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Documentazione

Promozione della rappresentanza. Organismi territoriali e partecipazione.


V GRUPPO DI LAVORO

Relatore Alberto CALDANA (Ass. Politiche culturali Comune di Modena)

 

 

Il Gruppo di Lavoro ha condiviso che il tema della rappresentanza ha il suo centro nella questione del diritto di voto alle elezioni amministrative per gli stranieri provvisti di Carta di Soggiorno. Riteniamo che questo debba essere e rimanere l’obiettivo principale a cui tendere per costruire le condizioni fondamentali per l’integrazione degli immigrati, per superare pericolose tendenze all’esclusione o all’emarginazione.

 

La questione della rappresentanza e della partecipazione dei cittadini immigrati ha rilievo fin dalla legge n.943 del 1986 attraverso la costituzione delle Consulte nazionali, regionali e locali.

 

Concretamente la rappresentanza si è espressa attraverso il lavoro delle grandi associazioni di volontariato, il sindacato, le associazioni degli stessi immigrati, a carattere monoetnico o misto.

 

Quest’ultimo tessuto associativo ha un particolare sviluppo con la legge Martelli nel triennio 1990-1992 con la creazione di nuove associazioni, per poi subire un notevole rallentamento. In quest’ultimo periodo si nota però una interessante ripresa della nascita di nuove associazioni non più solo a base etnica ma anche di genere, di status, o anche professionale.

 

Un rapporto del Cnel sulla rappresentanza degli immigrati (1998) rileva che la maggioranza di queste associazioni ha carattere misto, dimensione locale, finalità culturali. A fianco di quelle culturali si collocano le associazioni sindacali. E’ la condivisione di problemi specifici (lavoro, inserimento sociale locale, condizione femminile ..) il maggiore fattore aggregante. Gli interlocutori privilegiati delle associazioni sono gli Enti locali e, ovviamente, Questure e Prefetture.

 

Le Consulte sono state attivate in tutte le Regioni entro la metà degli anni novanta, con gravi ritardi soprattutto in quelle del centro – sud. La loro composizione ha previsto la presenza di rappresentanti istituzionali, sindacali, dell’associazionismo sociale di tutela e degli stessi immigrati. La loro operatività è stata molto limitata, a partire dalla periodicità delle riunioni. Il rapporto citato rileva in diversi casi un giudizio non positivo sulla loro capacità di rappresentanza dei problemi degli immigrati, sulla loro incisività nei rapporti con le istituzioni. Debole risulta l’impatto con le associazioni imprenditoriali, articolato quello con la composita area del privato sociale e in particolare con le associazioni degli immigrati, in quest’ultimo caso dal distacco alla semplice partecipazione alla fattiva collaborazione.

 

In particolare anche in ragione del deficit di rappresentatività delle Consulte e della loro crisi di operatività e di incisività, si è sviluppato negli ultimi anni un dibattito serrato sulla necessità di promuovere il diritto di voto amministrativo degli immigrati, che valorizzi tutte le altre forme specifiche di rappresentanza. Ne sono una anticipazione alcune esperienze di rappresentanze elettive, anche con diverse modalità di partecipazione nei Consigli comunali e provinciali con funzioni consultive (consiglieri aggiunti, ecc.)

 

Questi esperimenti costituiscono al momento gli elementi più interessanti per quanto riguarda la rappresentanza degli immigrati : per questo riteniamo che debbano essere diffusi in tutti i Comuni e sostenuti anche dal punto di vista economico soprattutto dalle Regioni.

 

Gli organismi sindacali, anche rispetto alle stesse associazioni degli immigrati, sono individuati come quelli con maggiore capacità di rappresentanza e di incisività per affrontare i problemi. La presenza degli immigrati nei posti di lavoro ha aperto spazi per l’esercizio della rappresentanza con le adesioni, l’assunzione di incarichi sindacali elettivi, aziendali e nei direttivi di categoria e confederali, e come operatori a tempo pieno.

 

Così si sono sviluppate:

-          la tutela anche negoziale con l’inclusione nei contratti collettivi di nuovi diritti specifici, come mense etniche, tempo e spazi per la preghiera, ferie prolungate per il ritorno ai paesi di origine con il mantenimento del posto di lavoro, ecc.;

-          iniziativa extracontrattuale nel territorio sui problemi più acuti dell’accoglienza: alloggio, inserimento al lavoro, servizi sociali.

 

Dalle esperienze e verifiche si può affermare che i percorsi più efficaci per l’inserimento sociale si verificano dove gli spazi partecipativi e di rappresentanza sono reali e diffusi, come nel caso del sindacato, dell’associazionismo degli stessi immigrati, delle organizzazioni di volontariato ed ecclesiali.

 

Il T.U. e il Documento programmatico triennale sull’immigrazione affida, in un quadro di valorizzazione e coinvolgimento del volontariato e dell’associazionismo, principalmente alle associazioni dei cittadini stranieri un ruolo decisivo di rappresentanza e partecipazione sia per la tutela dei loro interessi sia per il loro riconoscimento e inserimento sociale, per la loro partecipazione alla vita pubblica, per l’acquisizione di una reale cittadinanza.

 

Essi, riconoscendo ai cittadini stranieri eguali diritti civili e sociali ed eguale trattamento con gli italiani, perseguono un modello di integrazione non di assimilazione, ma come processo di reciproca “contaminazione”, con l’affermazione dei diritti universali e con la salvaguardia dei valori delle diverse culture.

 

La realizzazione delle politiche di integrazione è compito delle Regioni e delle Autonomie locali, con la programmazione annuale e pluriennale degli interventi, che deve avvalersi della collaborazione interistituzionale e della concertazione sociale tra i vari soggetti presenti nel territorio.

 

A questo fine il volontariato e l’associazionismo, principalmente, quello dei cittadini stranieri, sono chiamati non solo ad una partecipazione istituzionale per la programmazione (Analisi dei bisogni  promozione degli interventi), ma in termini di collaborazioni e di convenzioni alla gestione di progetti delle attività. Questo comporta la necessità di un riequilibrio dell’iniziativa dominata dai problemi della regolarizzazione e della prima accoglienza, di una conversione e riqualificazione culturale e politica, di attenzione, di progettazione e di organizzazione: dalla centralità dell’emergenza alle politiche dell’integrazione, dalle tante esperienze solidaristiche spontanee, che spesso si sovrappongono, alla partecipazione alla programmazione, ad una politica organica nel territorio. Si tratta di diventare soggetti attivi nella promozione del nuovo quadro legislativo e di rispondere ai profondi mutamenti del fenomeno immigratorio, caratterizzato ormai da un alto tasso di stabilizzazione, come dimostrano la ripetizione dei minori, permessi di soggiorno, i ricongiungimenti famigliari, i matrimoni, la presenza dei minori, immigrati e nati in Italia, l’inserimento positivo nel mondo del lavoro in diverse regioni e settori produttivi.

 

Vi sono ambiti di intervento, che non possono prescindere da un ruolo primario delle associazioni degli immigrati, come quelli delle iniziative culturali, educative, sociali, che rispondono all’obiettivo del mantenimento dell’identità culturale e del processo interculturale, e che sono, prima ancora, la condizione di accesso reale, attraverso la mediazione linguistico culturale, ai grandi servizi amministrativi e sociali come la scuola e la sanità.

 

E’ necessario pertanto che gli Enti locali sostengano l’associazionismo degli immigrati, soprattutto mettendo a disposizione sedi e spazi idonei affinché queste possano svilupparsi.

 

A livello locale, l’istituzione centrale di questa rappresentanza e partecipazione sono i Consigli territoriali per l’immigrazione, la cui costituzione, con l’emanazione del Regolamento di attuazione del T.U., è un impegno prioritario delle Prefetture e delle Autonomie locali. Resta ferma la facoltà delle Regioni di istituzione delle Consulte regionali, già previste dalla precedente legislazione, e possono sopravvivere eventuali analoghi organismi a livello comunale e provinciale.

 

L’esperienza partecipativa e di rappresentanza dell’associazionismo di questi anni ha l’opportunità di nuova vitalità e di sviluppo nelle prospettive aperte dal T.U. e dal Documento programmatico triennale: le caratteristiche del processo di integrazione, la programmazione regionale e locale delle politiche per gli obiettivi e progetti, la collaborazione interistituzionale e la concertazione sociale, il ruolo riconosciuto all’associazionismo di tutela e di rappresentanza non solo nella programmazione ma anche nella gestione degli interventi.

 

 

Per accrescere la rappresentatività e l’efficacia della partecipazione risultano ampiamente condivisi i seguenti orientamenti:

A)     allargamento della rappresentanza delle associazioni degli immigrati nei C.t.;

B)     il rilievo, nella programmazione degli interventi, di una politica locale di promozione e sostegno dell’associazionismo degli stranieri con messa a disposizione di sedi, contributi finanziari, assistenza tecnica, partenariato con istituzioni pubbliche, affidamento di progetti di integrazione (sportelli, mediazione culturale, attività culturali e formative, attività sportive e di tempo libero ..);

C)     la chiara esplicitazione dei “compiti” dei Consigli territoriali, indicati sommariamente dal T.U. in termini di “analisi delle esigenze e di promozione degli interventi”:

·         un ruolo forte nella programmazione delle politiche di integrazione, i cui soggetti sono la Regione, le Province, i Comuni: stanziamenti finanziari di bilancio e dal Fondo Nazionale  per l’immigrazione su specifici progetti, politiche di accoglienza e di alloggio, politiche attive del lavoro e della formazione professionale, sportelli informativi e promozione di sportelli integrati dei diversi servizi amministrativi e sociali (Anagrafe, Questure, Asl, Uplmo, Inps, Camere di Commercio, ecc.) politiche socio assistenziali, formazione e impiego dei mediatori culturali, promozione e sostegno dell’associazionismo degli immigrati, politiche culturali, sportive e del tempo libero;

·         la promozione degli interventi nel campo sanitario, sociosanitario, formativo   dell’istruzione, che ricadono sotto la responsabilità di Asl, Scuole, Centri Territoriali di educazione degli adulti, sia per favorire l’accesso ai relativi servizi, sia per una reale fruizione delle prestazioni, che chiama in causa le diversità di cultura, la mediazione culturale e i processi interculturali;

·         il monitoraggio e la promozione della conoscenza delle condizioni sociali dei cittadini immigrati nelle realtà locali e l’analisi delle difficoltà dei processi di integrazione, il coinvolgimento in termini di indirizzi e pareri, ma anche di proposta, di elaborazione e promozione degli interventi, nonché di verifica della loro efficacia; i C.t. devono essere una sede di collaborazione e di coordinamento dei livelli e soggetti della programmazione e delle iniziative per integrare i diversi progetti di intervento riferiti all’articolazione delle competenze; devono favorire il confronto delle esperienze, iniziative e politiche realizzate nelle realtà locali e da diversi soggetti;

D)     la previsione di un regolamento di ciascuno dei C.t. che preveda, oltre che le modalità di funzionamento assicurate dal Prefetto e la esplicita articolazione dei compiti, l’attribuzione della sua presidenza al Presidente della Provincia o ad un assessore suo delegato, la presenza stabile di una rappresentanza politica dei Comuni nei quali è più rilevante l’impatto immigratorio, la sperimentazione di rappresentanze elettive dei cittadini immigrati, la disponibilità di un budget su stanziamenti di Provincia e Comuni ovvero dalla quota del Fondo Nazionale ripartito dalle Regioni, per iniziative del Consiglio territoriale, come ad esempio indagini nel territorio, iniziative di informazione, ecc.;

E)     la funzione di coordinamento dei C.t. della rete delle eventuali Consulte comunali prevedendo ad esempio specifiche conferenze;

F)     la stessa funzione dovrebbe essere svolta dalla Consulta regionale rispetto alla rete dei C.t. , che  dovrebbero essere rappresentati, portando a sintesi le istanze e le verifiche programmatorie nei confronti della Regione e assicurando il collegamento con gli Organismi nazionali (Consulta e O.N.C.), oltre che avanzando proposte e osservazioni sull’iniziativa legislativa e su ogni intervento in materia di immigrazione.



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