da " La Repubblica"

Wojtyla e il cardinal Martini: milanesi, dite no al razzismo

di PIERO COLAPRICO- ROMA -

L'invito, in un momento avvelenato da piccoli e grandi razzismi, è in netta controtendenza. Papa Wojtyla parla ai milanesi, arrivati in ventimila a Roma per il Giubileo ambrosiano, e dice: "Tante sono le sfide che dovete affrontare in questo importante passaggio epocale", si chiamano consumismo, secolarizzazione e "multietnicità: anche il territorio della vostra arcidiocesi vede la presenza di persone che provengono da paesi diversi, appartenenti a varie razze, culture e religioni. A voi - sono le parole del Papa - è chiesto di non serrare le porte del vostro cuore a chi vi chiede ospitalità". Giovanni Paolo II, che poco prima aveva scatenato ovazioni percorrendo, stando in piedi sull'auto scoperta, l'intero tracciato della piazza, lancia un' invocazione: "Chiesa che sei di Milano, non temere di fronte alle grandi sfide del momento presente! Avanza fiduciosa (...) nel servizio amorevole dei poveri e nella testimonianza cristiana in ogni realtà sociale". Usa, Wojtyla, la parola "sfida". La stessa impiegata, poco prima, dal cardinal Carlo Maria Martini, il quale dava l'impressione di chiedere ai cattolici del Nord a un gigantesco esame di coscienza collettiva. Bisogna, dunque, "affrontare le sfide della diversità". Sfide da vincere, stando al cardinale, aprendosi al "dialogo ecumenico interreligioso. Ciascuno di noi deve sentire la responsabilità di essere per gli altri, reciprocamente, quel 'pastore buono e bello' che dà la vita per i fratelli", con il riferimento alla parabola evangelica del buon pastore. Si dice che Wojtyla sia un conservatore e Martini un innovatore, che il primo apprezzi i cattolici più integralisti e il secondo approvi di più l'apertura mentale, ma mai come ieri mattina, nel Giubileo ambrosiano che si celebra da venerdì nella Capitale, è apparso evidente quanto entrambi "avvertano" il pericolo che nasce dalla mancanza di dialogo. Milanesi, esortano, nel giorno di San Carlo, onomastico sia del Papa, sia del cardinale, non voltate le spalle agli altri. Ma c'è da dire che il clima molto affettuoso e intenso, con più di 4mila chierichetti sveglissimi nonostante la notte trascorsa su treni e bus, non ha fatto però percepire, immediatamente, questo precetto dalla grande folla. Quando la piazza lentamente si svuota, chiediamo le impressioni al duplice discorso sulla "sfida", tra i cortei di pellegrini che sfilano per le chiese giubilari. E sulla proposta di "non serrare le porte", riceviamo in risposta tanti sguardi interrogativi, di chi non ha proprio compreso. Mentre venerdì, sul treno che portava a Roma i pellegrini delle parrocchie di periferia milanese, erano in larga maggioranza i fautori del "dialogo zero" con extracomunitari e Islam: "Mi sono confessata e so che è peccato, ma sto diventando razzista", riassumeva una signora. Perciò, c'è da chiedersi: in nome della "costruzione di una società rispettosa di ogni essere umano", dell'impegno chiesto dal pulpito di essere "solidali con il prossimo sempre più bisognoso", cambierà qualcosa? Nel pomeriggio Martini, che ha dato un "dieci e lode ai chierichetti", e ha puntato molto sull'impegno futuro dei giovani, ha approfondito il tema. Ha sottolineato come la Chiesa sia rispettosa dei compiti dello Stato, che sono quelli di legiferare e assicurare l'ordine, ma l'uomo "non può erigere bastioni al vento che soffia da ogni parte del mondo". "Il Santo Padre ha chiesto a noi milanesi di 'non serrare le porte del nostro cuore a chi ci chiede ospitalità'. La Chiesa - ha aggiunto Martini - è il buon samaritano che dà da bere a chi ha sete, che sfama chi ha fame", senza guardare troppo a differenze di colore o religione. In questa prospettiva, le aspre polemiche di Milano, sulla moschea da aprire e su Lega e An contrarie, vengono sopite: "non c'è - sostiene Martini - un forte atteggiamento di chiusura. C'è, casomai la considerazione di un problema che deve essere affrontato con molta attenzione. Noi siamo a favore degli equilibri e di una integrazione rispettosa". Anche, e soprattutto, in un mondo che cambia in fretta, "con Internet si è già in contatto con tutti i Paesi", e tenendo in grande considerazione l'invito di papa Wojtyla affinché "la ricerca dei beni superflui non vi faccia mai dimenticare i bisogni dei poveri, sia di quelli che vivono vicino a voi che di quelli più lontani".