IL RETROSCENA

di Giovanni Bianconi

E Berlusconi diede il via libera: «Abbordate quella nave»


Jospin aveva ordinato alla Marina francese di fermarla ma il tentativo è fallito


ROMA - «Il ministro dell’Interno ha dato l’ordine di condurre un’inchiesta di bandiera diretta, con visita a bordo eseguita da unità navali della Guardia di Finanza assistite dalla Marina militare, anche con l’obiettivo di acquisire fonti di prova circa il porto di provenienza della nave e l’identità dell’equipaggio, impedendone l’ingresso in acque territoriali italiane purché venga garantita la sicurezza della navigazione». Il fonogramma è arrivato al Servizio immigrazione del Viminale nella serata di domenica. Claudio Scajola aveva impartito disposizioni dagli Stati Uniti, dove era sbarcato da poche ore in visita ufficiale, dopo aver consultato il presidente del Consiglio. E Berlusconi in persona aveva dato il via libera alla prima «inchiesta di bandiera diretta, con abbordaggio» decisa da un governo italiano.
Poco prima ci avevano provato i francesi, su ordine del primo ministro Jospin, ma l’equipaggio della «Monica» aveva respinto il tentativo. L’Italia ha scelto di inviare le unità specializzate della Finanza, abituate a fronteggiare i contrabbandieri, che hanno avuto la meglio sui traghettatori di clandestini. La «Monica» era ancora in acque internazionali anche se «contigue», (la fascia tra 12 e 24 miglia dalla costa), ma una volta a bordo i finanzieri si sono resi conto che la loro operazione di polizia s’era trasformata in operazione di soccorso: non restava che fornire i primi aiuti ai 900 e più disperati ammassati sulla nave, tra i quali moltissime donne e bambini, e condurli in porto al più presto.
E’ finita così una vicenda che per l’Italia era cominciata una settimana fa, martedì 12 marzo, quando i francesi hanno lanciato il primo allarme ufficiale. Ancora un fonogramma, carico di incognite: «L’ufficiale di collegamento francese presso il Servizio immigrazione comunica che la Marina francese ha avvistato a 50 miglia nautiche a Ovest di Beirut una nave denominata "Monica", costruita nel 1965, lunga 75 metri, in navigazione ad una velocità di 8 nodi. Da informazioni acquisite risulta che la denominazione del natante sarebbe piuttosto recente, e il punto di avanzamento non coincide con la rotta dichiarata. Quanto sopra per le iniziative di competenza, trattandosi di imbarcazione che potrebbe trasportare circa 900 clandestini a bordo».
Da quel momento si sono intensificati i contatti con la Marina francese. L’equipaggio della «Monica» aveva detto di essere diretto ad Alessandria d’Egitto, ma era un falso. Nell’«inchiesta per interpello», condotta via radio, ha tentato un’altra spiegazione: «Siamo diretti a Tunisi». A fare che? «Dobbiamo imbarcare scatolame». Le ricognizioni dal cielo non mostravano traccia di clandestini, tutti nascosti sotto coperta, ma le successive mosse della nave hanno destato nuovi sospetti: nemmeno la Tunisia era la vera destinazione.
L’unità di crisi messa in piedi da Italia e Francia ha continuato a lavorare senza interruzioni, seguendo le mosse della «Monica» e cercando di carpire altre informazioni. Dalla nave è arrivata la notizia che dell’equipaggio faceva parte anche una donna. Particolare inconsueto (probabilmente un’invenzione per giustificare eventuali richieste di soccorso per le partorienti presenti nel carico di clandestini) che ha ulteriormente insospettito gli uomini dell’Immigrazione.
Anche da questo è scaturita la decisione di interpellare il governo del Regno di Tonga, una manciata di isole a nord della Nuova Zelanda, per chiedere il permesso di abbordare una nave battente bandiera di quello Stato. Dal Pacifico è arrivato il via libera, e dopo l’ordine di Jospin i francesi della fregata «Aconit» hanno tentato di fermare la «Monica» e perquisirla. Senza successo, perché la nave coi clandestini a bordo ha avviato manovre in acqua per tenere lontani i visitatori indesiderati. In più, una volta scoperto il carico umano, l’equipaggio ha minacciato di buttare a mare i bambini.
La «Aconit» ha desistito, ma adesso c’era la certezza della presenza dei profughi su quella nave misteriosa, che probabilmente aveva l’obiettivo di entrare nelle acque italiane e poi lanciare il «May day», la richiesta di soccorso. Allora è arrivato l’ordine del ministro Scajola, e le motovedette della Finanza, appoggiate dalla fregata «Perseo», sono riuscite a bloccare la «Monica» quando era ancora in acque internazionali. C’era la possibilità teorica di rimandarla indietro, ma il numero e le condizioni dei profughi a bordo non consentivano altra possibilità che scortare la nave fino al porto di Catania.