Raccomandazioni per le emittenti radiofoniche e televisive
su come ritrarre in maniera corretta
le minoranze etniche presenti nelle società europee

Queste raccomandazioni sono state elaborate in collaborazione con componenti del comitato per i programmi televisivi dell’European Broadcasting Union e con rappresentanti di organizzazioni che fanno capo alle emittenti pubbliche del Regno Unito, della Francia, del Belgio, della Germania, dei Paesi Bassi, della Svezia e della Danimarca. Le raccomandazioni sono state approvate dalla seconda conferenza del PBME tenutasi a Strasburgo dal 18 al 20 ottobre 1995.

Pubblicato da Public Broadcasting for a Multicultural Europe, una iniziativa europea sostenuta dalla BBC Education (UK), BBC Television - Equal Opportunities (UK), BRTN (Belgio), NOS (Paesi Bassi), STOA (Paesi Bassi), University of LUTON (UK).

Traduzione di Elisabetta Frezza

Indice

Appendici

Introduzione

Perché una serie di raccomandazioni per le emittenti radiofoniche e televisive?

Queste raccomandazioni sono state formulate per fornire a chi lavora nelle emittenti radiofoniche e televisive alcuni spunti di riflessione che li aiutino a mettere a fuoco un’immagine attendibile e corretta delle società multiculturali in cui viviamo. E’ necessario che gli autori di programmi, i redattori e i dirigenti considerino quale impatto avranno le loro produzioni sullo sviluppo di società multiculturali stabili e armonicamente integrate. I palinsesti rispecchiano con onestà e accuratezza una società articolata e multiforme oppure trasmettono, benché incosapevolmente, l’impressione di una realtà monoculturale e monolingue? Il contenuto dei programmi rafforza inavvertitamente il razzismo, il pregiudizio e la xenofobia? La questione cruciale non è riservare un trattamento speciale alle minoranze etniche ma ridefinire i canoni a cui si deve ispirare la pratica professionale all’interno delle emittenti di servizio pubblico; primo fra tutti il dovere di mettersi al servizio di un pubblico diversificato e di farsene specchio nel modo più accurato e onesto possibile.

Queste raccomandazioni non pretendono di essere esaustive e riconoscono che il contesto d’applicazione varia anche notevolmente da paese a paese. Tuttavia, è importante sottolineare come esse siano il distillato di codici analoghi sviluppati dalle emittenti e dalla stampa del Belgio, dei Paesi Bassi, della Germania, del Regno Unito e di altri paesi europei.

 

I media radiofonici e televisivi verso una rappresentazione più corretta di un’Europa multiculturale

Nella maggior parte dei paesi europei sta emergendo una società multiculturale e multirazziale, nella quale sarà di importanza vitale garantire a tutti i cittadini una coesistenza pacifica, la libertà di espressione e la capacità di esercitare i diritti civili. Uno degli ostacoli alla realizzazione di questi obiettivi è costituito dall’affermarsi del razzismo e della xenofobia in tutto il continente europeo, dall’est all’ovest.

E’ evidente che le trasmissioni radiofoniche e televisive non creano il razzismo e la xenofobia, ma possono scegliere di ignorarli o di combatterli. Ricerche condotte in molti paesi europei hanno rivelato come siano illusorie le posizioni neutrali che gli autori di programmi credono di assumere; in realtà, troppo spesso le loro produzioni finiscono per confermare in svariati modi le percezioni e gli atteggiamenti dei razzisti e degli xenofobi presenti nel pubblico.

Ciò si verifica soprattutto attraverso un processo di marginalizzazione delle minoranze etniche e di colore, le quali non trovano posto nelle trasmissioni radiofoniche e televisive. Se nella programmazione quotidiana gli europei bianchi non vedono riflessa la realtà di chi appartiene a minoranze etniche e di colore, questo conferma in loro l’opinione che si tratti di individui marginali ed emarginabili. A peggiorare tale generale mancanza di visibilità, spesso questi gruppi compaiono in notiziari, in programmi di attualità e in documentari in quanto parte di un problema o in quanto problema essi stessi. In maniera diretta attraverso i commenti, oppure tramite l’uso delle immagini, o addirittura – in modo più sottile – mediante la giustapposizione delle immagini, i gruppi di minoranza vengono associati al crimine, alla droga, al terrorismo, ai problemi sociali, alla violenza, alla crisi della società; e data la mancanza di visibilità in altri programmi, questo finisce per sembrare il loro unico apporto alle società europee.

Molti paesi hanno qualche forma di trasmissione «etnica» sulle radio locali oppure sulle radio e televisioni nazionali, benché spesso in orari scomodi. Questo servizio, per quanto essenziale, non rappresenta certo un approccio multiculturale alla programmazione radiofonica e televisiva, anche se spesso viene contrabbandato come tale. Tentativi animati dalle migliori intenzioni di realizzare programmi «esotici» sugli «sconosciuti che vivono fra noi» e trasmissioni incentrate sui Paesi del Sud (o del cosiddetto Terzo Mondo) possono creare una ulteriore distanza fra «loro e noi». Le emittenti dovrebbero evitare questo genere di programmi che finiscono per incoraggiare l’esclusione di alcuni gruppi, in quanto fanno apparire stranieri ed esotici individui che sono in realtà cittadini a tutti gli effetti o addirittura europei di nascita. Inoltre, la mancanza di una rappresentazione onesta e di una raffigurazione positiva da parte delle emittenti pubbliche europee, associata allo sviluppo di trasmissioni via satellite provenienti principalmente dall’emisfero meridionale, può contribuire ad allontanare dalle emittenti nazionali il pubblico composto dalle minoranze etniche.

Gli atti di discriminazione e di razzismo creano esclusione e producono sentimenti di alienazione fra i gruppi di minoranza. Ciò è aggravato dalle scarse opportunità di istruzione, di formazione professionale e di impiego. Sebbene non possano trasformare l’ineguaglianza economica, i media possono tuttavia contribuire a creare un’atmosfera in cui il razzismo e la xenofobia vengano contrastati con successo. Rendendo la diversità culturale parte integrante dei palinsesti radiofonici e televisivi, la programmazione multiculturale mira ad allontanare l’attenzione del pubblico dal modello conflittuale basato sulla contrapposizione fra «noi» e «loro». Se nel rispecchiare la realtà, televisione e radio assumeranno una prospettiva multiculturale, ciò avrà un profondo effetto sulle percezioni e sugli atteggiamenti del pubblico radiotelevisivo.

 

La programmazione multiculturale

Sullo sfondo di un ambiente mediatico in rapida trasformazione in cui, però, le minoranze etniche e di colore rimangono invisibili e in un contesto europeo in cui xenofobia e razzismo montanti rendono questi gruppi ancora più marginali ed estranei, le emittenti pubbliche hanno un obbligo particolare di perseguire una strategia di programmazione multiculturale.

Gli elementi principali di tale programmazione dovrebbero essere:

Assicurare una programmazione equilibrata e diversificata che permei tutti i tipi di programma, raffigurando in maniera corretta le comunità etniche e di colore e garantendone la presenza all’interno delle realtà descritte dai media radiofonici e televisivi.

Adottare una politica di pari opportunità che assicuri, all’interno delle emittenti, una forza lavoro diversificata in grado di realizzare programmi basati su una vasta gamma di prospettive e di culture; programmi che contrastino in maniera attiva e diretta il razzismo e la xenofobia.

Includere, ove necessario, una programmazione di nicchia rivolta a specifiche minoranze.

Promuovere la consapevolezza di queste tematiche fra settori dell’opinione pubblica nonché fra enti e organizzazioni governative e non governative attivi in Europa nel campo dei diritti umani, dei regolamenti delle emittenti radiofoniche e televisive, della produzione indipendente, della formazione ecc.

 

Raccomandazioni

Le seguenti raccomandazioni sono in linea con la dichiarazione di intenti del Comitato per la Programmazione Televisiva dell’EBU (vedi appendice I) formulata il 26 ottobre 1994. Esse sono anche una risposta al piano d’azione contenuto nella dichiarazione fatta a Vienna nell’ottobre del 1993 dai Capi di Stato e di Governo del Consiglio d’Europa (appendice II). Le raccomandazioni sono il frutto della stretta collaborazione fra gli esperti dell’EBU, del Consiglio d’Europa e del PBME (Public Broadcasting for a Multicultural Europe).

Gli obiettivi di queste raccomandazioni sono i seguenti:

Indirizzare e promuovere il dibattito in corso nelle emittenti pubbliche (a livello nazionale e nell’European Broadcasting Union) relativamente a quale ruolo esse debbano svolgere in rapporto alle percezioni e alle aspettative dell’opinione pubblica nelle società democratiche europee.

Proporre un orientamento per la programmazione e l’indirizzo delle emittenti.

Stimolare provvedimenti che favoriscano da un lato la creazione e lo sviluppo di una emittenza multiculturale e dall’altro pari opportunità di impiego per le minoranze etniche.

 

Raccomandazioni per tutti i tipi di trasmissione

Le emittenti radiofoniche e televisive dovrebbero:

Fare in modo che nei programmi non vi sia mai nulla di lesivo della parità dei diritti e della dignità di tutti gli esseri umani, né nulla che possa incitare al razzismo, alla xenofobia e al nazionalismo distruttivo. Considerazioni analoghe si applicano al trattamento dei gruppi minoritari dal punto di vista linguistico o della fede religiosa.

Evitare di descrivere le minoranze usando una terminologia che offenda tali comunità e che possa creare associazioni negative di «alterità».

Riconoscere quella terminologia che cerca di sminuire, denigrare od offendere gli individui sulla base della loro appartenenza etnica, razziale o religiosa. Questi termini non devono trovare spazio alla televisione o alla radio. A quei collaboratori che ricorrono a tale terminologia nelle trasmissioni in diretta si dovrebbe chiarire che l’ente non approva le loro opinioni né il loro linguaggio. Ove necessario, dovrebbero esservi dichiarazioni pubbliche in tal senso.

Sviluppare modi creativi per sfidare il razzismo e la xenofobia.

Evitare di rafforzare gli stereotipi sulle minoranze ponendo indebitamente in risalto la razza o l’appartenenza etnica. L’origine etnica o il colore della pelle dovrebbero essere menzionati solo quando siano strettamente rilevanti.

Evitare associazioni infondate o avventate fra minoranze e problemi sociali.

Adoperarsi affinché gli appartenenti alle minoranze siano resi più visibili. A tale scopo occorre assicurare loro spazi adeguati nell’intera gamma di produzioni radiotelevisive.

Fare attenzione a non presentare una realtà immaginaria che possa alimentare e perpetuare il pregiudizio.

Per quanto riguarda esperti, commentatori, partecipanti a giochi e quiz, attingere alla più ampia varietà possibile di retroterra culturali. E’ importante che le minoranze vengano mostrate in una varietà di ruoli all’interno della società, in modo da scardinare concezioni fisse e stereotipate dei loro ruoli.

Controbattere alle affermazioni razziste e xenofobe quando si intervistano rappresentanti di organizzazioni razziste o quando si realizzano servizi sui loro raduni e se ne riferiscono tesi e rivendicazioni. Bisognerebbe anche controllare l’accuratezza di questi servizi, cercando di inserire commenti che confutino o contrastino le tesi razziste. Infine si dovrebbe sempre denunciare la natura antisociale di tali convinzioni.

Fare attenzione a che le informazioni statistiche non creino un allarme infondato attraverso l’esagerazione sensazionalistica dei dati.

Evitare di presentare i gruppi residenti o naturalizzati quali fenomeni esotici per il pubblico televisivo. Tutti i residenti e i cittadini naturalizzati devono essere trattati come tali e non identificati come estranei sulla base di differenze linguistiche, etniche, religiose o culturali. Particolare attenzione deve essere prestata ai programmi sui paesi del Sud e ai filmati su specifici gruppi, sulla loro cultura e sulla loro religione.

Ritrarre le minoranze in modo da dare un’immagine accurata della diversità al loro interno.

Fornire al pubblico gli strumenti per interpretare le teorie razziste e xenofobe.

Evitare di dare per scontati aspetti del retroterra culturale di una persona sulla base del suo nome o della sua religione.

 

Raccomandazioni per particolari generi di programma

Notiziari e trasmissioni di attualità

In questo tipo di programmazione le emittenti radiofoniche e televisive hanno il dovere, in quanto servizio pubblico, di trasmettere al pubblico informazioni accurate sulle cause delle crisi sociali, economiche e politiche. A tal fine, nella redazione e nella presentazione delle notizie si dovrebbe cercare di:

Evitare di sensazionalizzare le questioni relative ai rapporti fra le razze.

Indagare quale trattamento venga riservato ai neri, agli immigrati, ai rifugiati, agli zingari e ad altri gruppi minoritari, etnici o linguistici; mettere in grado gli autori dei programmi di realizzare servizi sull’esistenza e sui problemi di tali comunità attraverso le opinioni dei loro rappresentanti.

Esplorare i diversi punti di vista, i diversi gusti e interessi all’interno di queste comunità.

Quando si realizzano notiziari e documentari, includere «esperti» e commentatori provenienti da un’ampia gamma di retroterra culturali.

Fare attenzione alle informazioni sbagliate, intenzionali o non intenzionali che siano, le quali espongono il pubblico a miti negativi e a distorsioni della realtà promuovendo opinioni razziste e xenofobe.

Evitare di porre in rilievo punti di vista che sfruttino le ansie e le paure della gente, o che facciano leva sulle suscettibilità degli spettatori.

Evitare di ritrarre i razzisti e gli xenofobi in un modo che renda affascinanti questi gruppi.

 

Sport ed avvenimenti sportivi

Quei programmi sportivi che si occupano in particolare di competizioni fra le nazioni possono indulgere alla stereotipizzazione nazionalistica delle squadre ospiti. Occorre che i cronisti adottino consapevolmente un atteggiamento non xenofobo quando descrivono le azioni delle squadre ospiti e dei loro tifosi sia sul campo sia fuori dal campo.

Ci si deve sforzare di pronunciare correttamente i nomi non familiari dei giocatori di altre nazioni.

Sempre più spesso rappresentanti delle minoranze etniche svolgono un ruolo importante nello sport europeo, in particolare nell’atletica e nel calcio. Occorre riconoscerne le capacità e non limitarsi a rimarcarne la differenza.

I commentatori e i cronisti devono guardarsi dagli stereotipi etnici quando descrivono avvenimenti sportivi che coinvolgono giocatori appartenenti a minoranze etniche e di colore.

Quando chiedono analisi e commenti sugli eventi sportivi, i conduttori dei programmi dovrebbero rivolgersi ad atleti di entrambi i sessi, provenienti da una varietà di retroterra culturali.

Quando ci sono reazioni razziste e xenofobe nei confronti di atleti appartenenti a minoranze etniche, i commentatori dovrebbero soffermarsi sull’episodio e fare osservazioni sul suo impatto antisociale.

Si dovrebbero realizzare servizi sugli sport praticati dalle minoranze.

 

Spettacoli e Intrattenimento

I programmi di intrattenimento sono quelli che attraggono il maggior numero di spettatori e quindi possono influenzare fortemente le percezioni popolari. In questa area le emittenti radiotelevisive e gli autori di programmi dovrebbero:

Impegnarsi per accrescere, nei talk-show, negli sceneggiati, nei programmi di intrattenimento e nei giochi a quiz, la presenza di attori partecipanti e intrattenitori etnicamente e culturalmente diversificati.

Nei film e negli sceneggiati televisivi cercare di mostrare una società poliedrica anziché una monoculturale. In particolare, occorre evitare le caratterizzazioni stereotipizzate di neri e immigrati.

Evitare l’umorismo che attinga a stereotipi, o che derivi da pregiudizi razziali e da xenofobia.

Cercare di adottare nuove idee e un trattamento innovativo dei programmi avvalendosi della collaborazione di autori provenienti da diversi retroterra culturali. Questo contribuirà a creare situazioni comiche il cui humor non scaturisca dal prendersi gioco delle minoranze.

Fare in modo che il casting di sceneggiati e film non releghi gli attori appartenenti a minoranze alle parti da straniero, ma permetta loro di recitare in tutta la gamma dei ruoli classici o moderni.

 

Trasmissioni educative

Chi realizza programmi educativi ha l’opportunità di affiancare alla trasmissione vera e propria materiale d’altro tipo che contribuisca a educare e a informare bambini e adulti, aiutandoli ad acquisire atteggiamenti e comportamenti in grado di favorire l’evolversi di una Europa genuinamente multiculturale. Gli autori di programmi educativi devono assicurarsi che tutta la loro produzione sia calata in un contesto multiculturale. In particolare dovrebbero cercare di avviare programmi miranti a eliminare preconcetti e pregiudizi in numerose aree curriculari.

L’insegnamento della storia può diventare un’occasione per sottolineare le reciproche influenze positive fra i paesi, le religioni e le idee nell’ambiente storico dell’Europa.

E’ necessario che le trasmissioni assicurino una visione corretta e priva di pregiudizi anche nell’ambito della geografia umana. I programmi che pongono in risalto la passività, la dipendenza, la povertà e la carestia senza esaminare la natura della storia economica e sociale dei rapporti Nord-Sud possono servire a confermare una visione negativa del Sud del mondo.

Per quanto riguarda le discipline scientifiche e matematiche, si dovrebbe cercare di includere i contributi dati al loro progresso dalla comunità mondiale. Attualmente gran parte di questi contributi rimangono celati e non vengono riconosciuti.

In generale, nel combattere il razzismo e la xenofobia le trasmissioni educative dovrebbero evitare di esprimersi attraverso condanne semplicistiche e un moralismo di maniera. Un approccio di questo tipo può servire a radicare tali concezioni anziché a modificarle.

Non ci si dovrebbe limitare a denunciare gli atti di razzismo e di xenofobia ma si dovrebbe tentare di analizzare le forze che ne stanno alla base e di suggerire azioni positive.

Tutte le trasmissioni educative dovrebbero incoraggiare rapporti costruttivi fra le diverse comunità, la comprensione interculturale e l’eguaglianza di opportunità.

 

Programmi religiosi

Autori e produttori di programmi dovrebbero evitare qualunque trattamento offensivo delle opinioni e delle convinzioni religiose di coloro che appartengono a una particolare religione o setta religiosa. Inoltre gli autori di programmi dovrebbero:

Esplorare la varietà delle fedi, delle convinzioni e delle pratiche religiose all’interno della società.

Indagare quanto vi sia di comune e di condiviso nella evoluzione delle diverse fedi religiose.

Celebrare o quanto meno dare notizia delle principali feste religiose di altre fedi, per esempio il Ramadan, il Diwali, lo Yom Kippur ecc.

 

Programmi scientifici

La pratica scientifica costituisce una attività umana globale e, ove appropriato, i programmi dovrebbero riflettere il contributo dato alle scienze dai paesi di tutto il mondo.

Il contributo, l’originalità e la credibilità delle innovazioni scientifiche e tecnologiche ad opera dei paesi del terzo mondo dovrebbero essere riconosciuti e divulgati.

Ove possibile, gli autori dovrebbero inserire nei loro programmi esperti e scienziati provenienti da svariati di retroterra etnici e culturali.

 

Musica e Arti

Nelle nostre società multiculturali, quella musicale e artistica è una delle aree di sviluppo più vitali.

I programmi dovrebbero riflettere l’ampia varietà di gusti e di espressioni culturali presenti nella società.

Non si dovrebbero mai dare per scontati i gusti musicali e le espressioni artistiche dei gruppi etnici minoritari.

Ove possibile, la musica e l’arte delle minoranze residenti vanno presentate quale parte integrante della società e non come espressioni ad essa estranee.

Nella programmazione radiotelevisiva si dovrebbero riflettere le modificazioni prodotte dai contatti interculturali, particolarmente nell’ambito della cultura popolare.

Nel trasmettere, esaminare o commentare una esibizione, gli autori dei programmi dovrebbero sforzarsi di reperire artisti, esecutori, critici ed esperti provenienti da una varietà di retroterra culturali.

Bisogna evitare di creare una gerarchia di espressioni culturali.

 

Programmi per i bambini e per i giovani

Le nuove generazioni sono la chiave verso un futuro più tollerante. E’ perciò particolarmente importante che i programmi per bambini e per ragazzi accrescano la comprensione e il rispetto della diversità nelle società europee..

Inoltre, i bambini e i giovani formano un pubblico estremamente recettivo, in particolare nei confronti del messaggio televisivo. Nelle trasmissioni per bambini e per giovani vi sono altrettante opportunità di disseminare immagini positive della diversità multiculturale di quante ve ne siano nei palinsesti principali. Questa programmazione, infatti, costituisce un microcosmo che rispecchia i palinsesti più ampi, in quanto presenta telefilm, sceneggiati, documentari, programmi di attualità, di intrattenimento, notiziari e così via.

Oltre a quanto si è appena detto, chi crea programmi per ragazzi dovrebbe:

Mettere a disposizione dei giovani spettatori gli strumenti necessari per «smontare» le informazioni inaffidabili e distorte che puntellano il razzismo e la xenofobia.

Fornire ai giovani l’opportunità di comprendere che cosa provano le persone che devono affrontare in prima persona il razzismo e la xenofobia.

 

Conclusioni

Queste misure non riusciranno da sole a sradicare il razzismo e la xenofobia. Tuttavia, possono favorire il clima in cui le azioni sociali e politiche costruiranno una Europa più tollerante, più pacifica e culturalmente più differenziata. Il reclutamento di una forza lavoro proveniente da retroterra culturali diversi aiuterà le emittenti a mettere in atto queste raccomandazioni e contribuirà all’affermarsi di un servizio radiotelevisivo pubblico dinamico e innovativo, orientato sui bisogni del XXI secolo.


Appendici

1. European Broadcasting Union – Il ruolo delle emittenti pubbliche in una Europa multirazziale, multiculturale e multireligiosa

Noi che operiamo nelle emittenti di servizio pubblico siamo consapevoli che uno dei ruoli più importanti che dobbiamo giocare in una Europa multirazziale, multiculturale e multireligiosa è la difesa della libertà di espressione, al cui interno si colloca la libertà dei media.

Sulla base degli statuti dell’EBU si è stabilito che ciascuna organizzazione associata debba fornire nel suo paese un servizio di carattere e di rilevanza nazionale. Occorre porsi al servizio dell’intera popolazione nazionale e offrire una programmazione per tutti i settori della popolazione, ivi comprese le minoranze.

E’ pertanto essenziale impegnarsi a fondo affinché i palinsesti e la forza lavoro delle emittenti riflettano accuratamente le molteplici caratteristiche culturali, razziali e linguistiche delle nostre società.

Noi che operiamo all’interno delle emittenti, dovremmo fare in modo che i nostri servizi difendano i pari diritti e la pari dignità di tutti gli esseri umani, respingano la banalizzazione della violenza e agiscano contro la xenofobia, il razzismo e il nazionalismo distruttivo.

Di concerto con la Dichiarazione di Vienna del 1993 dei Capi di Stato e di Governo degli Stati Membri del Consiglio d’Europa, esprimiamo la nostra preoccupazione per il diffondersi del razzismo e del fascismo in Europa e crediamo che sia nostro dovere combatterli.

 

2. Il Consiglio d’Europa – La Dichiarazione di Vienna

Riconoscendo il bisogno di promuovere una convivenza pacifica e armoniosa nella Comunità Europea, la conferenza dei Capi di Stato e di Governo del Consiglio d’Europa, tenutasi Vienna nell’ottobre 1993, deliberò di perseguire una politica volta a combattere il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza, e di adottare a questo scopo una Dichiarazione e un Piano d’Azione.

La Dichiarazione affermò che «la protezione delle minoranze è un elemento essenziale di stabilità e di sicurezza democratica nel nostro continente». Essa dava istruzione al Comitato dei Ministri di intraprendere la stesura di un protocollo che completasse in campo culturale la Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo e che fosse di stimolo a provvedimenti volti a garantire i diritti dell’individuo, in particolare delle persone appartenenti alle minoranze nazionali.

Inoltre, al Comitato dei Ministri venne chiesto di sollecitare i professionisti dei media affinché riferissero e commentassero gli atti di razzismo e di intolleranza in maniera fattiva e responsabile, e affinché continuassero a sviluppare codici etici in grado di riflettere queste esigenze.