Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati

SECONDO RAPPORTO SULL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA

 

NOTE INFORMATIVE

 

NOTA 3

 

ATTIVITA DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI IN ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE

 

Il ministero degli Affari Esteri ha riservato alle questioni immigratorie in questi ultimi anni una crescente attenzione attuando, anche in adesione ai principi contenuti nella nuova normativa, una strategia di negoziato globale nel quadro delle nostre relazioni bilaterali, avendo cura di rafforzare quindi il linkage tra le questione migratorie e tutti i volets che concorrono a determinare i nostri rapporti con i singoli Paesi, specie con quelli di provenienza dei principali flussi migratori.

Sulla base delle linee di indirizzo contenute nel Documento programmatico sulla politica di immigrazione nonché alla luce delle esigenze e valutazioni emerse successivamente alla predisposizione del documento, è stata portata avanti, d'intesa con le altre Amministrazioni competenti, un’intensa attività negoziale già da tempo avviata. Innanzitutto per il rafforzamento del reticolo degli accordi di riammissione con tutti i più importanti Paesi di origine di flussi migratori. Nel 2000 sono stati così firmati gli accordi di riammissione con l'Algeria e la Nigeria In particolare quest'ultimo rappresenta la prima intesa in questo settore perfezionata con un paese dell'Africa sub‑sahariana. Il provvedimento formalizza e fornisce un preciso quadro giuridico di riferimento attraverso cui effettuare la procedura di rimpatrio alla soddisfacente cooperazione che già esisteva sul piano di fatto tra le Autorità nigeriane ed i nostri competenti organi ai fini dell'identificazione e del rilascio dei documenti di viaggio ai cittadini nigeriani oggetto di provvedimenti di espulsione. Ma l'accordo rappresenta anche un sensibile passo in avanti nella capacità di cooperazione bilaterale poiché prevede tra l'altro un preciso impegno italiano, nei limiti delle disponibilità e risorse esistenti, a fornire assistenza tecnica alla Nigeria in materia migratoria per la formazione professionale di funzionari consolari e del servizio di immigrazione di quel paese. E’ altresì prevista assistenza e cooperazione da parte italiana nella lotta e nel controllo dell'Hiv/Aids. Le iniziative ed i programmi da realizzare in questo campo riguarderanno in maniera specifica le donne nigeriane, legate a fenomeni di prostituzione e quasi sempre vittime del traffico di persone che si trovano irregolarmente in Italia e che devono essere rimpatriate. E’ il segno di una precisa volontà di rafforzare la cooperazione non soltanto per gli aspetti «repressivi» connessi al controllo dei flussi migratori ma anche per gli aspetti di protezione e reinserimento sociale affinché per tante donne nigeriane il rientro nel proprio Paese possa rappresentare una prospettiva di vita differente, e possa essere svolto con un, sostegno ‑ anche da un punto di vista medico‑sanitario - se necessario. Sono stati inoltre messi a punto i testi degli accordi in materia di riammissione con il Pakistan e Malta, e sono stati avviati i negoziati con l'Egitto, le Filippine, il Senegal per la finalizzazione entro il prossimo anno del testo di accordo.

Il ministero degli Affari Esteri ha inoltre condotto un’azione mirata al rafforzamento delle relazioni in campo socio‑migratorio con i paesi di origine dei flussi al fine di favorire l'inserimento in maniera più efficace nel mercato del lavoro di quei cittadini extracomunitari che rispondono maggiormente alle esigenze di manodopera del nostro sistema produttivo. Lo sforzo, di concerto in particolare con il ministero del Lavoro, è stato quindi rivolto alla messa a fuoco di strategie ed iniziative volte a promuovere ‑ laddove possibile ‑ un più stretto raccordo con le Autorità locali per una migliore utilizzazione delle quote d'ingresso riservate dal decreto flussi ai lavoratori provenienti in particolare da Albania, Tunisia, Marocco. Ciò per esempio attraverso una attenta selezione delle persone che intendono venire in Italia per motivi di lavoro e la predisposizione di apposite liste di nominativi, come previsto peraltro dal T.U., da far confluire nell'Anagrafe Informatizzata dei Lavoratori Stranieri. In tale ottica è stata tra l'altro organizzata una riunione nel marzo scorso con gli Ambasciatori a Rabat, Tirana e Tunisi ed i sottosegretari agli Esteri, Interno e Lavoro per la messa a punto di una serie di misure per la predisposizione delle liste ex articolo 23 comma 4 (lista »obbligatoria« da tenersi presso le Ambasciate per l'iscrizione dei lavoratori stranieri che intendono venire in Italia per inserimento nel mercato del lavoro senza il «garante») e per l'utilizzo delle quote. Possiamo dire che l'attività da allora ad oggi realizzata da tutti i soggetti coinvolti in questo esercizio ha portato risultati positivi. Le Autorità di Rabat e Tunisi nel corso di recenti incontri hanno manifestato la loro soddisfazione per i risultati conseguiti

In particolare, con l'Albania è oramai in vigore un accordo sul lavoro stagionale. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sta realizzando, finanziato dal ministero del Lavoro, un programma per lo screening di lavoratori albanesi interessati al collocamento nel nostro mercato del lavoro. I dati acquisiti vengono inseriti nell'Anagrafe informatizzata dei lavoratori stranieri.

Con la Tunisia è stato firmato lo scorso luglio l'Accordo sul lavoro stagionale e sono in corso le procedure di ratifica. Vi è in atto con quelle Autorità una proficua collaborazione, che ha trovato una cornice formale in uno scambio di Note per la selezione di lavoratori tunisini ai fini dell'inserimento in Italia attraverso l'Anagrafe informatizzata, grazie anche alla particolare attenzione che quelle autorità riservano alle tematiche socio‑migratorie ed alla capacità dimostrata nel selezionare gli aspiranti lavoratori e predisporre le liste di nominativi attraverso un sistema di «Uffici del Lavoro» locali.

Con il Marocco che beneficia ugualmente di quote di ingresso privilegiate, sono stati avviati contatti per la finalizzazione di intese volte a favorire un miglior incontro tra la domanda e l'offerta di manodopera sul mercato del lavoro.

Anche altri Paesi sono stati tuttavia presi in considerazione ai fini di un rafforzamento della collaborazione in questo settore. In particolare con la Polonia è in via di finalizzazione l'Accordo sul lavoro stagionale ed è in esame da parte del ministero del Lavoro d'intesa con quelli dell'Industria e del Commercio con l'Estero, un accordo in materia di prestazione di servizi, per consentire il trasferimento temporaneo in Italia di lavoratori polacchi al seguito di imprese di quel Paese che effettuano lavori in subappalto. La questione presenta tuttavia aspetti di particolare complessità legati alla sua armonizzazione con le norme in ambito GATS. Per quanto attiene alla Romania, in considerazione del forte interesse da parte dei nostri imprenditori all'assunzione di lavoratori romeni (sono oltre 8.000 autorizzazioni all'ingresso nel corso dell'anno) si è concordato di assegnare, nell'ambito delle quote privilegiate disposte dal decreto flussi, una quota aggiuntiva per lavoratori provenienti dal quel Paese.

Sono stati rilasciati fino a novembre di quest'anno: 49.120 visti per lavoro subordinato. In tale quota ricadono anche i visti rilasciati in conseguenza di autorizzazioni al lavoro emanate ancora nel 1999 nonché quelli per lavoro subordinato «fuori quota» (ex articolo 27 del Testo Unico). Sono stati inoltre rilasciati complessivamente 1.585 visti per lavoro autonomo; 12.312 visti per inserimento nel mercato del lavoro dietro presentazione di uno sponsor (in tale quota ricadono anche quei visti rilasciati in favore di cittadini tunisini, marocchini, albanesi, romeni).

In favore dei cittadini provenienti dai tre Paesi beneficiari di quote privilegiate sono stati rilasciati inoltre complessivamente 2.489 visti per inserimento nel mercato del lavoro ex articolo 23 c. 4.

Il ministero degli Affari Esteri, inoltre, ha proseguito nel corso del Duemila nella sua azione di pressing per favorire l'accelerazione dei processi di «comunita­rizzazione» dei volets migratori: la poliedricità del fenomeno ‑ non si possono non citare i complessi problemi relativi all'asilo ed all'accoglienza umanitaria di profughi ‑ non può in alcun modo essere risolta sul piano nazionale; l'approccio deve essere oramai europeo e deve procedere secondo le direttrici delineate a suo tempo nel recente Vertice di Tampere e ribadite nei più incontri. Le priorità sono: la libera circolazione delle persone, l'asilo, il controllo delle frontiere esterne, l'immigrazione, la cooperazione giudiziaria fra forze di polizia, nostre Rappresentanze. La Commissione ‑ come concordato nel Vertice di Tampere ‑ ha messo a punto un quadro di controllo (scoreboard) delle misure necessarie per la piena realizzazione e per il rafforzamento di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, così come definito nel Trattato di Amsterdam, nel piano d'azione di Vienna e nelle stesse conclusioni di Tampere. Il documento, concepito come uno strumento in evoluzione, deve rappresentare la tabella di marcia verso la piena realizzazione di una politica europea dell'immigrazione e deve quindi registrare i progressi ma anche i ritardi che si verificheranno in questo processo. L'elaborazione di una politica migratoria comune sugli aspetti riguardanti l'ammissione ed il soggiorno connessi alle diverse condizioni di accesso: ricongiungimento, lavoro, studio, ecc. nonché dell'asilo comune costituisce, insieme allo spazio di giustizia e alla lotta contro la criminalità, uno dei tre macrosettori in cui l'Unione europea si è impegnata a intervenire. Per quanto riguarda la lotta all'immigrazione clandestina ed allo sfruttamento economico degli immigrati l'impegno è rivolto ad armonizzare le normative concernenti la definizione dei reati, le relative sanzioni e la responsabilità dei vettori che trasportano stranieri privi dei documenti necessari all'ammissione negli Stati membri. Il controllo alle frontiere esterne rappresenta inoltre una delle priorità sui cui i Partners devono dimostrare la volontà di mettere a punto strumenti comuni integrati.

Anche nel settore della Cooperazione allo Sviluppo si deve registrare un crescente impegno orientato ai temi migratori. La cooperazione italiana infatti, ponendo in essere attività sempre finalizzate allo sviluppo economico e sociale dei paesi beneficiari, contribuisce a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e le sue attività sono, pertanto, idonee a produrre nel tempo, una riduzione della pressione migratoria. La povertà estrema, la cui riduzione del 50% entro il 2015 rappresenta il primo degli obiettivi che si è posta la comunità internazionale dei donatori in sede Ocse‑DAC e che è ovviamente perseguita prioritariamente anche dall'Italia, presenta un evidente nesso con i fenomeni migratori. Lo stesso tema, prioritario per la nostra Cooperazione, dello sviluppo della piccola e media imprenditoria nei Paesi in via di sviluppo è connesso con i flussi migratori e ne influenza la portata.

L'impegno profuso, oltre ad affrontare e contribuire a risolvere problemi che sono causa dell'insorgere di forti pressioni migratorie, è stato orientato, nel corso degli ultimi anni alla realizzazione di alcuni programmi nelle aree prioritarie dei Balcani e dei Paesi del Maghreb, particolarmente nei settori della formazione professionale, dell'agevolazione del lavoro autonomo, della promozione dello sviluppo locale e lo sviluppo di infrastrutture sociali.

Sono stati così finanziati numerosi progetti nel settore, ritenuto assolutamente strategico, dello sviluppo della piccola e media imprenditorialità attraverso il finanziamento di linee di credito in Tunisia, in particolare nei settori dell'industria, dell'agricoltura e della pesca e in Algeria, per far fronte all'esigenza di fornire un concreto sostegno in termini di attrezzature alla PMI, che in questo paese conta migliaia di ragioni sociali quasi interamente private ma non gode di particolari benefici ed agevolazioni da parte dello Stato. Anche verso il Marocco sono stati attuati interventi soprattutto nel settore del commercio, dell'artigianato, delle banche e del turismo e a favore della costituzione di una unità di assistenza tecnica all'interno dell'amministrazione marocchina competente in materia di sviluppo industriale.

Prosegue poi l'intensa azione di intervento verso l'area dei Balcani, parti­colarmente nel quadro delle iniziative per la ricostruzione e lo sviluppo del Kossovo, mentre in Albania sono stati realizzati, anche con il ricorso alle Ong italiane, programmi di formazione tecnico‑professionale per i giovani di Tirana e quelle attinenti il programma di sviluppo della formazione professionale a Scutari.

Nel corso del Duemila, infine, il ministro degli Affari Esteri ‑ in ossequio alle disposizioni contenute nel Testo Unico e nel Regolamento di attuazione (articolo 5) ‑ di concerto con il ministro dell'Interno, del Lavoro, della Giustizia, della Solidarietà Sociale ha emanato il 12 luglio scorso il Decreto interministeriale sulle tipologie dei visti. E’ ora in via di completamento la revisione della circolare n. 8 applicativa del provvedimento.

E’ stato poi predisposto il decreto previsto agli articoli 39 del Testo Unico e 46 del Regolamento che fissa il tetto massimo di autorizzazioni all'ingresso per studenti stranieri che intendono seguire, nell'anno accademico 2000‑2001, corsi universitari presso gli Atenei nazionali statali e non statali abilitati al rilascio di titoli di studio aventi valore legale, predisposto sulla base delle indicazioni fornite dall’Università ed Atenei nazionali riguardo ai posti riservati agli stranieri. Il plafond indicato è di 20.020 autorizzazioni all'ingresso che potranno essere rilasciate in loro favore. E’ stata diramata alla rete diplomatico‑consolare un’apposita nota circolare concordata con i due ministeri concertanti al fine di fornire agli studenti stranieri interessati tutte le informazioni necessarie per accedere ai corsi universitari, nonché le condizioni previste per l'ottenimento del visto per studio.