I MIGRANTI RACCONTATI SULLE CARRETTE DEL MARE

a cura di Maurizio Corte - Verona, 22 febbraio 2007 
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L’intervento sul linguaggio è solo uno di quelli che proponiamo (si veda Corte, Comunicazione e giornalismo interculturale, Cedam, 2006). Non va dimenticato l’intervento sugli argomenti, sull’agenda dei temi da trattare quando si parla di immigrazione. Ridurre il mondo dei migranti solo all’emergenza-sbarchi, vuol dire dare anche qui una visione parziale dell’Italia multiculturale. Vediamo qui un altro esempio di notizia “trattata”, con il passaggio dal servizio di agenzia all’articolo di giornale. Non va dimenticato che il ruolo del giornalista, come quello del comunicatore, è un ruolo di “mediazione”. Fra la notizia e la sua messa in pagina, o sul telegiornale, vi è il giornalista con la sua cultura, la sua senilità umana, i suoi trascorsi professionali, la sua preparazione. Egli (o ella) svolge una funzione di filtro. Non vanno temute le facili ironie sul “linguaggio politicamente corretto”. E’ una conquista, per il mondo della disabilità, ad esempio, l’impiego di un linguaggio rispettoso. Chi titolerebbe un incidente accaduto ad un portatore di handicap in questo modo? “Storpio travolto e ucciso da un camion”. Perché allora non dovremmo usare un linguaggio rispettoso verso il mondo dei migranti? L’inclusione, il dialogo, la partecipazione passano anche attraverso un lessico che non sia offensivo, ghettizzante, come ben sanno i “migranti italiani” che negli anni sessanta vennero al Nord per lavorare.

 

IMMIGRAZIONE: ANCORA CLANDESTINI MORTI IN CANALE SICILIA/ANSA IL RACCONTO DI 31 SUPERSTITI, CADAVERI ABBANDONATI IN MARE
(ANSA) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 21 FEB - Un’altra strage di clandestini, dal bilancio ancora incerto, potrebbe essersi consumata in questi giorni nel Canale di Sicilia. A sostenerlo sono alcuni dei 31 extracomunitari, tra cui quattro donne e due bambini, soccorsi questa mattina a largo di Lampedusa su un gommone alla deriva. «Eravamo molti di più, alcuni di noi sono morti durante la traversata e i loro cadaveri sono stati gettati in mare», hanno raccontato dopo il loro arrivo nel Centro di prima accoglienza dell’isola.
Le testimonianze degli immigrati sono ancora al vaglio degli investigatori, ma la loro ricostruzione viene ritenuta sostanzialmente attendibile, tranne che sul numero esatto delle vittime. Alcuni extracomunitari hanno infatti parlato di sette morti, altri addirittura di 18. L’unica certezza è che tutti sono sotto choc, visibilmente provati da una traversata durata cinque giorni, senza cibo nè acqua, segnata dal maltempo e dalle peripezie. «Siamo partiti venerdì scorso dal porto libico di Al Zwara - ha riferito uno dei sopravvissuti - stipati su quel gommone. Prima abbiamo perso la rotta, poi è finito il carburante e siamo rimasti in balia del mare in tempesta. Due di noi, che si erano alternati al timone, si sono gettati in mare nel tentativo di raggiungere un’imbarcazione in lontananza. Gli altri sono morti di stenti. Tra di loro c’erano anche alcune donne che non ce l’hanno fatta».
Una lunga odissea che si è conclusa solo questa mattina, quando il gommone alla deriva è stato avvistato a 67 miglia a Sud Est di Lampedusa da un peschereccio, che ha raccolto anche due clandestini che si erano gettati in acqua per raggiungerlo.
Dopo l’allarme lanciato via radio dal comandante del motopesca nella zona è intervenuto un elicottero del comando aeronavale della Guardia di Finanza, che ha segnalato la presenza di un corpo che galleggiava. Una circostanza che è stata successivamente collegata con i due naufraghi soccorsi. Ma il racconto dei superstiti ha rimesso nuovamente tutto in discussione e le foto dell’avvistamento, scattate dall’alto, vengono adesso esaminate con attenzione per stabilire se si tratti di uno dei cadaveri abbandonati in mare.
I 31 clandestini, dopo il trasbordo su una motovedetta della Guardia di Finanza, hanno cominciato a raccontare a gesti e con frasi smozzicate la loro tragica traversata. A Lampedusa sono giunti in uno stato pietoso, con il corpo bruciato dalla salsedine e dal contatto con la benzina. Per due di loro, che presentano ustioni particolarmente gravi, i medici hanno chiesto il trasferimento in eliambulanza a Palermo.

CARRETTE DEL MARE. I sopravvissuti: «Molti corpi in acqua» Migranti, decine di morti Un’altra strage di stranieri nel Canale di Sicilia
Lampedusa (Agrigento). Un’altra strage di migranti, dal bilancio ancora incerto, potrebbe essersi consumata in questi giorni nel Canale di Sicilia. A sostenerlo sono alcuni dei 31 cittadini stranieri, tra cui quattro donne e due bambini, soccorsi ieri mattina a largo di Lampedusa su un gommone alla deriva. «Eravamo molti di più, alcuni di noi sono morti durante la traversata e i loro cadaveri sono stati gettati in mare», hanno raccontato dopo il loro arrivo nel Centro di prima accoglienza dell’isola.
Le testimonianze delle persone immigrate sono ancora al vaglio degli investigatori, ma la loro ricostruzione viene ritenuta in sostanza attendibile, tranne che sul numero esatto delle vittime. Alcuni migranti hanno parlato di sette morti, altri addirittura di 18. L’unica certezza è che tutti sono sotto shock, visibilmente provati da una traversata durata cinque giorni, senza cibo nè acqua, segnata dal maltempo e dalle peripezie. «Siamo partiti venerdì scorso dal porto libico di Al Zwara», ha riferito uno dei sopravvissuti, stipati su quel gommone. Prima abbiamo perso la rotta, poi è finito il carburante e siamo rimasti in balia del mare in tempesta. Due di noi, che si erano alternati al timone, si sono gettati in mare nel tentativo di raggiungere un’imbarcazione in lontananza. Gli altri sono morti di stenti. Tra di loro c’erano anche alcune donne che non ce l’hanno fatta».
Una lunga odissea che si è conclusa solo ieri mattina, quando il gommone alla deriva è stato avvistato a 67 miglia a Sud Est di Lampedusa da un peschereccio, che ha raccolto anche due migranti che si erano gettati in acqua per raggiungerlo. Dopo l’allarme lanciato via radio dal comandante del motopesca nella zona è intervenuto un elicottero del comando aeronavale della Guardia di Finanza, che ha segnalato la presenza di un corpo che galleggiava. Una circostanza che è stata successivamente collegata con i due naufraghi soccorsi.
I 31migranti, dopo il trasbordo su una motovedetta della Guardia di Finanza, hanno cominciato a raccontare a gesti e con frasi smozzicate la loro tragica traversata. A Lampedusa sono giunti in uno stato pietoso, con il corpo bruciato dalla salsedine e dal contatto con la benzina. Per due di loro, che presentano ustioni particolarmente gravi, i medici hanno chiesto il trasferimento in eliambulanza a Palermo.

Verona, 22 febbraio 2007

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"La prima schiavitù è la frontiera. Chi dice frontiera, dice fasciatura.
Cancellate la frontiera, levate il doganiere, togliete il soldato, in altre parole siate liberi.
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"Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il
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