VIOLENZA SESSUALE: IL "BRANCO" STRANIERO E I "BALORDI" ITALIANI

a cura di Maurizio Corte - Verona, 15 giugno 2006
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C'è modo e modo di dare e trattare la notizia di una violenza sessuale. Vediamo un esempio. Sabato 10 giugno, alle 16.53, arriva alle redazioni dei giornali la notizia su uno stupro, nel centro di Pescara, ai danni di una giovane donna di nazionalità italiana. Ecco il testo dell'agenzia di informazioni Ansa: "Un violento stupro di gruppo, protrattosi per varie ore, è stato perpetrato la notte scorsa in un androne del centro di Pescara da tre o quattro uomini su una donna di 35 anni. Lo ha reso noto la Questura della città abruzzese. La donna, residente in provincia di Pescara è stata violentata e picchiata: ricoverata in ospedale, ha avuto una prognosi di 49 giorni per una serie di lesioni. La vittima, dopo alcune ore di choc, ha riferito di essere uscita da sola verso le 2,30 da un locale per riprendere la propria auto parcheggiata in pieno centro e di essere stata aggredita da «un gruppo di tre o quattro giovani», secondo quanto riporta una nota della Questura: gli aggressori, «dopo averla picchiata selvaggiamente» e averla trascinata nell’androne di un palazzo che ospita gli uffici del Genio Civile, hanno compiuto su di lei, «nonostante strenui e disperati tentativi di difesa, ripetuti atti di violenza
sessuale» a seguito dei quali la donna ha perso i sensi. Le violenze si sono protratte «presumibilmente fino al
mattino», quando la donna, dopo aver ripreso conoscenza, ha iniziato a gridare richiamando l’attenzione dei passanti e
consentendo così l’arresto di uno degli stupratori: D.G. A., 22 anni, nato a Pescara ma residente nella vicina Pianella".
Come sarebbe stata presentata la stessa notizia se gli autori dello stupro fossero stati cittadini di nazionalità straniera? Se fossero stati "romeni" o "nordafricani"? Di sicuro, sarebbe stato dato risalto alla loro provenienza "etnica". La stessa agenzia Ansa avrebbe usato parole diverse rispetto al titolo che ha utilizzato per il dispaccio inviato ai giornali: "VIOLENZA SESSUALE: STUPRO DI GRUPPO A PESCARA. TRE O QUATTRO UOMINI INFIERISCONO PER ORE SU DONNA DI 35 ANNI".
Perché gli stupratori sono "uomini" quando sono italiani e sono "romeni" o "nordafricani" quando sono stranieri? Come
mai l'agenzia di informazioni all'inizio ha scritto solo le iniziali del presunto stupratore arrestato? E' stata una scelta dell'Ansa o le sole iniziali sono state fornite dalla questura di Pescara? Perché, quando si tratta di presunti criminali stranieri, non ci si preoccupa di mantenere riservati i loro nomi, a garanzia di persone che sono "presunte" colpevoli sino a quando non vi è un processo con tanto di condanna?
Abbiamo più volte sottolineato come l'essere "straniero" del soggetto che commette un crimine sia diventato per i mass
media italiani un elemento di notiziabilità in più. Ebbene, l'essere straniero - e l'etichettatura del presunto stupratore come "straniero" - mette in moto un processo di criminalizzazione della persona di differente cultura. La notizia dello stupro di Pescara ha avuto parecchio risalto sui giornali, sulle radio e in Tv perché vi è stata un'azione di "gruppo", anche se la violenza strettamente sessuale pare sia stata compiuta da una persona soltanto. Il fatto ha scatenato una serie di reazioni, di interventi di parlamentari donne, di associazioni, dello stesso sindaco di Pescara, ad evidenziare la sensibilità verso questo tipo di violenza.
Cosa sarebbe successo se gli autori fossero stati stranieri? L'attenzione si sarebbe spostata dalla gravità della violenza sessuale sulle donne, al pericolo rappresentato dagli "immigrati", dai "romeni". Sarebbe stato attivato un collegamento mediale e logico tra l'essere straniero, l'essere immigrato, l'essere quindi "maschio", l'essere un "maschio solo" che assieme ad altri "maschi soli" si mette in branco per sfogare le proprie pulsioni sessuali. L'attenzione sarebbe stata concentrata per buona parte sugli autori - etnicamente e culturalmente definiti come estranei ed intrusi - e meno sul fatto in sé. Vi sarebbe stata minore attenzione alla gravità del fatto determinata anche dall'indifferenza di chi non ha sentito o voluto sentire (nel centro cittadino) le grida della donna. Poco si sarebbe detto - di fronte ad un "branco straniero" - dell'ancora troppo bassa sensibilità, questa sì culturale, dell'universo maschile nei confronti della violenza ai danni delle donne.
Se gli autori fossero stati stranieri, infine, vi sarebbe stato un "seguito" di attenzione sulla vicenda. Allontanato il rischio di un "pericolo sociale" rappresentato da violentatori "romeni" o "nordafricani", si è passati ad altre notizie di cronaca. Addirittura, all'inizio di un dispaccio dell'agenzia Ansa del 12 giugno, il "branco" dei violentatori viene declassato a gruppo di "balordi". Insomma, poco più che "monelli" in vena di stranezze e dalla vita sregolata. Leggiamo questo scampolo di prosa (Ansa del 12 giugno, ore 19.54): "Ha sostenuto di essere innocente ma resta in carcere il presunto ’capobranco' del gruppetto di balordi che nella notte di venerdì hanno picchiato e violentato a lungo una donna nel centro di Pescara". Sarebbero stati etichettati come "balordi" anche se fossero stati di nazionalità romena o se fossero stati nomadi o persone originarie del Nord Africa?
Dal gravissimo episodio di Pescara, possiamo trarre una conclusione. Si è evitato di approfondire, come sarebbe stato giusto fare, il tema della violenza sessuale, perché il suo interesse è calato mancando degli autori "notiziabili" perché stranieri. In questo, il sistema dei media ha dimostrato di venir meno al proprio ruolo che non è solo quello di "in-formare" ma anche di "formare", di orientare i lettori, di dare delle chiavi interpretative. Per interpretare, però, occorre possedere sensibilità e competenza; occorre soprattutto interesse dei media verso la società e verso i lettori. I giornali, le radio, le Tv e i siti Web informativi, invece, sembrano più orientati alla "notizia mordi e fuggi", efficace per veicolare il vero "prodotto-notizia" (notizia pilotata, falsa e falsificata, ovviamente) che più interessa gli editori: quello della pubblicità.


Verona, 12 giugno 2006

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