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Da La Repubblica del 24 Ottobre 2000

L'assalto dei clan albanesi

Rapporto alla magistratura: "Così sta conquistando l'Italia" Una organizzazione "dilagante ed egemone", scrivono Ros, Sco e Scico nel dossier consegnato al procuratore Vigna di

LIANA MILELLA - ROMA -

 

 

Di storie di violenza dei mafiosi albanesi a danno delle loro vittime (le donne, ma anche i loro stessi associati) se ne potrebbero raccontare tante. Il Ros dei carabinieri ne ha infilate due in una nota di un dossier riservato che, da alcune settimane, sta sulla scrivania del procuratore antimafia Piero Luigi Vigna. Eccole: c'è la storia che un' impaurita Denada Shabani raccontò, addirittura cinque anni fa, a un pubblico ministero di Novara. Gli disse che gli sfruttatori del paese delle Aquile potevano arrivare a utilizzare le scariche elettriche per convincere una ragazza riluttante a battere il marciapiedi. E aggiunse che quei "bastardi" non si tiravano indietro dal minacciare e ricattare i parenti rimasti in patria. Per esempio facendogli ascoltare, al telefono, le grida disperate della loro figlia. E ancora che un solo protettore poteva gestire fino a cento donne che arrivavano a guadagnare cento milioni all'anno, ma senza potersi tenere una lira. Ma la violenza non è riservata solo alle donne. C'è anche per chi viola le regole. Com' è accaduto a Ghenadi Myskery, un trentenne di Valona sospettato di uno sgarro dal clan di Aleksandr Aliay e quindi cosparso di benzina e torturato con una torcia. Avendola scampata, è riuscito a raccontarlo ai magistrati di Milano. L'istantanea della mafia albanese - "dilagante" ed "egemone" in Italia come racconta il rapporto del Ros firmato anche dallo Sco della polizia e dallo Scico della Gdf che sta allarmando più di un'autorità che lo ha avuto tra le mani - potrebbe raccogliersi in queste due storie. Spietati, violenti, capaci di adeguarsi a ogni situazione, ormai protagonisti assoluti nel traffico di droga in Italia, i più potenti nell'organizzare e nel lucrare sul traffico di essere umani, le prostitute, i bambini da vendere in adozione e forse destinati al mercato della pedofilia, i clandestini di ogni nazionalità che vogliono approdare in Italia, tra cui quelli destinati a ingrossare le file del lavoro nero. Inevitabilmente gli albanesi - sia quelli d'Albania che quelli del Kosovo - e il dossier finora segreto che parla di loro e del loro trionfante cammino criminale in Italia potrebbe far discutere il parterre internazionale che oggi e domani si riunisce a Roma alla Scuola superiore dell'amministrazione dell'Interno per trovare soluzioni al traffico di esseri umani. Pensata e voluta dal ministro dell'Interno Enzo Bianco, la conferenza discuterà delle vittime, ma anche dei carnefici. E se Bianco fornirà i dati aggiornatissimi sulle persone arrestate e denunciate negli ultimi due anni per questo reato - 3.105 in tutto, di cui 1.737 nel ' 99 e 1.368 nei primi sei mesi del Duemila -, inevitabilmente l'accusa si focalizzerà sui protagonisti del traffico, e tra questi certamente sugli albanesi. Che, come rivela il rapporto riservato del Ros (e le decine e decine di inchieste giudiziarie sparse in tutta la penisola), sono riusciti a stabilire la loro presenza, e in taluni casi anche la loro egemonia nella prostituzione e nel traffico di droga, in tutte le regioni italiane. Scrivono i carabinieri: "La presunzione che difficilmente forme di devianza straniera potessero trovare spazi autonomi in Italia per l'impossibilità di competere con Cosa nostra, camorra, 'ndrangheta e Sacra corona unita ha forse ritardato la sensibilizzazione al problema dell'infiltrazione dei gruppi criminali provenienti dall'estero. Così, in alcune aree, come lungo la costa Adriatica e nel Nord Italia, il controllo criminale delle nostre mafie si è affievolito consentendo una progressiva supremazia dei gruppi di origine serbo-albanese". Insomma, chi quasi quasi pensava che in un'Italia dominata da mafie forti mai sarebbero potuti penetrare e affermarsi gruppi criminali stranieri ha sbagliato. Perché le nostre organizzazioni hanno prima chiuso un occhio, quindi convissuto scendendo a patti e poi, alla fine, hanno perfino lasciato il campo. Com'è avvenuto in Lombardia, dove gli albanesi hanno soppiantato la 'ndrangheta nel traffico di stupefacenti. Il quadro allarmante, e forse sottovalutato, è sotto gli occhi di ministri italiani e stranieri. Il business miliardario del traffico degli esseri umani passa attraverso l'abilità e la spregiudicatezza delle mafie. Di chi, com'è accaduto soltanto due giorni fa, non si tira indietro dal gettare una bambina di due anni nel canale d'Otranto. Nicoleta Xoaj è ancora viva soltanto per il coraggio dei poliziotti italiani che sono riusciti a salvarla. E il gommone con gli scafisti a bordo, nel frattempo, già faceva rotta verso l'Albania.