Da "La Repubblica"

del 14 Luglio

"Facciamo entrare gli stranieri pagheranno pensioni e sanità"

Ecco i rapporti di Banca d'Italia e Ragioneria

di ROBERTO PETRINI

ROMA

Se non volete cedere alle ragioni del cuore, considerate almeno quelle del portafoglio. Si potrebbe riassumere così il messaggio, fatto di cifre e proiezioni econometriche, che giunge ormai da qualche anno dalle due maggiori istituzioni economiche del paese, la Banca d'Italia e la Ragioneria generale dello Stato. Antonio Fazio è tornato sul tema anche ieri: "In assenza di immigrati la popolazione italiana è destinata a contrarsi. L'allungamento della vita media ha aspetti positivi di grande rilievo, ma solleva problemi dal punto di vista della sanità e dell'assistenza e per il sistema pensionistico". Oppure Andrea Monorchio nel suo libro "Dove va l'Italia": "Il ricongiungimento dei nuclei familiari degli immigrati diventa necessario e non deve essere visto come un costo, ma come una risorsa da incentivare, un investimento per il futuro: nell'arco di dieci-quindici anni il figlio "ricongiunto" dell'immigrato potrà essere un lavoratore qualificato ben integrato nel tessuto economico del paese". Dietro queste affermazioni ci sono studi approfonditi e proiezioni. Come quella che la Ragioneria fece già nel 1995 e che si intitola "Tendenze evolutive della popolazione italiana". In quel rapporto si delinea la situazione oggi esplosa in tutta la sua evidenza: a cominciare dal fattore- demografico per cui gli italiani scenderanno dai 57 milioni degli Anni Novanta ai 46 milioni del 2050. Si tratterà di un taglio del 20 per cento della popolazione, dovuto alla diminuzione della fertilità e all'aumento delle speranza di vita, che provocherà non pochi problemi. Come la maggiore spesa per pensioni sulla quale la pressione demografica influirà più degli elevati rendimenti percepiti finora o del fenomeno delle baby pensioni. Proprio in questi giorni il Dpef, cioè il documento del governo sull' andamento dell'economia nei prossimi quattro anni, segnala il persistere della famosa "gobba" pensionistica che nel 2031 assorbirà risorse pari al 15,8 del reddito nazionale. Per capire la situazione basti pensare che oggi il 12 per cento degli italiani è tra i 65 e gli 80 anni ma nel 2044 questa fascia di "pantere grige" sarà del 25 per cento. Se si immagina che la spesa sanitaria sia attualmente pari a "100" senza l'apporto di "sangue nuovo", nel 2044 arriverebbe - secondo i calcoli della Ragioneria - a quota 162. Discorso analogo per le pensioni, da "100" si passerebbe a quota 280, mentre solo le spese per la formazione di un triste paese con pochi giovani scenderebbero da "100" a quota 81 nell'anno 2044. Come frenare questa tendenza? Almeno - dice il rapporto - immettendo 150 mila immigrati l'anno, per raggiungere gli otto milioni di nuovi italiani nel 2044. Stime prudenziali, perché nelle pagine stilate dalla Ragioneria si prende in esame anche l'ipotesi di un tasso di ingresso pari a 400 mila immigrati l'anno. Troppi, troppo pochi? Al di là dei giudizi etici sono ancora le cifre a fornirci un termine di paragone. Le ha elencate Fazio ieri al convegno "Migrazioni, scenari per il XXI secolo": il numero degli immigrati in Inghilterra, Germania e Francia è tra il 5 e il 10 per cento rispetto alla popolazione autoctona contro il 2 per cento dell'Italia.