Da Il Corrire della Sera di
Clandestini e cannoni, i Poli contro Bossi

Il ministro: parole travisate. Il «Corriere» conferma l’intervista. Pisanu ai suoi: frasi da osteria

ROMA - L’Udc parla di «idea troglodita». Ma anche il resto della maggioranza prende le distanze da Umberto Bossi. Da quel «Voglio sentire il rombo dei cannoni», pronunciato dal leader della Lega nell’intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera. L’opposizione chiede le sue dimissioni da ministro per le Riforme istituzionali. E anche la Chiesa, più volte criticata in passato, lo attacca: «Delle parole contro di noi dovrà rendere conto davanti a Dio».

CANNONI - Il numero uno del Carroccio prova a correggere il tiro: «Quell’intervista non rispecchia il mio pensiero. Due battute sono diventate un pezzo». Ma il Corriere conferma tutto. Aggiunge Bossi: «Quello che penso in materia è identico a ciò che dice il trattato di Palermo», siglato nel 2000. Un documento che il «governo dovrebbe firmare subito» e che, dice il ministro, «mette sullo stesso piano il traffico di esseri umani e lo schiavismo, consentendo alla Marina di abbordare le navi di clandestini». Cosa che, in base alla normativa vigente, sarebbe invece considerata un atto di pirateria. Il vicepremier, Gianfranco Fini, smorza le polemiche: «Nella maggioranza l'imbarazzo ci sarebbe stato se non ci fosse stata una pronta smentita».


DECRETI - In serata, Bossi sembra soddisfatto. Dice ai microfoni di Radio Padania: «Si sono spaventati. Secondo me al prossimo Consiglio dei ministri i decreti attuativi della legge sull’immigrazione ci saranno. Non so cosa mi faranno pagare sul lato delle riforme istituzionali». Il leader del Carroccio torna sull’ipotesi di lasciare il governo: «Se non posso far niente, sto meglio fuori». E poi riparte alla carica: «In questo Paese attaccano chi fa una battuta e non quelli che non fanno le regole». Chi sono lo spiega lui stesso: «Il Paese è diviso in due: da una parte i cittadini che vogliono il controllo dell’immigrazione. Dall’altra una classe politica di stampo illuminista, non solo a sinistra, che non vuole il controllo e boicotta la Bossi-Fini». E ancora: «Sarà pure vero, come dicono Pisanu e Berlusconi, che gli immigrati sono diminuiti. Ma poi ai semafori vedi quelli che puliscono i vetri, sono tornati in massa». La sua frase sui cannoni, però, non è passata inosservata.


MAGGIORANZA - La reazione più dura arriva dall’Udc. E’ Marco Follini, segretario del partito, a parlare di «idea troglodita. Bossi vorrebbe sentire il rombo delle cannonate; tanti altri vorrebbero sentire il suo silenzio». Parole condivise dai ministri centristi: «Spero si sia trattato solo di una battuta - dice Carlo Giovanardi -, certi limiti non si possono superare». Aggiunge Rocco Buttiglione: «Le cannonate non le spareremo mai. Salvare la gente in mare è un dovere morale prima che politico». La replica della Lega è di Roberto Calderoli: «Nel 1999 fu proprio il Ccd, con Casini, a dire che bisognava sparare». Spiega Giovanardi: «Noi non ci riferivamo alle navi ma agli scafisti che buttavano in mare i bambini per sfuggire alle nostre unità. E’ l’esatto contrario».
Critiche anche da Alleanza nazionale. Per il ministro Mirko Tremaglia, «Bossi è stato vittima della calura estiva». Mentre per il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, i cannoni «non spareranno». Pochi commenti da Forza Italia, il partito del ministro dell’Interno, più volte attaccato negli ultimi giorni dalla Lega. Per Gabriele Boscetto, un anno fa il relatore proprio della Bossi-Fini, «se spariamo ad una nave con 100 persone a bordo, poi piangiamo tutti». Freddezza pure da Lampedusa, l’isola più esposta agli sbarchi di queste settimane, dove il sindaco azzurro Bruno Siragusa parla di «sparata incomprensibile».


CHIESA - Severo il Vaticano. Soprattutto con Alfredo Maria Garsia, presidente della commissione Cei sulle migrazioni, che non commenta le frasi di Bossi sulle cannonate ma un altro passaggio dell’intervista. Quello in cui Bossi afferma che «certe forze cattoliche hanno costruito un bel giro d’affari intorno all’immigrazione». Il vescovo usa toni quasi da anatema: «La pagherà quando dovrà rendere conto a Dio di quello che ha detto, perché sono accuse ingiuste e gratuite».


OPPOSIZIONE - Per l’opposizione è il segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, a chiedere la rimozione di Bossi: «Formule come quelle che ha usato sono incompatibili con la carica di ministro». Rincara la dose Alfonso Pecoraro Scanio, dei Verdi: «E’ un elemento incostituzionale». Mentre per Dario Franceschini, Margherita, si tratta di «istigazione a delinquere». Ragionamento diverso da Massimo Brutti, Ds, che alla condanna preferisce l’analisi: «E’ possibile che sia solo una manovra politica: difendere l’asse con Tremonti e consentire alla Lega di alzare la voce in vista della verifica interna alla maggioranza».
Lorenzo Salvia