Immigrati, lite sulle quote
"Il Nord deciderà da solo"
Formigoni: le regioni devono fissare i numeri. Critiche alla legge anche da sinistra
di ROBERTO BIANCHIN - MILANO -
da "La Repubblica" del 3 giugno 2000

Basta con l'invasione di immigrati. D'ora in poi saranno i lombardi a decidere quanti accoglierne. E così i veneti, i piemontesi e tutti gli altri, ciascuno secondo le proprie possibilità. Lo propone Roberto Formigoni, presidente della Lombardia (Forza Italia), che sostiene che dovranno essere le Regioni a stabilire, ogni sei mesi, quante persone devono arrivare e come. "Solo questa - dice - è vera solidarietà". Secondo Formigoni, potrebbe essere la conferenza Stato-Regioni lo strumento per attuare questo nuovo tipo di politica, in attesa che alle Regioni venga delegato anche il controllo dell'immigrazione. Soffiano venti di protesta in tutto il Nord contro le ondate, sempre più massicce, e incontrollate, di immigrati. E nel mirino finisce la legge sull'immigrazione, la Turco-Napolitano, messa sotto accusa non solo dal centrodestra ma anche dal centrosinistra. Al punto che Livia Turco, ministro degli Affari sociali, annuncia di aver chiesto ad Amato di dedicare una prossima seduta del Consiglio dei ministri "a una verifica dei risultati prodotti dalla legge". Sulla stessa linea di Formigoni, il presidente del Veneto Giancarlo Galan, forzista anch'egli, che dice di voler decidere non solo il numero deli immigrati da far entrare nella sua Regione, ma anche il tipo di lavoro che possono fare "in base alle necessità delle aziende". E dal Piemonte la protesta arriva anche dal fronte politico opposto, attraverso un'iniziativa di un centinaio di parlamentari del centrosinistra che chiedono al presidente del consiglio di inasprire la legge sull'immigrazione, soprattutto nella parte che riguarda i clandestini. La Turco si mostra possibilista: "La legge sull' immigrazione non è il Talmud, e può essere modificata". Ma "a patto di non farsi prendere dall'emotività - aggiunge - perché è una legge che ha dato buoni risultati". I parlamentari del centrosinistra, guidati da Sergio Chiamparino dei Ds, propongono anche "le impronte digitali obbligatorie al momento del rilascio del permesso di soggiorno". Una sortita che ricorda, sia pure in modi più garbati, quelle del sindaco leghista di Treviso, Giancarlo Gentilini, e dell'ex deputato del Carroccio Erminio Boso, che agli immigrati volevano prendere le impronte dei piedi. E che ha già aperto le polemiche nel centrosinistra: Verdi e Rifondazione si sono dissociati: "È una follia". Ma Chiamparino, già segretario provinciale dei Ds di Torino, non molla: "I disordini di Porta Palazzo rendono più urgente l'applicazione di misure restrittive". Formigoni interpreta queste misure in chiave federalista: "I flussi di immigrazione li vogliamo stabilire noi come Regioni - dice - e dovranno essere quelli necessari al sistema economico locale". La Lombardia, aggiunge, "ha bisogno di lavoratori immigrati, ma dobbiamo essere noi a stabilire semestralmente il numero di quante persone il paese ha bisogno".