da " La Repubblica"

MENZOGNE E VERITA'

di GIUSEPPE D'AVANZO

È DOVEROSO chiedere scusa. Scrivemmo che Luis Ignacio Marsiglia, ebreo convertito, cattolico praticante, insegnante di religione al liceo "Scipione Maffei" di Verona, il 19 settembre, fu minacciato e insultato e alla fine aggredito da tre naziskin che gli urlavano "sporco ebreo" e inneggiavano a Haider. Non è vero. Luis Marsiglia ha confessato ieri di essersi inventato ogni cosa, le minacce e l'aggressione. HA AMMESSO di averlo fatto per riconquistare una cattedra che la Curia gli aveva tolto e a cui non aveva diritto, privo com'è di un valido titolo di studio. Si è inventato tutto e noi siamo qui per chiedere scusa ai nostri lettori e alla città di Verona. Abbiamo avuto fiducia nelle sue parole e non dovevamo farlo. Abbiamo visto nella diagnosi dei medici, nei verbali della polizia, nella preoccupazione del ministro degli Interni e dei magistrati, nella solidarietà espressagli dai suoi studenti, dalle autorità locali, dal governo e dal presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini, una conferma della "verità" di Marsiglia. Potevamo controllare di più quel racconto che annunciava la notte della ragione. Proprio per il dramma che denunciava dovevamo essere più rigorosi. Dovevamo con maggior vigore coltivare alcuni dubbi per vagliare criticamente e in autonomia quella storia. E dare - per fare un esempio - uno sguardo più approfondito al referto medico o chiederci come mai in una città, dove tutti sanno tutto, tre ragazzotti con le teste rasate possono pestare un professore amato dai suoi studenti e sparire nel nulla, come se non fossero mai esistiti. Potevamo farlo, non lo abbiamo fatto ed è il nostro mestiere avere dubbi e controllare. Proviamo disagio per la nostra ingenuità e pietà per Luis Ignacio Marsiglia. Possiamo soltanto immaginare quali fantasmi o mediocrissime passioni lo abbiano consigliato di inscenare questa fandonia per difendere soltanto se stesso, il suo posticino al caldo tra gli insegnanti di un liceo-bene. Possiamo provare soltanto vergogna per lui se pensiamo a che cosa disse quando gli fu chiesto: "Professore, si è inventato tutto?". Lo sventurato rispose: "Io sono profondamente indignato. Questo è un dolore che non fa che acuire una ferita che non riesco a chiudere...". Sapeva il poveretto quale e quante ferite stava aprendo per davvero e non nel suo corpo, ma nel corpo e nell'anima di molti altri che la discriminazione la vivono come un morso nella carne? Era consapevole Luis Ignacio Marsiglia che quella sua fandonia può rendere fandonie, favole e frescacce le cento, mille realtà in cui l'intolleranza razziale e religiosa c'è davvero, concreta, cruda, insopportabile? Dobbiamo chiedere scusa a Verona e ai veronesi. Ci siamo sforzati di non fare di ogni erba un fascio, di non vedere lungo l' Adige soltanto bieco conservatorismo, difesa degli "schei" e razzismo. Abbiamo raccontato che, nella città di Salò e di Abel e Furlan (i nazisti di Ludwig), c'era posto per la Caritas, la San Vincenzo, il Cireneo, con l'assistenza ai malati terminali, il Cestim che accompagna l'inserimento degli immigrati, il Cesam, dove i medici fanno agli stranieri più di seimila visite gratis all'anno. Abbiamo tentato di raccontare, di Verona, lo spirito solidale dei veronesi e quel rifiuto della modernità e difesa del locale che sembra un movimento profondo e radicato nella società veneta. L' aggressione all'ebreo, il pestaggio di Luis Marsiglia è parsa (e non soltanto a noi) peggio che possibile, probabile. Perché è qui a Verona che si radica e si compiace un intransigente "venetismo etnico" che considera ogni forma di diversità - lo zingaro, il "marocchino", l'ebreo - "complotto contro le radici". Le menzogne di Marsiglia e la fandonia che ha raccontato all'Italia non possono farci dimenticare allora che intolleranza e discriminazione non sono menzogne, che sono qui tra noi. Sono il pane amaro di centinaia di migliaia di persone e la strada che pericolosamente nel silenzio dell'opinione pubblica (non si sa se complice o intimorita) hanno imboccato la Lega e alcuni settori della Chiesa cattolica. L'urina di maiale padano dispersa sul territorio della costruenda moschea di Lodi per profanarla e sconsacrarla o l'invettiva del cardinale Biffi contro i musulmani non sono, come nel caso Marsiglia, l'invenzione di un uomo mediocre minacciato dalla disoccupazione che specula cinicamente sulla persecuzione della sua gente. Sono il flusso di fondo di una società che smarrisce il senso di una comune responsabilità, che si ripiega su stessa. E' l'armamentario politico e ideologico di un leghismo che incupisce lo smarrimento e le paure dei "padri di famiglia", che crea minacce e fantasmi e offre come difesa e riparo la differenza, l'esclusione, un nuovo muro. Nessuna menzogna di Luis Ignacio Marsiglia potrà cancellarlo o farcelo dimenticare.