NAZIONALITA' FA RIMA CON "NOTIZIABILITA'"

a cura di Maurizio Corte
(torna alla scheda "Appunti di giornalismo interculturale")

Il lavoro quotidiano con le notizie di agenzia, e con le cronache che esse contengono, mi conferma quello che ormai è un dato di fatto: la “notiziabilità” di un evento, il suo livello di interesse che lo porta ad essere “notizia” per i mass media, viene elevata o addirittura prodotta quando in quell’evento il protagonista è una persona di origine straniera. La diversità culturale, di nazionalità, di lingua è insomma diventato un “valore notizia”, assieme ai valori-notizia tradizionali ormai propri della pratica giornalistica: prossimità geografica, vicinanza fisica o psicologica, coinvolgimento di un maggior numero di persone, capacità di suscitare emozione o di divertire, e via dicendo. Su questo argomento tornerò più volte, portando anche degli esempi, nel corso dei prossimi appuntamenti di questa rubrica.
Qui mi interessa osservare una distorsione - volontaria - che la notiziabilità dell’essere straniero può provocare. Il fatto accade in Versilia, a Marina di Pietrasanta (Lucca). E’ una delle tante rapine in villa che, purtroppo, in questi ultimissimi anni hanno ripreso vigore dopo essere state in auge (assieme ai sequestri di persona) negli anni settanta, quando bande di malviventi rapinavano e sequestravano per finanziare il giro di droga e del riciclaggio di denaro in attività all’apparenza pulite ed oneste. Ebbene, il dispaccio dell’agenzia Ansa del 5 marzo 2006 dice testualmente: “Una tranquilla cena di famiglia interrotta dall’arrivo di quattro rapinatori, presumibilmente albanesi, che poco prima delle 22 si sono fatti strada nel giardino della villetta bifamiliare, sparando in aria e mancando per un pelo il cane dei padroni di casa (…)”.
Vediamo invece come il quotidiano di Torino, “La Stampa”, lunedì 6 marzo presenta la notizia nella rubrica “In Breve”. Titolo: “Rapinati in villa da quattro albanesi”. Testo: “Una cena in famiglia interrotta dall’arrivo di quattro rapinatori albanesi che si sono fatti strada nel giardino di una villetta sparando in aria e mancando per poco il cane dei padroni di casa (…)”.
Già leggendo il dispaccio di agenzia ci si chiede: com’è possibile che le persone rapinate abbiano saputo riconoscere l’idioma albanese? Qualcuno di loro è poliglotta? L’osservazione che inquieta è però quella che riguarda la soppressione dell’avverbio “presumibilmente”. I “presumibilmente albanesi” sono diventati “albanesi” senza dubbio alcuno. E la notizia ha conquistato più forza, più notiziabilità, più interesse agli occhi del giornalista che l’ha letta, selezionata e impaginata; ha conquistato più forza tanto da meritare una piccola foto di carabinieri a corredo del testo. Peccato che ad indebolirsi sia stata la credibilità del giornalismo in generale, i lettori che sono stati informati di qualcosa di non certo e… la comunità albanese in Italia che - come i nostri zii e nonni italiani andati all’estero negli anni dell’emigrazione - ha accresciuto la sua connotazione di comunità dalle forti tendenze criminali.

CESTIM Centro Studi Immigrazione onlus
C.F. 93039900233 - P.IVA 02251650236
via Cavallotti, 10 - 37124 Verona
Tel. 0039-045-8011032 - Fax 0039-045-8035075

Contatti

"La prima schiavitù è la frontiera. Chi dice frontiera, dice fasciatura.
Cancellate la frontiera, levate il doganiere, togliete il soldato, in altre parole siate liberi.
La pace seguirà." (Victor Hugo)
"Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il
mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro.
Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri" (don Lorenzo Milani)