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Periferie

Brutte, sporche e cattive

Sono così le nostre periferie dai nomi "misteriosi": la Falchera (a Torino), il Pilastro (a Bologna), lo Zen (a Palermo). Oppure quelle degli altri, recenti protagoniste di cronache francesi. Spesso significano problemi: nella città di Torino, le sponde periferiche lungo lo Stura devono essere sgomberate dagli accampamenti di rom e rumeni.


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A Genova imperversano bande giovanili di immigrati dell'Ecuador; a Padova il più grande ghetto urbano conta almeno 700 immigrati illegali; a Venezia l'emergenza dei minori riguarda bambini dediti alla vita di strada, all'accattonaggio. Storie di città e di periferie. Storie di sommosse urbane che in Francia, ad esempio, ritornano periodicamente. La prima risale agli anni '90, a Vaulx-en-Velin, e le motivazioni sono sempre le stesse: disoccupazione, alloggi fatiscenti, bassa scolarizzazione, mancanza di spazi dove potersi esprimere. La storia francese è piena di momenti che hanno espresso un malessere accumulato per anni: dalle jacquerie contadine del 1358, alla rivolta delle banlieue. Originariamente costruite per far fronte alla crisi della casa scoppiata nel secondo Dopoguerra, le banlieue sono state la soluzione per la classe media e operaia di un tempo. Poi, la composizione della popolazione è cambiata: sono arrivati gli immigrati, disoccupati. E la gente che stava meglio se n'è andata.

Storie di città e di periferie che fanno paura, attraversate da trasformazioni responsabili di cambiamenti negli spazi e nelle relazioni sociali. Storie di quartieri privi di strutture sociali e di servizi, isolati dal resto, anche se vicini ad agglomerati urbani. Luoghi parcheggio delle popolazioni immigrate, unico spazio di cui i giovani possono appropriasi.

Secondo alcuni sociologi, i disordini francesi potrebbero accadere anche in altri Paesi dove è enorme la disparità sociale.

L'emarginazione vissuta nelle periferie, d'altronde, è un fenomeno comune in tutto il Mondo: dalle favelas di Rio o Buenos Aires, alle bidonville di Manila o Shangay, alle periferie dormitorio di Parigi, Berlino, Roma, Milano.

La storia narra che le città del Mondo hanno assorbito i due terzi dell'esplosione demografica mondiale e crescono a un ritmo di un milione di persone la settimana: ed è nelle città che andrà a vivere la maggior parte della popolazione del Pianeta che arriverà a essere di 10 miliardi nel 2050. Così le periferie esploderanno con il loro alloggi miserabili, senza servizi, acqua e luce, in un contesto sociale privo di lavoro per la popolazione immigrata.

La Francia, l'Italia, l'Europa intera ha subito un processo di trasformazione demografica conseguente alla massiccia immigrazione dei Paesi poveri. Il tessutosociale europeo è diventato multietnico.

La Francia, in particolare, registra una percentuale di discendenti di immigrati più elevata rispetto a ogni altro Pese europeo: sei o sette milioni, più del 10% della popolazione, il cui tetto di disoccupazione (che tocca nel Paese il 10%) arriva al 50% tra i giovani maghrebini. E la prima conseguenza è che qui vivono gli stranieri di seconda e terza generazione, veri protagonisti della rivolta. Centinaia di migliaia di giovani che vivono in una condizione di marginalità, scissi da una doppia appartenenza: quella dei Paesi di origine (come il Maghreb) e quella francese. In Italia, l'immigrazione è recente ed è costituita da immigrati di prima generazione che vive una vita faticosa, contornata da una lenta integrazione che li obbliga alla "rispettabilità sociale", incentivando comportamenti orientati al rispetto del vivere comune.

Altra differenza è la distribuzione degli immigrati sul territorio nazionale che segue linee complesse e differenziate che finora non hanno prodotto un'urbanistica razziale "ghettizzata". Le nostre periferie non hanno seguito lo sviluppo per "nicchie" di etnie: dei due milioni e 800 mila immigrati regolari, un milione e mezzo sono concentrati nelle aree metropolitane e un milione e 300mila nei piccoli paesi. Tale distribuzione eviterebbe un'alta concentrazione metropolitana. Ciò nonostante, le nostre periferie presentano non pochi problemi, in particolare conseguenti il fallimento della pianificazione urbanistica degli Anni '60 e '70, periodi in cui lo sviluppo della città ha seguito le linee e le fratture delle divisioni di classe e delle discriminazioni sociali esistenti. Altre storie, di città e di periferie.

Testo di Emanuela Celona
foto di Michele d'Ottavio



Servizio a cura della redazione di Piemonte Parchi


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