LE BELLE STORIE A LIETO FINE: QUANDO L’IMMIGRATO COMMUOVE MA RESTA “FUORI DELLA COMUNITA"

a cura di Maurizio Corte - Verona, marzo 2007 
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Come abbiamo fatto notare in “Stranieri e mass media” (Cedam editrice, 2002), la stampa non svolge un’azione estraniante ed emarginante rispetto ai cittadini stranieri, ma muove anche a compassione il lettore quando “l’extracomunitario” oggetto di attenzione ha le caratteristiche per compiangerlo: quando è bambino, donna incinta (o in condizioni di debolezza), anziano, giovane di talento ma sfortunato. Entra allora in funzione tutto l’armamentario retorico che è speculare alla retorica sui nostri migranti “gran lavoratori e ovunque bene accolti”.
Anche in questa posizione di benevola accettazione del “diverso”, dello “straniero”, vi è comunque l’etichettatura della differenza e della estraneità. Ancora una volta la stampa porta all’attenzione del lettore – rende notiziabile – un solo aspetto della persona o del fatto rappresentati. E’ il caso della notizia diffusa dall’agenzia d’informazioni Ansa che qui sotto pubblichiamo:

IMMIGRATA POLACCA VINCE 500 MILA EURO AL GRATTA E VINCI
(ANSA) - GENOVA, 24 MAR - Un’ immigrata polacca ha vinto 500 mila euro con un biglietto gratta e vinci da 5 euro del gioco «Il miliardario», acquistato nel Bar Sport di Monleone, frazione di Cicagna (Genova), in Val Fontanabuona. La donna, di circa 50 anni, immigrata da una quindicina di anni in Italia, lavora in una casa di riposo per anziani ed abita a Ferrada di Moconesi, un comune contiguo. Il marito, di poco più anziano di lei, è ora pensionato dopo aver lavorato nelle cave di ardesia della zona.
«Il biglietto è stato acquistato ieri, nel primo pomeriggio
- racconta il contitolare del bar-tabaccheria, Claudio Casagrande - ma la signora l’ha grattato solo stamani, prima di recarsi al lavoro, ed ha svegliato di soprassalto il marito, che dormiva ancora. È arrivata di corsa da noi per avere conferma della vincita ed oggi pomeriggio ci ha portato la fotocopia del prezioso tagliando. È tutto autentico. Ora non resta ai due che portare il biglietto in banca e farsi accreditare il mezzo milione di euro, che arriverà tra un mesetto».
Nella zona sono numerosi i polacchi immigrati che lavorano come cavatori di ardesia, un’attività estrattiva tipica della Val Fontanabuona dalla quale si ricavano oltre alle lavagne rinomati piani per tavoli da biliardo.
L’identità della fortunata coppia rimane riservata, ma i due sono conosciuti nella zona e non passerà molto che, nonostante la tradizionale riservatezza degli abitanti della vallata, si scoprano i loro nomi.

L’uso dell’espressione “immigrata polacca”, a proposito della fortunata vincitrice, fa diretto riferimento all’enciclopedia degli stereotipi propria del lettore media: immigrata, quindi di bassa condizione sociale; polacca, quindi straniera non di lusso e di alto valore economico (quale sarebbe uno straniero canadese o americano). Scatta subito una forma di partecipazione umana all’evento: “Ha vinto alla lotteria una famigliola di umili origini”. Potrebbe anche scattare una forma di protesta, altrettanto umana e personale, forse meno probabile: “Vengono qui a portarci via il lavoro, a seminare degrado, e si vincono anche i 500 mila euro del Gratta e Vinci”.
La chiusura del dispaccio di agenzia è quasi umoristica (in modo involontario, è evidente): si parla di “tradizionale riservatezza degli abitanti della vallata”. Quando si sa benissimo che il pettegolezzo e il chiacchiericcio alberga soprattutto nelle comunità rurali, grazie al fatto che si conoscono tutti.
Quello che interessa far osservare, comunque, è come l’essere immigrato (oltre che straniero) sia ancora considerata una caratteristica da sottolineare, da mettere in evidenza. Come l’essere un “extracomunitario” – a 15 anni dall’ingresso in Italia e magari già con la cittadinanza italiana - sia considerato ancora un valore-notizia. Se nel titolo la donna fosse stata individuata sulla base della sua professione (infermiera o assistente di casa di riposo), avremmo avuto un impatto meno efficace sul lettore. Tant’è… che non l’avremmo neppure commentato in questa rubrica.
Nessuno vuole sostenere che si debba “nascondere” l’origine culturale, etnica, geografica del protagonista di un certo fatto. Quello che occorre ricordare, è il ruolo di conferma e di alimentazione di pregiudizi e stereotipi che la stampa italiana continua a ricoprire. Quel riferimento all’origine straniera della vincitrice al “Gratta e Vinci” aiuta a meglio comprendere quanto è accaduto? No, perché l’essere stranieri non incide sulle possibilità di vincita alla lotteria. Quel riferimento nasconde semmai due caratteristiche del lavoro giornalistico: a) da un lato il rendere accattivante una notizia puntando su una caratteristica che colpisce il lettore (l’immigrato che d’improvviso diventa ricco), propria di un fare informazione che ama gli aspetti curiosi, bizzarri, strampalati dei fatti e degli eventi; b) dall’altro il sottolineare gli elementi di estraneità di un soggetto rispetto al contesto sociale in cui opera (“non è dei nostri”): accadeva un tempo con gli italiani del Sud immigrati al Nord, accade nelle contrade rurali quando si fa riferimento a qualcuno “vegnù da fora” (“venuto da fuori”, tradotto dal dialetto veronese), accade con chi è fuori della comunità (gli “extracomunitari”) anche se da anni vi lavora e partecipa.


Verona, 25 marzo 2007


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