Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati

SECONDO RAPPORTO SULL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA

 

TERZA PARTE

APPROFONDIMENTI

 

CAPITOLO 3.1

IL MERCATO DEL LAVORO

 

APPENDICE A

 

IL LAVORO SOMMERSO DEGLI IMMIGRATI NON REGOLARI: L’ESITO DELL’ULTIMA REGOLARIZZAZIONE A MILANO

 

I risultati delle successive sanatorie confermano che nella provincia di Milano il fenomeno dell’immigrazione spontanea e della sua regolarizzazione è venuto via via crescendo, con un incremento di gran lunga superiore a quello riscontrato a livello nazionale. In occasione dell’ultima sanatoria, le domande di regolarizzazione sono state ben 39.175 (oltre il 91% per motivi lavoro dipendente), pari al 15,6% di tutte quelle presentate in Italia, mentre in quella del 1986 raggiungevano solo l’8,7%. Lo scenario milanese, perciò, può fornire una visione significativa dell’inserimento lavorativo degli immigrati irregolari, anche se, ovviamente, presenta le sue particolarità.

L’indagine su un vastissimo campione (circa il 70% dei contratti registrati) è stata condotta dall’osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Milano, utilizzando le informazioni contenute nella banca dati costituita dalla Direzione provinciale del lavoro di Milano, mentre per la sanatoria del 1995 ci si è avvalsi di un precedente studio. (1) Il confronto tra le due regolarizzazioni consentirà di cogliere delle linee di tendenza, che confermano in larga misura quanto già emerso in altro modo.

 

1. Le caratteristiche degli immigrati regolarizzati

L’alto numero di paesi d’origine è uno degli aspetti più importanti dell’immigrazione in Italia, tuttavia, in provincia di Milano l’immigrazione irregolare presenta un elevato livello di concentrazione. Le prime otto nazionalità, infatti, raggruppano da sole più dei tre quarti degli immigrati che hanno usufruito della sanatoria del 1998. Due gruppi provenienti dal Nord-Africa costituiscono quasi un terzo di tutti i regolarizzati: gli egiziani (20,5%) e i marocchini (11,8%). Ragguardevole è pure l’incidenza di due gruppi dell’Est-Europa: gli albanesi (10,8%) e i rumeni (6,4%). Rilevante è anche il peso di filippini (7,8%), cinesi (5,8%), peruviani (6,8%) ed ecuadoriani (6,2%).

Queste otto nazionalità corrispondono alle principali comunità nazionali che, in tempi diversi, si sono insediate stabilmente nell’area milanese. Ciò indica il ruolo svolto dalle reti di rapporti informali tra connazionali nell’attivare la catena migratoria. Se guardiamo agli indici di mobilità, dati dal rapporto percentuale tra lo stock degli stranieri già in possesso del permesso di soggiorno e il numero di coloro che si sono regolarizzati, notiamo come la notevole capacità di attrarre nuovi arrivi riguarda non solo i gruppi nazionali di medie dimensioni e di più recente immigrazione (ad esempio gli ecuadoriani, i pakistani o i rumeni, per i quali può essere relativamente più facile raggiungere indici elevatissimi, dal 100% al 160%), ma interessa anche le grandi comunità con elevata anzianità migratoria, come quella

egiziana, marocchina e cinese (con indici tra il 40% e il 50%).

Il confronto con la sanatoria del 1995 rivela interessanti differenze, risultato dei mutamenti avvenuti nelle ondate migratorie. Tra i regolarizzati, mentre la percentuale dei marocchini rimane stabile intorno al 12%, così come quella dei cinesi intorno al 7%, gli egiziani, che nel 1995 non raggiungevano il 13%, ora superano il 20%. Ed aumenta di molto anche il peso percentuale degli albanesi (dal 5% all’11%), dei rumeni e degli ecuadoriani (dal 2% ad oltre il 6% in entrambi i casi). Per contro, crolla tra i regolarizzati la presenza dei filippini (da oltre il 22% a meno dell’8%) ed anche quella dei peruviani (da oltre il 13% a neppure il 7%). La consistente riduzione dei regolarizzati di queste due nazionalità, che risulta ancora più accentuata per la componente femminile, si accompagna, come vedremo, a una forte contrazione, in termini relativi, dell’offerta di lavoro immigrato che si presenta sul mercato dei servizi domestici.

Il consueto squilibrio nella composizione per genere dei flussi migratori non muta almeno per quanto riguarda i lavoratori regolarizzati. Anzi apparentemente il carattere maschile dei flussi irregolari aumenta, poiché la percentuale di maschi, che nel 1995 era del 65%, nel 1998 sale a quasi il 74%. Tuttavia, ciò si deve alla forte contrazione di due gruppi nazionali a prevalenza femminile, quali il filippino ed il peruviano. Infatti, se si guarda alla sex ratio per ogni gruppo nazionale, si vede che i cambiamenti dal 1995 al 1998 sono quasi nulli ed ogni gruppo continua ad essere segnato dalla nettissima prevalenza maschile o femminile. Ciò non contrasta con la tendenza ad un’immigrazione più familiare, che si realizza per lo più tramite procedure di ricongiungimento dei coniugi e dei figli da parte di lavoratori immigrati ormai regolari ed insediati. Nelle sanatorie, invece, emergono gli immigrati entrati irregolarmente in Italia seguendo i richiami delle catene migratorie, che per ogni gruppo nazionale sono molto mirati a particolari attività, fortemente connotate per genere.

Un’altra caratteristica degli immigrati regolarizzati è costituita dalla giovane età: per i tre quarti dei soggetti al disotto dei 33 anni e per oltre un terzo con meno di 26 anni. Ciò è da mettere in relazione sia alle precarie condizioni imposte dalla situazione di irregolarità (i cui pesanti disagi possono essere meglio sostenuti da immigrati in giovane età), sia ad una più facile collocazione all’interno del mercato del lavoro (che richiede manodopera molto flessibile e disponibile a lavori faticosi e disagiati). In particolare quasi un immigrato su due dal Marocco o dall’Albania ha meno di 26 anni, e simile è la situazione dei cinesi. Con un’età un poco più alta risultano invece i lavoratori provenienti dall’Egitto, che presentano una concentrazione più grande nella classe d’età 26-32 anni, come anche i senegalesi e i brasiliani. Le femmine presentano una distribuzione per età nettamente meno orientata verso le fasce più giovani. Ciò è forse associato alla forte concentrazione degli inserimenti lavorativi nel settore dei servizi domestici, dove spesso l’età non più giovanissima è un indicatore di affidabilità per le famiglie.

Dal confronto tra le due sanatorie, risulta un forte incremento del peso percentuale dei giovanissimi, a discapito di tutte le altre classi d’età, ma il fenomeno interessa in modo differente i paesi d’origine. In particolare, in alcuni paesi si ha una forte espansione dei minori di 26 anni: Egitto, Marocco, Cina e Romania accentuano ulteriormente il carattere giovanile dei loro flussi migratori, mostrando una catena migratoria a tal punto funzionante da attirare anche le leve più giovani. In Cina, Romania e Albania il ringiovanimento dei flussi si estende fortemente anche alla componente femminile: nel ‘98 quasi la metà delle donne immigrate provenienti da questi paesi ha meno di 26 anni.

 

2. Le caratteristiche dell’attività lavorativa

Esaminando la distribuzione per grandi settori economici (tabella 1), la sanatoria del 1995 a Milano si caratterizzava per il forte inserimento nel terziario (81,6%), mentre l’industria, inclusa l’edilizia, aveva un peso pari al 17, 6% ed il valore percentuale dell’agricoltura era sostanzialmente trascurabile. Nella più recente regolarizzazione il peso del terziario rimane considerevole, ma subisce un forte ridimensionamento(67,5%) e per contro crescono gli inserimenti nell’industria(31,7%), mentre del tutto irrilevante rimane il peso dell’agricoltura (0,9%). Quest’ultima distribuzione sembra maggiormente in linea con gli avviamenti al lavoro di lavoratori non comunitari riscontrati negli ultimi anni.

Più in dettaglio, si nota che i tre segmenti a forte inserimento lavorativo rimangono gli stessi: servizi domestici, imprese di pulizia e facchinaggio, edilizia. Tuttavia, il loro peso relativo muta in modo rilevante. Rispetto al 1995 si ridimensiona fortemente il lavoro domestico (dal 48,0% al 28,5%), mentre aumentano di molto gli inserimenti nelle imprese di pulizie e di facchinaggio (dal 15,7% al 23,7%) e soprattutto nell’edilizia (dall’8,5% al 20,8%) L’alta concentrazione in queste attività, che nell’insieme assorbono quasi i tre quarti dei regolarizzati, delinea i contorni di un particolare mercato del lavoro rivolto agli immigrati, quello metropolitano.

 

Tab. 1. Lavoratori non comunitari regolarizzati per settori di attività e sesso.

 

Settori di attività

Sanatoria 1995

Sanatoria 1998

 

Maschi

Femmine

Totale

Maschi

Femmine

Totale

A. Agricoltura e allevamento

 1,3

0,0

0,8

1,1

0,1

0,9

B. Industria

24,9

3,9

17,6

40,3

7,6

31,7

di cui:

 

 

 

 

 

 

-metalmeccanica

 5,3

0,4

3,6

6,8

1,4

5.4

-tessile, abbigliamento, pelle, cuoio

 3,4

2,4

3,1

2,9

2,7

2,8

- edilizia e materiali da costruzione

12,8

0,4

8,5

27,4

2,5

20,8

- altre industrie

 3,4

0,7

2,4

3,2

1,0

2,6

C. Servizi

73,8

96,1

81,6

58,6

92,3

67,5

di cui:

 

 

 

 

 

 

- commercio

 9,6

2,8

7,2

7,7

3,3

6,5

- pubblici esercizi

 9,0

2,6

6,7

8,4

4,4

7,4

- imprese di pulizie e facchinaggio,

trasporti,comunicazioni, studi profess.

22,9

2,4

15,7

29,1

8,9

23,7

- servizi domestici

27,6

85,9

48,0

11,9

74,6

28,5

- altri servizi

 4,7

2,4

3,9

1,4

1,2

1,4

Totale

 100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

 

Il settore dei servizi domestici esprime da tempo, nel milanese, una forte domanda di lavoro, coperta in gran parte da immigrati non comunitari, soprattutto donne: anche nell’ultima regolarizzazione tre quarti delle lavoratrici immigrate hanno dichiarato un’offerta di lavoro come domestiche. Il netto ridimensionamento in termini relativi subito dal 1995 al 1998-’99, però, può non essere dovuto ad una forte contrazione della domanda in questo settore, ma al fatto che in altri settori la domanda per i lavoratori immigrati nel periodo tra le due sanatorie è cresciuta in misura molto maggiore. Infatti, se si prende in considerazione il valore assoluto delle regolarizzazioni di lavoratori domestici effettuate nel 1995 e nel 1998 e lo si mette in rapporto agli anni intercorsi fra le regolarizzazioni, non si evidenziano sostanziali differenze quantitative. Va aggiunto, inoltre, il cospicuo rallentamento nel flusso di alcune nazionalità (filippini e peruviani), caratterizzate per l’inserimento pressoché esclusivo nei servizi domestici. Infine, va considerato che l’alto valore riscontrato nel 1995 era almeno in parte dovuto ad una componente di regolarizzazioni per lavoro domestico non corrispondenti a un effettivo rapporto di lavoro.

L’aumento degli inserimenti lavorativi nelle imprese di pulizie e facchinaggio riguarda sia le donne (dal 2,4% al 8,9%), sia i maschi (dal 22,9% al 29,1%), per i quali rappresenta il principale sbocco occupazionale. La distribuzione per nazionalità mette in risalto la forte presenza dei lavoratori egiziani (38,5% nel 1998). Il rilievo delle imprese di pulizie e facchinaggio nell’assorbire manodopera straniera dipende non solo dal peso che tali attività hanno raggiunto a Milano, ma anche dal ruolo che vi sta assumendo la micro-imprenditoria etnica. Infatti, le ditte individuali straniere iscritte alla Camera di Commercio di Milano operanti nei servizi di pulizie nel 1999 sono ben 425, di cui 220 sono intestate ad egiziani (che salgono a 248 nel 2000).

Il forte incremento dell’inserimento degli immigrati nell’edilizia è legato in primo luogo al buon andamento del settore nel triennio 1996-1998. Inoltre, le condizioni disagiate e gravose imposte dal lavoro edile creano una crescente indisponibilità dell’offerta di lavoro italiana. Questo settore riguarda quasi esclusivamente i maschi (il 27,4 % nel 1998), mentre ha scarso rilievo per le donne (2,5 %). Anche in questo caso un ruolo importante è stato svolto dalla micro-imprenditoria etnica presente nel settore: si registra, infatti, una forte presenza di lavoratori egiziani (27% nel 1998) e marocchini (20%), nazionalità molto presenti anche tra gli imprenditori.

Per quanto riguarda gli altri settori, il confronto con il 1995 rivela un incremento dell’industria metalmeccanica (dal 3,6% al 5,4%), indicatore di una tendenza del settore a rivolgersi sempre più agli immigrati per superare le difficoltà incontrate nel reperimento di manodopera locale, così come avviene da tempo in altre province della Lombardia e in misura ancora più consistente nel  Nord-Est. L’incremento dei pubblici esercizi è più contenuto (dal 6,7 % al 7,3%) e risulta totalmente dalla crescita della componente femminile. Anche in questo settore si registra un’espansione dell’imprenditoria etnica (attività di ristorazione gestite da cinesi, pizzerie gestite da egiziani), come risulta dai dati della Camera di Commercio sulle imprese registrate.

Nel complesso, si evidenzia come alcune specifiche attività siano sempre più delegate ai lavoratori immigrati. I servizi di pulizia e facchinaggio ed il settore edile vanno ad aggiungersi al lavoro domestico ed ai servizi assistenziali alle famiglie. Ciò è confermato anche dall’alta propensione mostrata dalle aziende milanesi di questi settori ad assumere manodopera immigrata, così come rivela l’indagine previsionale Excelsior - Unioncamere.

Per quanto riguarda la qualificazione professionale (tabella 2), nel 1998 si avverte un generale miglioramento dei livelli di inquadramento contrattuale. Pur rimanendo alta la percentuale di inserimenti lavorativi con qualifica di operaio generico (78,2%), risulta significativa anche quella degli operai qualificati (11,8%) e specializzati (8,4%), mentre rimangono molto scarse le qualifiche impiegatizie (1,6%). L’inquadramento a bassa qualifica è particolarmente accentuato nel settore delle imprese di pulizia/facchinaggio e nel tessile/abbigliamento, mentre il lavoro qualificato e specializzato appare più presente negli avviamenti relativi al commercio, pubblici esercizi e all’industria metalmeccanica. Quanto ad una differenziazione di genere, va rilevata una maggiore qualificazione femminile, dovuta soprattutto ad una più consistente presenza delle impiegate (8,4% contro lo 0,9% dei maschi).

 

Tab. 2. Lavoratori non comunitari regolarizzati neI 1998 per settori di attività e qualifica professionale (lavoro domestico escluso)

                                                                                                                                                                                                                          

Settore di attività

Operai generici

Operai qualificati

Operai specializzati

Impiegati

Totale

A. Agricoltura e allevamento

85,0

10,0

5,0

0,0

100,0

B. Industria

74,3

12,6

12,2

0,9

100,0

di cui:

 

 

 

 

 

- metalmeccanica

67,0

17,0

14,9

1,1

100,0

- tessile, abbigliamento, pelle, cuoio

89,1

4,6

6,0

0,3

100,0

- edilizia e materiali da costruzione

74,4

12,6

12,3

0,7

100,0

- altre industrie

73,0

12,1

12,7

2,3

100,0

C. Servizi

81,1

11,2

5,4

2,3

100,0

di cui:

 

 

 

 

 

- commercio

63,6

20,3

11,6

4,4

100,0

- pubblici esercizi

68,9

21,2

9,5

0,4

100,0

-imprese di pulizia e facchinaggio,

trasporti, comunicazioni, studi profess.

90,3

5,5

2,4

1,8

100.0

- altri servizi

71,2

13,6

4,8

10,4

100,0

Totale

78,2

11,8

8,4

1,6

100,0

 

Analizzando la tipologia del rapporto di lavoro (apprendistato, formazione lavoro, stagionale) si constata il permanere di un bassissimo utilizzo dei contratti speciali. In entrambe le sanatorie, infatti, non viene mai raggiunto l’1,5%  per l’insieme di tali contratti. Di maggiore interesse, invece, è l’esame della durata del contratto (tempo indeterminato o determinato) e dell’orario di lavoro (tempo pieno e tempo parziale), quali indicatori del grado di consistenza dei rapporti di lavoro offerti agli immigrati in occasione della regolarizzazione. Rispetto al 1995, entrambi questi aspetti sono nettamente migliorati nell’ultima sanatoria: le offerte a tempo indeterminato sono passate dal 90,7% al 93,3% e quelle a tempo pieno dal 14,8% al 37,0%.

In particolare, nel 1998 i contratti che associano il tempo indeterminato ed il tempo pieno riguardano una quota più significativa di immigrati (il 33,7% contro il 10,6% nel 1995), accrescendo così quell’ambito lavorativo in cui l’inserimento avvie­ne in una prospettiva  durevole e dentro un sistema di maggiori garanzie. E’ il settore industriale che maggiormente esprime una domanda di lavoro di questo tipo, con una particolare incidenza dei comparti edile, metalmeccanico e altre industrie, i quali assorbono in quest’area quasi la metà dei lavoratori. Tra i servizi, mostrano un chiaro miglioramento anche i comparti dei trasporti e delle imprese di pulizia, che nel 1995 si caratterizzavano maggiormente per le assunzioni precarie ed occasionali. Per contro, i rapporti di lavoro più precari (tempo determinato e orario parziale) subiscono un’ulteriore contrazione dei già bassi valori percentuali rilevati nel 1995 (dal 5,1% al 3,4% del totale dei contratti). L’instabilità e la precarietà di questi rapporti, che interessano in modesta misura tutti i settori, nascondono presumibilmente un certo numero di assunzioni strumentali, frutto di un accordo tra immigrato irregolare e datore di lavoro finalizzato al solo ottenimento del permesso di soggiorno.

Infine, gli avviamenti a tempo indeterminato e ad orario parziale continuano a costituire la quota prevalente delle regolarizzazioni, anche se nell’ultima sanatoria si assiste ad una notevole contrazione (59,5% nel 1998 contro 80,1% nel 1995). Si tratta di rapporti di lavoro prevalentemente riferiti al settore terziario, con particolare incidenza dei servizi domestici, che concentrano ancora in questo tipo di rapporto la maggior parte delle assunzioni (84,3%). Altri settori che, pur seguendo il generale spostamento verso assunzioni più stabili, mostrano una spiccata propensione per una domanda di lavoro altamente flessibile in termini di orario sono quelli delle imprese di pulizia, dei pubblici esercizi, del commercio e dell’industria tessile.

Alcuni di questi settori presentano un chiaro collegamento dell’impiego ad orario ridotto con la loro specifica organizzazione del lavoro o con le esigenze qualitative della prestazione richiesta (imprese di pulizia, lavoro domestico a ore). Tuttavia, l’estensione raggiunta dall’impiego part- time ed il coinvolgimento di settori che non possiedono tali caratteristiche rafforzano l’ipotesi secondo cui, accanto ad una reale presenza di domanda di lavoro flessibile, si aggiunge il fenomeno di un’emersione solo parziale del rapporto di lavoro (per contenere il costo del lavoro indiretto) o quello della regolarizzazione di un solo rapporto pur in presenza di altre occupazioni informali.

 

3.Gli  effetti sull’emersione del lavoro nero

Vi è un alto grado di coerenza tra la domanda di lavoro espressa in occasione della regolarizzazione del 1998 e le tendenze del mercato del lavoro locale, inclusa la recente diffusione dell’imprenditoria etnica. Lo stesso ridimensionamento del peso del lavoro domestico, che nella precedente sanatoria aveva suscitato qualche perplessità per la sua estensione, contribuisce a fornire un quadro ancora più realistico delle occupazioni regolarizzate. Ciò depone a favore di uno scenario in cui trova poco spazio un uso meramente strumentale della sanatoria, intesa come semplice mezzo per legalizzarsi indipendentemente da un’effettiva uscita dall’irregolarità lavorativa.

Un secondo segnale rassicurante è fornito dalla congruenza che si riscontra fra le occupazioni offerte e le caratteristiche della manodopera assunta. Nella sanatoria del 1995 numerose assunzioni come lavoratore domestico erano state considerate poco attendibili, in quanto riferite a maschi di nazionalità solitamente escluse da questo particolare mercato del lavoro (albanesi, marocchini, tunisini, senegalesi, ecc.).Il sospetto era che buona parte dei rapporti di lavoro dichiarati fosse, in realtà, costituita da rapporti fasulli o costruiti ad hoc per ottenere la legalizzazione amministrativa. Una verifica puntuale nel 1998 ha consentito di ridimensionare fortemente questo timore, giungendo a stimare tali assunzioni a circa il 3-4% dei regolarizzati.

Un terzo aspetto, già esaminato con le caratteristiche della durata e dell’orario di lavoro, è il miglioramento della consistenza dei rapporti di lavoro e della solidità delle occupazioni offerte agli immigrati regolarizzati nel 1998.

Ancora più significativo è il dato che riguarda il passaggio dal contratto di lavoro dichiarato per la sanatoria al reale avviamento verso un’occupazione regolare. A luglio 2000, presso i Centri per l’impiego della Provincia di Milano risultavano 2.720 immigrati che, pur avendo ottenuto il permesso di soggiorno, non si erano avviati all’attività prevista dal contratto, iscrivendosi quindi come disoccupati. Il raffronto tra questo dato e quello relativo ai permessi di soggiorno rilasciati fino a quel periodo (circa 25.000), ci porta a stimare in circa 10-11% la quota di lavoratori regolarizzati che ha trovato difficoltà a collocarsi in un’occupazione regolare. E’ una percentuale molto contenuta se si considerano i lunghi tempi di attesa del permesso di soggiorno (a volte superiori ad un anno) ed il conseguente rischio di perdere la proposta di lavoro ricevuta. Inoltre, va indubbiamente inclusa tra gli iscritti come disoccupati una quota di lavoratori che, pur essendo effettivamente avviati verso lavori a tempo determinato o part-time,  ha mantenuto il diritto all’iscrizione in base all’attuale normativa. Si può comunque notare come questa condizione, in termini relativi, interessi in maggior misura i senegalesi ed i marocchini, che risultano gli immigrati che in occasione della regolarizzazione hanno dichiarato le offerte di lavoro più deboli o più strumentali.

Esaminando l’andamento delle iscrizioni dei lavoratori noncomunitari alle liste di collocamento ordinario, è possibile, infine, avanzare qualche osservazione sulla tenuta nel tempo dei rapporti di lavoro avviati in occasione delle due sanatorie. L’aumento osservabile nel periodo successivo alla penultima sanatoria, che va dalla fine del 1995 fino al primo trimestre del 1997, farebbe pensare ad un diffuso fenomeno di cessazioni anticipate dei rapporti di lavoro instaurati in occasione della regolarizzazione del 1995. Tuttavia, l’incremento riguarda in prevalenza gli immigrati in cerca di prima occupazione e molto meno i disoccupati in senso stretto, tra i quali si ritrovano invece le interruzioni anticipate. Gli esiti negativi delle assunzioni effettuate durante la sanatoria, riguardano quindi una quota limitata, stimabile intorno al 10-12% delle oltre 30.000 assunzioni registrate a Milano.

Più difficile è l’interpretazione di quanto è avvenuto dopo l’ultima sanatoria, sia per la brevità del tempo trascorso sia per la non univocità degli indicatori rilevati. Il repentino aumento degli iscritti (in particolare dei disoccupati) a partire dal terzo trimestre del 1999 segue immediatamente il brusco calo verificatosi nei trimestri precedenti, dovuto alla particolare difficoltà incontrata nella consueta conferma annuale dell’iscrizione (2) da parte dei  lavoratori extracomunitari già residenti. L’in­cremento del numero dei disoccupati, quindi,  non sarebbe direttamente riconducibile alle interruzioni anticipate dei contratti stipulati in occasione della sanatoria, bensì, almeno in prevalenza, ad un recupero dei livelli precedenti all’inconsueto e anomalo calo. Almeno per il momento, quindi, non vi sono chiari segnali che comprovino un diffuso fenomeno di interruzione dei rapporti di lavoro avviati con la sanatoria del 1998. Tuttavia, sarà opportuno nei prossimi mesi tenere sotto osservazione l’evoluzione del fenomeno, tramite un monitoraggio costante degli avviamenti, delle cessazioni e delle iscrizioni alle liste di collocamento.

 

Note:

 

1) Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale - Direzione Provinciale del Lavoro di Milano -Servizio Politiche del Lavoro, Analisi della regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari attuata ai sensi del D.L. n. 489/95 e successivi, giugno 1997.

 

2) Molti immigrati regolari si sono, infatti, trovati privi della necessaria documentazione, a causa della lentezza con cui la Questura, già oberata dagli enormi carichi di lavoro legati alla sanatoria, provvedeva al rinnovo dei permessi di soggiorno ormai scaduti.