da "La Repubblica"

del 12 ottobre 2000

Questi mondi pieni d'odio

di ALBERTO ARBASINO

LA Terra Santa - la Terra Santa! - si riconferma "una marmitta traboccante odio". Lo dimostrano i fatti, lo spiega il New York Times. Lo ripetono a Bernardo Valli i più autorevoli esponenti locali. Non più "israeliani e palestinesi", come ai tavoli delle trattative, ma "ebrei e arabi" irriducibili nell' impossibilità di ogni conciliazione. E con sintomi e segnali valevoli anche per noi? Il politically correct, già tutto d'un pezzo nell'esibizione della propria "giustezza" esemplare, appare agitato e perplesso. Pochi giorni fa condannava con energia l'aggressione al professore ebreo di Verona, ma poi si è mostrato "appartato e schivo" sulla distruzione della Tomba di Giuseppe, malgrado le valenze anche culturali: "Giuseppe e la moglie di Putifarre" in decine di quadri famosi, "Giuseppe e i suoi fratelli" in quattro romanzi di Thomas Mann. Poca energia anche davanti all'uccisione di un bambino, e di un rabbino, e di altre vittime: come per gli assassini dei missionari in Africa, senza fotoservizi da Premio Pulitzer. E forse bisognerebbe confrontare le righe e gli aggettivi, nei commenti sulle profanazioni delle moschee, delle emittenti televisive, o dei fast food? E proprio dopo anni strapieni di rievocazioni di analoghe stragi e iniquità individuali e collettive anche remote nel tempo e nella geografia. Proprio in una fase acuta di "cult" per la musica e la poesia e la cucina etnica, ebraica, araba, celtica. Fra continue rappresentazioni di uguali conflitti e massacri a teatro, al cinema, in televisione, opera, balletto, cabaret. "Per non dimenticare"... Così la gente scrive ai media: ma quale intellettuale o pensatore etnico o islamio o israelitico o celtico magari comporrebbe tanti manifesti e programmi e libri e articoli su qualche vecchio eccidio di francescani o anabattisti, su un'eventuale profanazione di nostri santuari miracolosi o di simboli superstiziosi? Alla fine, ogni Dio riconoscerà i suoi, dicevano i saggi antichi. Ma il politically correct appare turbato anche circa un Kostunica che vuole il Kosovo e il Montenegro sotto il "giogo" della Serbia, contro la loro volontà e dopo tutte le tragedie. E sarà stravolto dai successi elettorali della nuova Destra ad Anversa, a un passo da Bruxelles e Strasburgo dove le istituzioni europee dovrebbero ormai procedere a isolare dall'Europa tutte le regioni politicamente scorrette. Ma se si boicottano i carinziani e i fiamminghi e certi tedeschi orientali e magari i còrsi, e i danesi non ne vogliono sapere, come comportarsi con i nuovi polacchi? E come si comporteranno loro, quando non ci saranno più né Walesa né Wojtyla? Chi voterà per i nuovi populisti telegenici? Le signore dei salotti, o il popolo? E se il popolo vota male, quali cordoni sanitari mettergli attorno o contro? Sembra anche difficile battersi contemporaneamente contro la "globalizzazione planetaria" e contro le "piccole patrie" regionali. Cioè, sia contro il fast food e sia contro lo slow food. Ma se si frequenta la strada più che i salotti, si nota che nei rimescolamenti trasversali si va formando un "partito dei tassisti" parallelo sia alla gente di Seattle sia ai patrioti regionali. Ah, la Patria... la Patria... I tassisti fanno una certa fatica ad amare sia la Patria sia lo Straniero. E si arrabbiano contro le Autorità, "nemiche dei cittadini" quando impongono: voi indigeni dovete rispettare i costumi e i diritti dei forestieri, mentre loro non hanno doveri e non sono tenuti a osservare i vostri. Ragionano come gli abitanti di Gerusalemme: separatezze blindate fra le comunità, non integrazioni impossibili in una sola società. Ma invece negli Stati Uniti (lo va spiegando l'Herald Tribune) parecchi deputati ottengono i voti della più forte comunità locale, armena o ebraica o cinese o cubana, appoggiando a Washington iniziative anche molto contrarie alla politica del Governo, circa i loro vari paesi d'origine. Ora, proprio in epoca di Grande Fratello, si incomincia a dar giudizi negativi sul "populismo mediatico" e la "demagogia telegenica" del carinziano e del fiammingo e di quant'altri, in vista della campagna elettorale. Che trappole... Mentre i più vecchi non hanno ancora finito di chiedere le loro scuse per tutte le vecchie colpe, a rate. E i giovani rock: scusa anche per le colpe (e i complessi, e i tormentoni) di cui non abbiamo colpa? Non si potrebbero azzerare una tantum, come le amnistie e i condoni e i debiti ai vari paesi? (E i vecchi di ieri: non bisogna mai fare crediti, sennò c'è la spirale perversa). Ma le "marmitte traboccanti odio" possono essere contagiose, dove si predicano le convivenze tipo Camp David in periferia? Come si comporterebbero i diversi politically correct - il cattolico, l'ebraico, l'islamico - nel caso di un attaco a un sito di culto islamico, o ebraico, o cattolico, nel corso di una campagna elettorale molto europea e molto telegenica?