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Lunedì 26 Marzo 2001

LA STRATEGIA DEL VIMINALE

«Traffico di schiave, mafie alleate»

Gratteri, capo dello Sco: con albanesi e slavi ci sono Sacra Corona e camorra

di ANNA MARIA SERSALE ROMA -

 

«Esiste una rete di organizzazioni criminali straniere di etnie diverse, albanese, ucraina, rumena e ungherese. Con l’inganno, o con la forza, portano le ragazze nel mondo occidentale». Francesco Gratteri, capo dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, parla delle strategie con cui le forze dell’ordine combattono il traffico di esseri umani e la riduzione in schiavitù delle immigrate. Di recente, insieme al procuratore Pierluigi Vigna, i vertici investigativi italiani sono andati in Ucraina per un protocollo d’intesa. Con l’Albania, una delle centrali del traffico, la collaborazione con le forze dell’ordine è in fase molto avanzata: «Lì è operativa una missione Interforze - spiega Gratteri - con scambi continui d’informazione». L’obiettivo è quello di migliorare i rapporti con questi Stati per «scardinare dalle radici» il fenomeno che pervade non solo l’Italia, ma l’Europa intera. Nel nostro Paese, due i fronti d’azione: il controllo capillare del territorio e l’attività investigativa sempre più stringente. «Tutto poggia - continua Gratteri - sul coordiamento con gli altri Servizi: il Ros e lo Scico. All’azione delle forze dell’ordine si aggiunge quella, preziosissima, delle associazioni di volontariato». I nuovi schiavisti, i feroci aguzzini che sfruttano anche le minorenni, fanno capo a cosche straniere. Agiscono da soli? «Non del tutto - spiega ancora il capo dello Sco - Quest’attività si svolge con l’appoggio degli italiani. E’ certa l’esistenza di un "consorzio" di organizzazioni criminali, che include gruppi italiani. Mafia? Ci andrei cauto, il fenomeno è poco presente in Sicilia». Sacra Corona unita e Camorra, invece, hanno rapporti molto stretti con i boss stranieri, soprattutto albanesi e slavi, ma anche nigeriani. Un’alleanza tra mafie, dunque. Ma al commercio turpe delle donne-schiave, vendute, torturate, talvolta uccise quando provano a fuggire, prendono parte anche i delinquenti singoli. Il "mercato" produce un fatturato di 50 mila miliardi l’anno e gli schiavisti controllano le ragazze con l’arma del ricatto e della violenza bruta. Le giovani per riscattare la loro vita devono pagare cifre astronomiche. «Quasi giornalmente - conclude Gratteri - riusciamo a rimandarne in patria un certo numero, le carichiamo sugli aerei, molte sono nigeriane».