Procuratore Vigna, come si fa a lottare contro i ...

Roma -

Procuratore Vigna, come si fa a lottare contro i criminali e a evitare ulteriori drammi alle vittime dei traffici?

"Quando si svolge una doverosa attività di repressione si va sempre incontro a dei rischi che pongono in pericolo sia chi svolge l'attività di repressione sia chi deve essere fermato, arrestato, identificato. Questi sono rischi ineliminabili soprattutto se l'intervento deve essere svolto in mare, con mezzi particolarmente veloci e nei confronti di persone che vogliono sfuggire alla cattura a ogni costo. La rete criminale che ormai con un criterio manageriale "importa" le persone è estremamente aggressiva, strutturata, e, secondo le analisi da noi compiute, vede la combinazione tra molte criminalità. Gli albanesi trasportano non solo albanesi, ma anche turchi, curdi, cinesi. Come avviene sempre quando si tratta di mercati illeciti che hanno per oggetto (mi spiace usare questa parola) "beni mobili", (cioè che devono essere spostati da una parte all'altra, come le armi, la droga, il denaro e, purtroppo, gli esseri umani) si verificano purtroppo queste sinergie, che producono ingenti guadagni".

Insomma si tratta di un vero e proprio network di servizi criminali.

"Sì, ed è gestito da quelli che io definirei i clandestini per eccellenza, cioè i capi che trasferiscono da un Paese all'altro altri clandestini che non sono criminali ma fuggono dalla povertà, dai conflitti etnici e religiosi".

Quante sono all'incirca le persone che gestiscono questo network?

"Sono in tutto cinque o sei persone".

Un pugno di uomini...

"Sì, sono soltanto cinque o sei, mica di più, ma l'autorità giudiziaria non riesce a metterli in condizione di non nuocere. Lo dicevo proprio giovedì scorso nel corso di una riunione con varie Procure (Lecce, Bari, Napoli, Milano)".

Allora, che cosa si può fare?

"Ci vogliono delle forti pressioni a un livello diverso, pressioni politico-diplomatiche perché certi Paesi non si tengano in casa determinati soggetti, pressioni anche a livello comunitario. So benissimo che il posto di questi cinque, sei capi sarà subito occupato da altri criminali, ma, se non c'è la sicurezza di un rifugio garantito, il fenomeno sarà più facilmente attaccabile. Naturalmente tutto questo esorbita dai compiti di un magistrato".

M. Antonietta Calabrò

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