da La Repubblica

del 9 agosto 2000

LETTERE

Come è difficile vivere nella legalità

di BARBARA PALOMBELLI

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IN QUESTO periodo di sbarchi di clandestini, il mio problema mi sembra - oltre che per drammatico sul piano personale - anche di un'estrema attualità. Ho preso contatti con una donna nigeriana, Agartha, con la quale ho instaurato un rapporto confidenziale. Dopo qualche tempo la signorina era disposta a venire qui in Italia, alloggiando presso la mia abitazione per aiutarmi nell'accudire la casa e, soprattutto, per alleviare la mia recente situazione di vedovanza. Agartha ha quindi registrato la sua richiesta all'ambasciata italiana in Nigeria, ha presentato la dovuta certificazione (certificato di occupazione lavorativa e dichiarazione di possedimento di beni). Noi, nel frattempo, abbiamo chiamato con fatica l'ambasciata italiana in Nigeria, aperto una pratica per la richiesta del visto per l'espatrio e atteso la risposta. Non ricevendo riscontri, abbiamo cercato di contattare l' ambasciatore italiano il quale è reperibile solo via fax (assurdo!). Comunque, abbiamo inviato il fax, cercando inutilmente di scuotere l'ambasciatore o qualche suo incaricato. Alla fine abbiamo anche inviato delle e- mail, sollecitando almeno la risposta. Al termine di tutto questo iter, non abbiamo mai sentito né l'ambasciatore né nessuno dell'ambasciata (pur avendo dato disponibilità per richiamare, riscrivere, rifaxare) e, cosa peggiore, Agartha si è sentita negare il permesso perché le hanno detto di non aver mai ricevuto nessuna richiesta da noi in Italia. Secondo lei ha senso questa storia? Come fa l'ambasciatore a valutare la richiesta di visto se non guarda i fax che gli arrivano, se non legge le e-mail, se non gli si può parlare al telefono, se non delega nessuno per sbrigare le sue pratiche? Per risolvere il problema, dobbiamo prendere un gommone e imbarcare Agartha clandestinamente? Quando si cerca di fare le cose legalmente, ecco che cosa accade.... Alla fine di tutto questo, specifico che ho scritto praticamente a tutte le associazioni, sindacati, ambasciatori di tutto il mondo senza aver avuto risposta. Scrivo anche al giornale non per protestare inutilmente contro il solito "sistema", ma per dire che se piccole e semplici cose possono cambiare la situazione, perché allora dobbiamo complicarci la vita a costruirne di più complicate? Grazie per l'ascolto. Magari voi mi risponderete! P.S.: Ma quando il nostro ministero degli Esteri deve contattare l'ambasciata, secondo voi come fa? Bruno Zamuner, Treviso