Pisanu: «La Libia fa da sola»
L'Italia non invierà più mezzi per contrastare gli immigrati ma si limiterà a collaborare con i colleghi libici. E il Viminale promette: «Presto niente più sbarchi»
CINZIA GUBBINI
ROMA
Caduto l'embargo alla Libia, cominciano gli affari. Il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu, che domenica si è recato a Tripoli per incontrare il Colonnello Gheddafi e i ministri libici degli interni e del lavoro, ha chiarito che con la cancellazione delle sanzioni da parte dell'Europa «cambia» il discorso sulla cooperazione anti immigrazione: l'Italia non invierà più mezzi per contrastare gli sbarchi, ma si limiterà ad affiancare i colleghi libici con corsi di formazione e training, come del resto già fa in molti campi, dal perfezionamento delle tecniche investigative all'addestramento del personale. Per il resto, toccherà alla Libia acquistare i mezzi per il pattugliamento delle sue coste e delle sue frontiere. Chiaro che la Libia potrà decidere da chi acquistare, altrettanto chiaro che l'Italia sarà in prima linea per sponsorizzare le proprie aziende. Un contributo da parte dell'Italia, anche in termini di strutture, riguarderà invece la costruzione di «centri di accoglienza» per i migranti in Libia. Ma la gestione «sarà completamente affidata alla Libia, stato sovrano». Nei colloqui intercorsi con il leader libico l'Italia, per ora, non ha chiesto specifiche assicurazioni in termini di rispetto dei diritti umani: «Le autorità libiche si sono dimostrate molto interessate a rispettare gli standard europei - ha detto Pisanu - e anche aperti ai controlli esterni delle loro strutture: mi avevano invitato a visitare uno dei centri in cui vengono tenuti i clandestini, ma purtroppo non ho avuto tempo».

Tuttavia il rispetto dei diritti umani da parte della Libia - unico paese nordafricano a non avere ancora firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati - interessa molto l'Unione europea, che alla riunione dei ministri degli esteri del prossimo 11 ottobre a Lussemburgo si appresta a cancellare totalmente l'embargo. Ieri il portavoce del Commissario europeo Rocco Buttiglione ha fatto sapere che «la Commissione valuterebbe come uno sviluppo positivo la firma della Convenzione da parte della Libia», il che permetterebbe tra l'altro agli ispettori delle Nazioni unite di visitare i campi rifugiati, definiti «in condizioni modeste». «Non basta la firma della Convenzione - ha fatto sapere la portavoce in Italia dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite, Laura Boldrini - sarebbe anche utile che l'Unione europea collabori e investa affinché la Libia possa sviluppare un sistema di asilo efficiente. Nei primi mesi del 2004 solo 427 persone hanno potuto presentare una richiesta di asilo». Tanto che i Ds chiedono al governo di presentare gli accordi stretti con la Libia in parlamento, mentre il verde Paolo Cento parla di «numerosi punti di dubbia legittimità giuridica».

Il ministro Pisanu, invece, si è dimostrato molto soddisfatto dei risultati raggiunti a Tripoli, sperticandosi in aggettivi: «cordiali e costruttivi» i colloqui, «eccellenti» i rapporti, «profonda» la riconoscenza di Gheddafi per il ruolo «determinante» svolto dall'Italia nella cancellazione dell'embargo. La collaborazione con il paese nordafricano già funziona, ha spiegato il ministro, tanto che gli sbarchi sulle coste italiane si sono ridotti: 9.464 nel 2004 contro i 14.331 del 2003, quando già erano diminuiti del 40% rispetto all'anno precedente. Significativi anche i dati forniti dalla Libia: 40.069 i rimpatriati nel corso dell'anno, 98 i natanti sequestrati e 71 le organizzazioni criminali smantellate.

Ora si tratta di rafforzare i rapporti non solo sul fronte della lotta all'immigrazione irregolare - Pisanu parla di un «azzeramento degli sbarchi in tempi ragionevoli» - ma anche sul fronte della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il ministro dell'interno libico ha presentato un piano per il controllo delle frontiere che Pisanu ha definito una «buona base di partenza». Ma per quanto riguarda la fornitura dei mezzi tutto andrà valutato alla luce della revoca dell'embargo. Finora, infatti, non si è parlato «né di vendita, né di forniture» di motovedette e neanche di pattugliamenti misti. Al piano, per il momento, collaborano solo i paesi europei: il 5 parte la terza fase del progetto Nettuno al quale partecipano oltre all'Italia anche Malta, Slovenia, Gran Bretagna e Portogallo.

Da parte sua, l'Italia ha illustrato i tre punti su cui si basa la politica migratoria: aiuti ai paesi di origine dei flussi migratori, gestione dell'immigrazione legale, lotta al traffico degli esseri umani. Una linea che Pisanu presenterà anche agli altri paesi europei, nella speranza che il modello di cooperazione tra Italia e Libia possa essere adottato nei rapporti Europa-Africa. Per quanto riguarda la gestione dell'immigrazione legale Pisanu ha spiegato: «bisognerà rivedere l'idea delle quote».