GIURISTA

«I diritti individuali non si cancellano»

L'accordo italo-libico sul rimpatrio immediato degli immigrati, «dal barcone all'aereo-cargo», fa discutere anche l'Europa, nei giorni in cui ministri e Commissione cercano una politica comune (centri di accoglienza?). «Ma qualsiasi intesa tra governi non può cancellare le norme di garanzia personale. C'è l'articolo 10 della Costituzione, che sancisce il diritto d'asilo. C'è la Convenzione di Ginevra. E, da ultimo, la sentenza della Consulta sulla Bossi-Fini». Bruno Nascimbene, professore di Diritto comunitario all'Università di Milano, vede «rischi per la tutela dei diritti individuali» sull'asse Roma (o meglio Lampedusa)-Tripoli. L'intesa con la Libia non rispetta le norme del diritto internazionale? «A parte il fatto che non è molto chiaro che cosa preveda l'accordo, c'è un punto fermo: Roma e Tripoli possono concordare quello che vogliono, ma non si possono mettere in discussione le garanzie dei singoli. Tra l'altro, nel caso specifico, il nostro interlocutore, la Libia, non ha neanche firmato la Convenzione di Ginevra. Questo significa che gli immigrati, di cui spesso non si conosce la nazionalità, vengono ributtati in un Paese che non assicura il rispetto dei principi-base in materia di rifugiati». Il governo italiano dovrebbe «filtrare» gli arrivi? «E' quanto prevede la nostra Costituzione all'articolo 10 e la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati. Tra l'altro, la sentenza della Consulta sulla Bossi-Fini è stata recepita da un decreto legge. L'indicazione è chiara: non è possibile espellere una persona senza che il provvedimento sia convalidato dal giudice di pace e senza che l'interessato sia ascoltato in presenza di un difensore». Ma l'Italia non ha ancora una legge sul «diritto d'asilo». «Questo complica le cose, ma non cancella i diritti. Capisco che vagliare le singole posizioni metterebbe in crisi le autorità di Lampedusa. Ma queste sono le nostre norme e anche le nostre tradizioni giuridiche. Certo la legge sul diritto di asilo potrebbe chiarire le procedure». C'è una situazione di emergenza. Può funzionare l'idea di installare centri di raccolta nei Paesi di transito come la Libia? «Anche lì resta il problema: chi controlla che siano tutelati i diritti? E' una preoccupazione diffusa in vari Paesi europei. Francia, Svezia, Finlandia e altri sono contrari ai campi di accoglienza. Temono che si trasformino in ghetti per immigrati».

Giuseppe Sarcina

www.corriere.it del 4 ottobre 2004