da " Il Corriere della Sera"

Giovedì 20 Luglio 2000

Repulisti in tutta Italia contro i mercanti di uomini.

A Trieste sgominata un’organizzazione di cinesi Operazione antischiavitù: allarme traffico d’organi

di RITA DI GIOVACCHINO ROMA

Operazione antischiavitù si potrebbe chiamare questa prima grande maxiretata della polizia estesa in tutt’Italia, da Trieste a Lecce, passando per Napoli, lungo la via Domiziana, che negli ultimi anni ha sempre più assunto l’aspetto di un disperato villaggio africano. Un centinaio di prostitute nigeriane sono state identificate e e rispedite nel paese di origine, decine di boss dediti allo sfruttamento della prostituzione arrestati. Un’offensiva senza precedenti, con l’obiettivo di restituire libertà e dignità di persona a migliaia di donne, giovanissime, quasi bambine, approdate in Italia alla ricerca di un lavoro e messe sul marciapiede dagli stessi trafficanti di clandestini. Albanesi, moldave, croate, ma anche molte africane sono state identificate e messe su un aereo in partenza per il loro paese. A Napoli l’operazione rimpatrio è stata direttamente gestita dal console nigeriano in Italia secondo gli accordi vigenti tra i due paesi, uno dei 21 firmatari dei patti di "riaccoglienza". L’allarme maggiore è ai confini del nord-est, dove un'operazione senza precedenti è stata avviata dalla Direzione distrettuale antimafia di Trieste. Le indagini si estendono in Slovenia e Croazia. Dice il pm Nicola Maria Pace: «Il fenomeno degli ingressi clandestini è meno appariscente, ma non inferiore a quello che si registra in Puglia. Il fatto che lungo la frontiera entrino alla spicciolata non lo rende meno pericoloso». Gli arresti, più di cento, riguardano una delle organizzazioni criminali più ramificate in Europa che fa capo alla mafia cinese. Sono accusati di sequestro di persona, associazione a delinquere, favoreggiamento all'immigrazione. Ma c’è un sospetto atroce e riguarda il traffico di organi prelevati da persone vive. «Le organizzazioni cinesi sono le più impenetrabili e le più cruente», dice il pm Pace. L’indagine è partita dopo l’arresto di Xu Bailing, cinese di 43 anni, il capofila dei "passeur" che, a quanto ha raccontato un collaboratore di giustizia, ai clandestini infliggevano ogni tipo di sevizie fin quando i familiari non consegnavano la somma pattuita, 30 o 40 milioni a persona. Sevizie, torture, stupri e pestaggi solo per far sentire le urla attraverso la cornetta del telefono ai parenti, in questo modo l’organizzazione ha rastrellato in pochi anni un giro di 130 miliardi di lire. I clandestini - racconta il pentito- si muovono da Kiev o dall'Ungheria solo quando l’organizzazione è certa che avverrà il pagamento, necessaria la garanzia del denaro corrispondente al prezzo del viaggio. Alcuni di loro per racimolare la cifra necessaria a venire in Italia sono dispostia vendere anche organi come un rene, un occhio, il midollo spinale, per questi clandestini speciali il prezzo medio pagato dalle organizzazioni per l’ingresso in Italia è superiore. Il ministro dell'Interno Bianco, ieri alla Camera, ha confermato l'impegno delle forze dell'ordine in Veneto, dove il rapporto tra popolazione e agenti era stato finora particolarmente sfavorevole, e in Puglia. Tra Napoli e Caserta l’obiettivo perseguito dagli agenti è stato quello di agire con tempestività e senza mettere in allarme le prostitute, visto che si era già verificato un fenomeno a "fisarmonica". Dopo ogni operazione di controllo in una delle due zone, subito gli sfruttatori le inviavano «a battere» nell'altra provincia. Nel Salento è stata sgominata un’organizzazione composta da cinque albanesi ed un pugliese, responsabili di rapire e narcotizzare ragazze provenienti dai paesi dell’Est per avviarle alla prostituzione. Anche a loro è stato contestato il reato di riduzione in schiavitù delle vittime. Minacciati anche i volontari del «Regina Pacis», per la loro azione tendente a sottrarre le ragazze clandestine alla prostituzione. L’operazione, che ha assicurato alla giustizia chi sfrutta in modo ignobile le ragzze dell’Est, è stata apprezzata dall’arcivescovo di Lecce monisignor Francesco Cosmo Ruppi: «E’ il segno di un’attenzione responsabile al fenomeno criminale, la Puglia è terra di frontiera che deve dare sicurezza a tutto il territorio nazionale».