Giovedě 20 Luglio 2000

IL PARADOSSO

Sconosciuti all’Inps metŕ dei ”regolari”

Mancati contributi per 400 mila stranieri: un danno da 56 mila miliardi

di CORRADO GIUSTINIANI ROMA

La galleria dei paradossi italiani si arricchisce di una new entry. Il "sommerso nell’emerso". Che significa questo: su 830 mila extracomunitari regolari, e cioč titolari di permesso di soggiorno, solo la metŕ risulta iscritta all’Inps. Anzi un po’ meno: 398 mila 986 lavoratori, per essere esatti. Per tutti gli altri nessuno versa una lira di contributi. Nč loro nč, tantomeno, i rispettivi datori di lavoro. Parola dell’Inps: il conto appare in un documento della tecnostruttura dell’Istituto di previdenza per conto del Consiglio di amministrazione. Addio sogni di gloria, allora. Addio tesoro da 56 mila miliardi: a tanto potrebbero ammontare i versamenti effettuati dagli extracomunitari nei 12 anni che vanno dal 1999 al 2.010, secondo un’ipotesi peraltro assai prudente che lo stesso Inps ha formulato: e cioé 50 mila nuovi ingressi regolari all’anno. Un danno al sistema previdenziale e a quello fiscale: perché anche i guadagni vengono in questo modo occultati. Per voltare pagina, l’Inps propone, fra le altre cose, un archivio informatico "concettualmente unico" degli extracomunitari. Non chiede esplicitamente che la gestione venga affidata all’istituto, ma la candidatura appare evidente. Piů volte il presidente Massimo Paci ha ricordato che l’Inps č l’istituto che "lavora" piů informazioni in tutta Europa, mentre il governo recentemente gli ha affidato il calcolo dell’Ise (il cosiddetto riccometro) e la gestione dell’assegno per il terzo figlio e dell’indennitŕ di maternitŕ per le madri che non lavorano. Ma andiamo per ordine. La legge 40 del 1998 affida giŕ oggi all’Inps la tenuta di un archivio nazionale degli extracomunitari, che deve essere alimentato dalle Questure, dagli uffici del Lavoro e da altre amministrazioni. E’ anche previsto che il permesso contenga il codice fiscale del lavoratore. Problema: la prima iscrizione del lavoratore non č su dischetto, ma cartacea. Non vi sono collegamenti, poi, fra l’archivio Inps, le Questure e le Direzioni provinciali del Lavoro. Le informazioni arrivano in ritardo e incomplete, attraverso il ministero degli Interni e il suo archivio. Non contengono ancora nč il codice fiscale, nč gli estremi del rapporto di lavoro (datore, luogo di lavoro, contratto ecc.) E’ allora l’Inps ad attribuire il codice fiscale, chiedendo alle Finanze di validarlo. Per i dati sul datore di lavoro, l’Istituto ha trasmesso al ministero un "file" con tutti i casi in cui questi mancavano ma, segnala, "ad oggi non si č avuta alcuna informazione di ritorno". L’Inps propone attenti controlli sui soggetti non iscritti e su quelli privi di codice fiscale, denuncia le norme farraginose che creano duplicazioni di procedure e lancia l’idea dell’archivio unico, in cui ogni ammnistrazione inserisca le informazioni ricevute. E i sindacati, cosa pensano di questi permessi senza contributi? «Non c’č da stupirsi, le spiegazioni sono due - afferma Umberto Saleri, dell’Ufficio politiche dell’emigrazione della Cgil - Primo, mancano i lavoratori agricoli, che hanno un altro tipo di iscrizione. Secondo, c’č una massa di lavoratori in nero: per loro i contributi vengono pagati come anticipazione, quando inizia il rapporto di lavoro, o sei mesi prima del rinnovo del permesso, che se no non verrebbe accordato».