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Lunedì 20 Maggio 2002
Si studiano nuove proposte educative
Famiglia e società multiculturale

La famiglia è un elemento naturale e fondamentale della società e ha il diritto di essere protetta ed assistita nel modo più esteso possibile dalla società e dallo Stato. Tale principio, inserito dall'Onu nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, trova riscontro tanto nella legislazione internazionale, quanto nel pensiero della maggior parte di studiosi di diverso orientamento. Sul piano pedagogico è possibile enucleare un consenso di fondo su come la famiglia eserciti un ruolo determinante circa la formazione dell'individuo e del gruppo sociale. Rousseau considerava la famiglia la «prima e più santa istituzione educativa umana». Per Pestalozzi l’educazione avvenuta nel rapporto madre-figlio è valutata come base di tutta l’educazione, e la famiglia è il «fondamento di ogni umanità». I pregi individuati da Lambruschini nell’educazione famigliare scaturirebbero soprattutto dal rapporto di amore fra genitori e figli, che facilita ogni tipo d’intervento, anche quelli più autorevoli e limitativi.
Nonostante l’importanza, e sebbene non esistano delle valide alternative, la famiglia si attesta oggi come una delle istituzioni maggiormente in crisi. Dagli ultimi dati Istat apprendiamo un aumento delle persone che, per scelta o per necessità, vivono da sole. Mentre diminuiscono i matrimoni, si rileva una drammatica crescita dei divorzi e delle separazioni; aumentano le famiglie nuclerari e diminuiscono le nascite. A far fronte alle crisi generazionali e sociali che si prospettano, sembrano dover essere sempre di più i cittadini immigrati e i loro figli. Nell’ambito del Centro Studi Interculturali dell'Università di Verona sono attualmente in corso delle ricerche tese a conoscere meglio cause e conseguenze di tale sviluppo. Alla luce dei mutamenti sociali riscontrati, si cercherà di formulare delle proposte educative familiari valevoli anche per la società pluralistica e multiculturale, in cui siamo sempre più chiamati a vivere.
Il crescente pluralismo etnico e culturale rende inevitabile un ripensamento e una riflessione circa finalità, contenuti, mezzi e metodi educativi. Soprattutto in società in crisi di valori e d'orientamenti, la famiglia da luogo in cui la crisi si manifesta nella maniera più cogente, potrebbe trasformarsi in fulcro di profondo e radicale cambiamento, sul piano dei valori e delle regole, dei diritti e dei doveri. Come luogo in cui è possibile riconoscere e soddisfare i propri bisogni, distinguendo i veri dai falsi, ma anche apprendere a rispettare i limiti personali, sociali e «terreni» (rispetto della natura, delle leggi).
Proprio con l’avvento delle società pluralistiche, è necessario considerare la famiglia come «il primo luogo di ogni educazione», per citare Delors. Essendo in seno alla famiglia che si interiorizzano i primi concetti, i primi valori e le prime regole, è necessario muovere dall’azione del padre e della madre per contrastare l’insorgere di stereotipi e pregiudizi; per infondere nella progenie i principi del dialogo e del rispetto, della criticità (intesa come capacità di pensare con la propria testa), della responsabilità e dell’autonomia. A fronte dell’attuale crisi di valori e di orientamento, non sono gli stranieri a costituire una minaccia, ma il modo di rispondere e di far fronte ai cambiamenti.
In famiglia occorre sostenere i figli nel delicato processo dell’assunzione di un’identità, in modo che risulti essere il più forte e stabile possibile. A differenza di ciò che si presume comunemente, non è mediante la negazione o nel nascondere i propri principi che si risponde meglio all’ alterità . Solo mediante un profondo radicamento nelle norme, regole, tradizioni e valori, di cui è peraltro ricca la cultura cristiana, è possibile un incontro ed un confronto proficuo e costruttivo con il diverso . Aprirsi alla differenza rappresenta allora un’occasione per imparare a cogliere gli aspetti positivi del confronto e della competizione.
Ovviamente la famiglia non può essere lasciata sola nell’assolvere siffatto delicato e difficile compito. Oltre al sostegno della pedagogia e delle altre discipline, necessita anche del supporto di tutta la società civile. A livello politico è necessario superare la fase delle promesse, per passare a quella dell'azione concreta. Prendendo spunto dai Paesi nordeuropei occorre fare in modo che la nascita di un figlio non pesi, economicamente e socialmente, solo sulle spalle della singola coppia. A livello politico, occorre acquisire consapevolezza dell'enorme risparmio che deriva dall'avere cittadini sani (fisicamente e psichicamente) e «ben educati», nel senso di vivere nel rispetto di principi e regole a vantaggio dell 'intera collettività.
Agostino Portera
Direttore del Centro
Studi Interculturali
Università di Verona


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