da "La Repubblica"

di Lunedì 16 ottobre 2000

Polo diviso sulla crociata anti-Islam Fini e Casini contro Bossi

di CURZIO MALTESE

LO SPETTRO del razzismo, che è tornato ad agitarsi per l'Europa, ha trovato in Italia per la prima volta un riconoscimento ufficiale. Nel senso che in questi giorni la destra italiana, detta Casa delle Libertà, probabile vincitrice delle prossime elezioni, sta discutendo se ammettere o meno fra i suoi valori le discriminazioni di razza e di fede religiosa.

SEMBRA assurdo, all'alba del terzo millennio, ma è la pura cronaca dei fatti. Nella Casa delle Libertà, come nel partito della Libertà di Haider, sono ormai ammesse le visioni apertamente razziste e xenofobe del neo nazista Pino Rauti e del padano Umberto Bossi. Nel nome di queste, la Lega di Bossi ha organizzato a Lodi, con la partecipazione di militanti di Forza Italia, una sorta di celebrazione pubblica del neo razzismo "per bene", in forma di un corteo per impedire la costruzione di una moschea, dal linguaggio e dai contenuti non troppo distanti dalle manifestazioni dei naziskin tedeschi. Con la differenza, non da poco, che qui non si tratta di un gruppo estremistico tenuto ai margini della vita civile e condannato in blocco da tutte le forze democratiche, ma di una forza politica che già amministra una fetta del ricco Nord e si candida a ricoprire un ruolo decisivo nel possibile e probabile prossimo governo.Quanto a Forza Italia e alla sua presenza in una manifestazione del genere, sarebbe interessante conoscere l'opinione del Partito Popolare Europeo, in prima fila nel resto d'Europa contro la predicazione xenofoba.

Ma il paradosso continua. E' toccato a Gianfranco Fini, leader di un partito post fascista, ricordare ai suoi alleati l'esistenza di un principio che si chiama libertà di confessione religiosa: "La libertà di culto è un diritto inaliemabile ed è sacrosanto garantirlo a un cittadino che vive in Italia e professa una religione diversa dalla nostra. La libertà religiosa è un diritto fondamentale dell'uomo". Una bella lezione, che però ha incontrato il silenzio assordante del capo del Polo, Silvio Berlusconi, e delle gerarchie ecclesiastiche impegnate in una balorda rievocazione del concetto di stato confessionale. Alla sorprendente lezione di democrazia impartita da uno che ha smesso da poco di organizzare pellegrinaggi alla tomba di Mussolini, ha aderito, ma con quanta timidezza, il solo Casini. Basterà tutto questo per porre, in Europa e in Italia, la questione della legittimità democratica della destra italiana? Probabilmente no.

L'Europa, dopo la fiammata anti Haider, sembra tornata a preoccuparsi soltanto del cambio Euro-dollaro. D'altra parte, dai tempi del fascismo, tutto quello che riguarda la vita pubblica italiana nel resto d'Europa viene sottovalutato e imputato con un sorriso al temperamento teatrale del nostro popolo. In Italia l'egemonia culturale della destra detta un'agenda di comodo, se non elettoralistica, e produce strani fenomeni sui media. Al momento sono tutti impegnati nella battaglia al comunismo morto, al '68, alla lotta partigiana e finanche al Risorgimento. Quindi, se oggi la destra sfila in corteo per demolire una moschea, domani i giornali infallibilmente condanneranno il presunto anti semitismo dei gruppetti extraparlamentari degli anni Settanta. Eppure la xenofobia di Bossi non è teatro, le sue parole possono preparare fatti. Nel caso della Lega, la guerra religiosa, ideologica e razziale all'immigrazione costituisce ormai il perno della identità politica del movimento e, persi per strada federalismo e secessionismo, l'ottanta per cento della propaganda. Così come dovrebbero allarmare i continui attacchi agli omosessuali, da parte di tutti gli esponenti della Casa delle Libertà, e il diffondersi nella stampa e nella satira di destra di stilemi razzisti. Con l'obiettivo di conquistare non piccole aree di fanatismo giovanile, ma il silenzio complice di maggioranze impaurite dalla modernità e la rassegnata impotenza delle istituzioni democratiche, come nei tempi più bui della storia europea.