10 schede critiche su frasi fatte e luoghi comuni sugli immigrati *


Si può parlare di immigrazione in tanti modi: da persone informate o disinformate, cercando di ragionare sui fatti o facendosi prendere dalle emozioni.

Si può parlarne anche da razzisti, quando mancano le informazioni necessarie per ragionare sui fatti. O quando si crede di averne a sufficienza perchè alla televisione, sui giornali, al bar, tutti sembrano concordi nel dire le stesse cose.

E' purtroppo così che nasce, talvolta anche in buona fede, il pregiudizio. E con il pregiudizio l’affermazione gratuita, non sottoposta a critica, che magari ha un fondo di verità, ma nel momento in cui si va a fare di ogni erba un fascio, diventa falsa. Falsa e offensiva. Falsa e perfino razzista.

La storia dell’emigrazione italiana nel mondo (27 milioni di espatri dalla seconda metà del secolo scorso ai nostri giorni) è piena di pregiudizi e di comportamenti razzisti che hanno fatto soffrire moltissimo i nostri connazionali all’estero (tra cui milioni di veneti).

Di loro si diceva quello che spesso sentiamo dire oggi degli immigrati nel nostro paese: ci rubano il posto di lavoro, portano le malattie, vengono qui a delinquere, approfittano dei nostri servizi sociali, non tengono bene le case, impongono usi e costumi inaccettabili, insidiano le nostre donne. Talvolta qualcosa di vero c’era e c’è in tutto ciò. Ed era giusto ed è giusto esserne preoccupati. Però, a chi vuol essere oggettivo ed onesto nel suo giudizio, possono essere offerte sufficienti informazioni per una visione delle cose più corretta e tale da portare a conclusioni ben diverse sul fenomeno dell’immigrazione. Ben diverse e anche più utili allo "star bene assieme", dato che assieme, lo vogliamo o no, dovremo vivere in questa regione, veneti e siciliani, italiani e stranieri, nativi e immigrati. Perchè questo è il futuro che ci aspetta.

Tutti i dati utilizzati nelle 10 schede che seguono provengono dai dossier statistici sull’immigrazione 1996 e 1997 della Caritas di Roma (tel. 06-6988.6501), dai Rapporti annuali 1995 e 1996 dell’Ismu di Milano (tel. 02-7202.3375) e dalla bancadati del Cestim di Verona (tel. 045-8011.032).


scheda A

Immigrati e "invasione"

Spesso si sente dire:"siamo di fronte ad una vera e propria invasione"

Dati da considerare

Stranieri presenti e loro percentuale di incidenza

sul totale dei residenti (1996)

 

Unione Europea 18.109.300 4,9%
Italia 1.095.622 1,9%
Veneto 87.971 2,0%

 

                 

Spunti per una riflessione critica

n Il termine "invasione" sembra francamente esagerato quando si pensa che in Italia, e anche nel Veneto, l’incidenza degli stranieri presenti sulla popolazione residente è assai meno della metà rispetto al valore UE. E in ogni caso si tratta di due stranieri ogni cento residenti. In Austria e in Germania sono 9, in Francia sono 6, in Belgio e in Svezia 5, nel Lussemburgo addirittura 33.

n Nel mondo ci sono circa 130 milioni di persone che vivono da stranieri immigrati in un Paese che non è il loro. Di questi solo lo 0,9 per cento è dato dagli stranieri in Italia. Ed è quasi quattro volte superiore (3,5 per cento) il numero degli italiani che vivono ancora oggi da stranieri immigrati all’estero.

 


Scheda B

Tutti "marocchini"?

Spesso si sente dire: "è un marocchino: vengono tutti dall'Africa"

Dati da considerare

Stranieri presenti in Italia per area di provenienza (1996)

Europa 426.017 (38,9%)
Africa 314.924 (28,8%)
Asia 195.495 (17,8%)
America 154.822 (14,1%)
Oceania 3.613 (0,3%)

Spunti per una riflessione critica

n Le cifre relative alla presenza straniera raramente vengono lette in modo da distinguere tra quanti provengono dalle "aree del malessere" politico (guerre, dittature), economico (miseria, disoccupazione di massa, catastrofi naturali) o sociale (analfabetismo, servizi sanitari inadeguati, arretratezze culturali) e quanti provengono invece dalle "aree del benessere". Tra gli "extracomunitari", cioè tra coloro che non fanno parte dell’Unione Europea e che alcuni si ostinano a chiamare tutti "marocchini", ci sono cittadini della Svizzera, degli Stati Uniti (soltanto a Vicenza più di 8.000) o del Giappone che non hanno nulla a che vedere con le problematiche dell’immigrazione in quanto riferite a chi è fuggito dalle "aree del malessere".

n Ma quanti sono poi i "marocchini"? Se li mettiamo assieme a tutti gli altri nordafricani non raggiungono il 20 per cento della popolazione straniera in Italia. Se li consideriamo per quello che sono davvero, in quanto provenienti dal Marocco, non sono neanche l’11 per cento degli stranieri.

 


Scheda C

Tutti "musulmani"?

Spesso si sente dire: "stanno islamizzando l’Italia"

Dati da considerare

Appartenenza religiosa degli stranieri in Italia

(stima 1996 della Fondazione Migrantes - Cei)

 

Spunti per una riflessione critica

n Come si vede, può essere considerato di religione musulmana circa un terzo degli stranieri presenti in Italia, mentre sono più della metà quelli che possiamo presumere cattolici o di altra chiesa cristiana.

n C’è poi da tenere presente che gli immigrati di religione islamica provengono da aree diverse. Solo una parte di loro si identifica con il mondo arabo. E nello stesso mondo arabo è noto come il rapporto tra religione, società civile e stato vari molto da paese a paese.

n E c’è anche un vissuto diverso della religione che caratterizza i singoli individui. Come tra i cattolici c’è chi è praticante e chi lo è meno, chi legge e vive il Vangelo in un modo e chi in un altro, chi ci tiene a dichiararsi cristiano e chi invece non ci tiene affatto per mille ragioni, la stessa cosa avviene nelle altre religioni. Anche tra i musulmani.

 


Scheda D

Tutti "vu’ cumprà"?

Spesso si sente dire: "la maggior parte di loro vive di espedienti"

Dati da considerare

Immigrati e mercato del lavoro in Italia

Stranieri con permesso di soggiorno per motivi di lavoro effettivamente

presenti nel corso del 1996: 600.000 circa

n 142.000 con contratti di lavoro nell’industria e nei servizi

n 150.000 con contratti di lavoro domestico

n 114.000 con contratti di lavoro nell’agricoltura

n 24.000 con lavoro autonomo

n 64.000 in posizione lavorativa non evidenziata

n 107.000 nelle liste di collocamento

Spunti per una riflessione critica

n Sicuramente c’è chi vive di espedienti da accattonaggio più o meno mascherato, ma si tratta di una esigua minoranza rispetto a quanti sono occupati in attività produttive (agricoltura, industria, servizi, lavoro domestico).

n Se si adattano a lavorare in nero, secondo l’Istat, non meno di 5 milioni di italiani, è altamente probabile che a maggior ragione vi si adattino, come tutti sanno, anche decine di migliaia di stranieri. In modo particolare se si trovano ad essere nella condizione di irregolari o clandestini.

n Gli iscritti alle liste di collocamento nel corso dell’anno cambiano. Un immigrato, come del resto qualsiasi italiano, può risultare occupato o disoccupato più volte in relazione ai lavori stagionali od occasionali cui può essere avviato.

 


Scheda E

Tutti "spacciatori di droga"?

Spesso si sente dire: "si tratta in gran parte di clandestini che vengono qui per delinquere"

Dati da considerare

Stranieri, presenza irregolare e delinquenza

nel corso del 1996

Irregolari e clandestini censiti con Decreto Dini 250.000
Irregolari e clandestini espulsi 34.645
Regolari, irregolari e clandestini denunciati 47.792
Regolari, irregolari e clandestini condannati 32.296
Regolari, irregolari e clandestini entrati in carcere 25.393

Spunti per una riflessione critica

n L’analisi delle statistiche sulla criminalità richiede sempre molta attenzione. In particolare quando i dati non possono essere disaggregati per tipo e gravità di reato. Nel numero degli stranieri denunciati per uno o più reati, ci sono comunque sia immigrati regolari che immigrati irregolari o clandestini. Questo vuol dire che se pensiamo ai clandestini che commettono reati (o per questo sono denunciati) e ci risulta che sono sicuramente molto meno di 47.792, ne viene di conseguenza che tra i 250.000 irregolari e clandestini censiti dal Decreto Dini almeno l’85 per cento non è stato accusato di niente.

n Se poi confrontiamo la cifra dei denunciati con la cifra totale degli stranieri in Italia (1.095.622), possiamo dire che solo il 4,4 per cento degli stranieri ha avuto problemi con la Giustizia, mentre non li ha avuti il 95,6.

 


Scheda F

...e le donne "tutte prostitute"?

Spesso si sente dire: "se abbiamo il problema della prostituzione è colpa della Legge Martelli"

Dati da considerare

Prostituzione e donne immigrate in Italia

Donne italiane coinvolte nella prostituzione* 300.000
Donne straniere coinvolte nella prostituzione** 26.000
Donne straniere presenti in Italia (1996) 489.634
n dall’Europa dell’Est 107.607
n dall’Africa 81.983
n dall’America Latina 67.867
n dall’Asia 89.449

* Stima media da ricerche degli anni ’80 ** Stime Parsec 1994-1996 (ipotesi di massima)

 

Spunti per una riflessione critica

n In Italia come in tutti i paesi del mondo la prostituzione è un fenomeno consistente indipendentemente dai flussi migratori. Finchè esiste una domanda di prestazioni sessuali a pagamento, è probabile che persista in un modo o nell’altro la relativa offerta. Nel caso italiano questa è importata dall’estero in una misura che appare inferiore al 10 per cento. La prostituzione straniera ha però una rilevante (e spesso irritante) visibilità, perchè ad essa è stato lasciato e/o riservato in maniera quasi esclusiva il mercato da marciapiede.

n Le donne immigrate che non hanno niente a che vedere con la prostituzione (e che sono qui da sole o con i loro mariti per accudire alle persone anziane o inferme, per lavorare come colf, come operaie o altro e per curare la loro propria famiglia) sono almeno il 94 per cento dell’intera popolazione femminile straniera.

 


Scheda G

"Sono un pericolo per la salute pubblica"

Spesso si sente dire:"questi ci portano malattie tropicali, lebbra, malaria, Tbc, Aids"

Dati da considerare

Patologie più frequenti rilevate nelle visite agli immigrati

(dati relativi a 2345 visite ambulatoriali presso il Cesaim-Centro Salute Immigrati di Verona, anno 1996)

Patologia N. casi %
1. Respiratoria 376 16,0
2. Reumat.Ortoped.Traumatologica 300 12,8
3. Gastroenterologica 218 9,3
4. Ginecologica 198 8,4
5.Odontoiatrica 193 8,2
6. Dermatologica 173 7,4
7. Oculistica 136 5,8
8. ORL 97 4,1
9. Tropicale e parassitologica 75 3,2
10.Urologica 68 2,8

Spunti per una riflessione critica

n Gli studiosi di "medicina delle migrazioni" sono concordi nel sostenere che sono più le malattie che i migranti prendono nel paese di immigrazione (per una serie di fattori legati alla precarietà delle condizioni di vita nella prima fase di inserimento) che quelle che portano con sè dal paese di emigrazione (da dove partono giovani e per lo più sani).

n Se c’è dunque un pericolo per la salute pubblica nel paese di immigrazione, è quando la mancanza di una adeguata politica dell’accoglienza da una parte espone l’immigrato al rischio di malattia anche grave e infettiva (come la tbc) e dall’altra gli nega o gli rende difficile l’accesso ai servizi sanitari di prevenzione e cura prima di mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri.

 


Scheda H

"Per noi sono soltanto un peso"

Spesso si sente dire: "la nostra economia potrebbe farne tranquillamente a meno"

Dati da considerare

Entrate per lo Stato e Profitti per le Imprese

dai lavoratori immigrati in Italia

n tasse e contributi previdenziali: non meno di 4.500 miliardi nel 1996

n profitti leciti e illeciti delle imprese resi possibili dal lavoro degli immigrati: non facilmente calcolabili, ma ingenti

n rendite lecite e illecite da locazioni agli immigrati: non facilmente calcolabili, ma ingenti

n guadagni leciti e illeciti da acquisti di beni e servizi da parte degli immigrati: non facilmente calcolabili, ma ingenti

n risparmi dello Stato per costo zero nella formazione della manodopera importata dall’estero: non facilmente calcolabili, ma ingenti

Spunti per una riflessione critica

n Senza le trattenute in busta paga degli immigrati il sistema di previdenza sociale sarebbe ancora più sbilanciato e in deficit di quanto non lo sia adesso. E' giusto tenere presente che gli immigrati che lavorano in regola concorrono già oggi in maniera significativa a rendere possibile l’erogazione delle pensioni.

n Senza lavoratori immigrati molte aziende non potrebbero restare sul mercato per la non-disponibilità della manodopera italiana. I giovani del nostro paese possono permettersi di rifiutare i lavori pesanti, rischiosi, poco gratificanti, precari, tanto più se malpagati. Anche se non è bello pensare che li debbano per questo fare gli immigrati, di fatto avviene così per reciproca convenienza: un reddito accettabile per loro, profitti per le imprese.

 


Scheda I

"Meglio aiutarli nel loro paese"

Spesso si sente dire: "più cooperazione allo sviluppo e meno immigrazione"

Dati da considerare

Rimesse emigrati italiani e immigrati stranieri (1991-1996)

risparmi inviati in Italia dai nostri emigrati all’estero

4.725 miliardi di lire

risparmi inviati nei loro paesi dagli immigrati in Italia

1.769 miliardi di lire

 

Spunti per una riflessione critica

n Di fatto, nella storia moderna delle migrazioni, la cooperazione allo sviluppo più efficace nel migliorare le condizioni di vita della gente nei paesi poveri è stata proprio l’accettazione degli immigrati nei paesi ricchi. Perchè questo nei paesi di emigrazione vuol dire: a) un contributo alla riduzione della disoccupazione e dei costi sociali che essa comporta; b) un contributo alla riduzione del debito estero con l’ingresso di valuta pregiata; c) opportunità di piccoli investimenti in attività economiche da parte delle famiglie degli emigranti; d) opportunità, al rientro degli emigranti, di utilizzare capacità professionali e imprenditoriali acquisite all’estero.

n In Marocco nel 1994 le rimesse ufficiali dei suoi emigrati in vari paesi del mondo sono state (senza contare quelle non passate dall’Ufficio Nazionale dei Cambi) dell’ordine di 20 miliardi di dirham: che equivaleva al 50% del valore dell’esportazione complessiva del paese, al 30% delle importazioni, a una volta e mezza il valore del turismo, a due volte e mezzo quello dei fosfati e soprattutto al 100% dell’interesse totale del debito estero del Marocco.

 


Scheda L

"ne va della nostra identità culturale"

Spesso si sente dire: "...costituiscono una minaccia seria per la nostra identità culturale"

Dati da considerare

Numero e percentuale di incidenza degli stranieri delle prime dieci nazionalità

sul totale della popolazione residente nel Veneto (dati 30 giugno 1997)

1. Marocco 13.548 (0,31) - 2. Jugoslavia 10.220 (0,23) - 3. Stati Uniti 8.263 (0,18) - 4. Albania 5.080 (0,12) - 5. Ghana 5.028 (0,11) - 6. Croazia 4.553 (0,11) - 7. Romania 3.190 (0,07) - 8. Senegal 2.633 (0,06) - 9. Nigeria 2.621 (0,06) - 10. Germania 2.559 (0,05)

 

Spunti per una riflessione critica

n Ogni cento abitanti del Veneto, 98 sono di nazionalità italiana e solo 2 sono di nazionalità straniera. Se esiste una minaccia alla propria identità culturale, da che parte dovrebbe partire il grido di allarme? Tanto più che a fronte di un 98 per cento di veneti che nella loro quotidianità giustamente esprimono cultura veneta, gli stranieri nel loro 2 per cento esprimono almeno 150 culture diverse (tante quante sono le nazionalità), ognuna delle quali con un peso irrilevante (dallo 0,31 allo 0,0001) rispetto a coloro che esprimono cultura veneta.

n La co-presenza di tante culture sul territorio può essere sempre utilmente vissuta da tutti come un’opportunità di confronto e arricchimento reciproco. Talvolta può generare anche tensioni, conflitti e tragedie. Ma questo non dipende mai da questioni di numero o di "soglia di tolleranza". Dipende esclusivamente dal fatto che l’identità culturale di ognuno sia fondata sul valore del rispetto delle identità culturali degli altri.

 


* Le dieci schede sono state tratte dall'opuscolo "Due, tre cose che so di lui" realizzato dal Cestim e dall'Anolf per conto della Cisl del Veneto nell'ambito delle iniziative dell'anno europeo contro il razzismo (1997).