L'integrazione dei giovani sinti e rom nella scuola

di Mario Salomoni
Presidente nazionale dell'Opera Nomadi


1- Premessa

1.1. Nomadi e zingari

1.1.1. Gli zingari costituiscono una minoranza etnico-linguistica non riconosciuta appieno che, pur presente in Italia da oltre cinque secoli, è sempre stata emarginata, quando non duramente perseguitata.

1.1.2. Ciò ha provocato una loro chiusura di difesa nei confronti della società sedentaria e un atteggiamento di diffidenza e di isolamento.

1.1.3. Se la chiusura sociale ha permesso da un lato il mantenimento della loro cultura e dei valori tradizionali, dall'altro ha anche impedito quel processo conoscitivo e tecnico indispensabile per una partecipazione più attiva nella vita del paese.

Questa sfasatura comporta gravi conseguenze in particolare per i giovani.

L'analfabetismo e la scolarizzazione incompleta, infatti, e la conseguente impossibilità di una riconversione professionale, ormai indilazionabile per il venire meno delle attività tradizionali, possono sfociare anche in forme devianti di asocialità.

1.1.4. Inoltre, a partire dagli anni '70 si deve registrare nel nostro Paese un notevole afflusso di zingari stranieri migrati per lo più dalla Jugoslavia o rifluiti da altri Stati Europei, attestati nelle grandi città del Nord, del Centro, del Sud ed ora anche delle Isole.

1.1.5. Gli zingari stranieri aumentano pertanto le problematiche da affrontare soprattutto nel campo dei documenti, del soggiorno, dei servizi socio-sanitari e scolastici, del lavoro, e ciò anche se in parte hanno potuto ultimamente regolarizzare il loro status.

2- La scolarizzazione nella realtà e nel futuro degli zingari

2.1. Istituzione scolastica e comunità zingara

2.1.1. Tra le attività di prevenzione e di rafforzamento della identità culturale dei minori zingari ha il primo posto la scolarizzazione, nell'arco dell'obbligo e del preobbligo scolastico.

L'educazione interculturale impartita dalla scuola è una risposta ai problemi di una società divenuta multiculturale, volta alla promozione di conoscenze, di confronto, di convivenze con culture diverse, quella zingara compresa.

2.1.2. Se è pur vero che nell'educazione dei bambini Sinti e Rom resta preminente il compito della famiglia, perché i figli inseriti nella famiglia costituiscono la continuità del gruppo e il gruppo a sua volta costituisce il veicolo fondamentale di apprendimento etnico-culturale, è nel mondo dei sedentari che si attua l'intervento della scuola, ormai indispensabile e necessaria per vivere nell'attuale società.

2.1.3. Nel contesto di incontro/scontro tra le due società (degli zingari e dei gagè) la scuola ormai appare come l'unica proposta caratterizzata dalla disponibilità all'accoglienza e alla valorizzazione della diversità, spesso l'unica occasione di incontro tra soggetti che hanno temporaneamente (per scelta o per necessità) abbandonato le difese: anche se, in questo compito, ovviamente debbono essere coinvolte altre agenzie: da quelle istituzionali a quelle associative e del volontariato (con progetti di supporto alla frequenza scolastica e ampliamento delle opportunità educative nel territorio e anche nei luoghi di sosta, a partire dalla scuola).

2.2. Presenze degli zingari in Italia

2.2.1. Per comprendere la portata del problema è utile considerare l'entità delle presenze dei Sinti e dei Rom in Italia. Si tratta di circa 110.000 persone (circa lo 0,1% della popolazione) di cui circa 75.000 di antico insediamento, quasi tutte sedentarizzate, mentre i restanti 30/35.000 sono Rom extracomunitari, di recente immigrazione o profughi da regioni della ex-Jugoslavia, come Serbia, Bosnia, Montenegro, Macedonia, Kossovo, Croazia.

2.2.2. La presenza dei Rom stranieri dell'ultima ondata migratoria, che ripropongono attività di raccolta/sostentamento anche connesse al rifiuto, al rischio e alla devianza, e la loro cultura rendono più contrastato l'inserimento e più difficili gli interventi di sostegno.

In questa situazione, e a causa anche della non positiva accoglienza da parte dei sedentari e della negativa situazione sociale a livello di habitat e di occupazione, la realtà della integrazione scolastica è ancora limitata. La O.M.P.I. n.5 del 12/01/1994 ha esteso a questi ultimi zingari -spesso irregolari o sfollati- la possibilità di iscrizione e di frequenza alla scuola dell'obbligo.

2.3. Zingari a scuola: perché?

2.3.1. I problemi dei Rom riguardano in primo luogo lo stile di vita legato alla identità del gruppo, oltre che l'habitat, la salute, le attività economiche, l'educazione in un sistema educativo collettivo, in cui l'educazione/istruzione scolastica non è che una parte, talvolta ridotta al nulla, considerando l'alto tasso di evasione dell'obbligo scolastico (circa il 50%).

2.3.2. La percezione dell'istruzione pubblica da parte degli zingari non è tanto considerata come momento educativo (i problemi quotidiani degli zingari sono piuttosto quelli della interazione personale con simbolismi concreti che servono in un contesto di compiti essenziali); piuttosto come una possibilità di sfruttare per impadronirsi dei codici di comunicazione usato dai sedentari: la lettura e la scrittura.

2.3.3. Le ragioni della presenza degli alunni zingari nella scuola sono varie.

E' vero che per la famiglia zingara l'educazione/ istruzione scolastica può essere ritenuta una parte dell'educazione "collettiva del gruppo", ma per molte famiglie sedentarizzate o semisedentarizzate la scolarizzazione dei propri figli rappresenta oggi una esigenza dei tempi.

E ciò accanto ad una consapevolezza ed impegno da parte della scuola per favorire -con il riconoscimento delle culture "altre"- anche uguali diritti per l'accesso ai servizi dell'istruzione di tutti i minori.

2.3.4. L'educazione/istruzione nel futuro degli zingari passa quindi, oltre che attraverso la famiglia, anche attraverso l'insegnamento della scuola in un ambiente "educativo" di apprendimento, come del resto affermano i vigenti programmi per la scuola elementare e materna.

2.4. Zingari a scuola: come?

2.4.1. Le fasi storiche dell'inserimento scolastico degli alunni zingari in Italia sono state tre:

a- La scuola su "misura" in classi riservate ad alunni Rom, le "Lacio Drom";

b- La scuola "degli altri" con inserimento nelle classi comuni;

c- La scuola "con gli altri" per favorire un reale processo di apprendimento e di integrazione scolastica.

2.4.2. Superati pertanto i "principi" della "separazione" e della "assimilazione", la scuola persegue la convivenza costruttiva ed il mantenimento delle "culture" degli alunni, quale connotazione che accetta e valorizza le "differenze".

2.4.3. Oltre l'accoglienza, l'accettazione e l'inserimento, è ormai evidente l'esigenza di un "controllo didattico e pedagogico" per un curriculum adeguato che tenga conto della realtà specifica del mondo zingaro con preparazione di materiali didattici necessari per un migliore apprendimento.

2.5. Difficoltà nell'integrazione da parte dell'alunno zingaro

2.5.1. L'esperienza ha ormai mostrato che una proficua integrazione scolastica degli alunni zingari incontra delle difficoltà, legate alle caratteristiche dell'insediamento territoriale, ai modi di rapportarsi con la realtà extrafamiliare e alla organizzazione cognitiva.

Sinteticamente possiamo rilevare che:

- c'è una difficoltà di adattamento all'ambiente scolastico con le sue regole, orari, spazi, contenuti; in realtà rileviamo che i problemi quotidiani dei bambini Sinti e Rom sono quelli della "interazione personale" nel gruppo;

- ad obiettive differenze di origine e tradizione linguistica seguono problemi di comprensione ed uso della lingua italiana;

- le difficoltà di attenzione possono essere riferite a problemi di comprensione, all'esistenza di scarsa motivazione, a motivi vari;

- il bambino Rom ha predisposizione per la lingua del paese ospitante, la assimila soprattutto sul piano del "parlato"; egli può scriverla, ma se non serve, c'è fatica e caduta di interesse;

- ad una buona dotazione nelle attività pratiche, manipolative, espressive e in prestazioni fisiche che richiedono agilità e destrezza non si accompagna facilmente abilità di astrazione, premessa logica per la matematica;

- sussistono difficoltà nell'ordinare, chiarire e riferire le esperienze secondo un ordine logico convenzionale; non si può parlare di differenziazione qualitativa dell'intelligenza, ma piuttosto di differenza quantitativa nell'apprendimento, riconducibili generalmente a deficit nozionistici e a diversità culturali;

- per gli alunni zingari le problematiche dipendenti dai rapporti con l'ambiente esterno sono spesso connesse ad un vissuto negativo.

2.6. Zingari a scuola: l'istituzione scolastica.

2.6.1. L'istituzione scolastica è, per norma, aperta a tutti. La scuola aperta agli zingari non può pertanto essere considerata come un atto assistenziale che deriva da fattori sociali o da "disponibilità" dei singoli.

E' un diritto/dovere, con bilateralità dell'obbligo.

2.6.2. Di conseguenza la scuola deve preliminarmente essere attenta all'accoglienza dell'alunno zingaro e al suo inserimento, tenuto conto della sua specificità e dei segni della propria esperienza, da conoscere e da valorizzare.

2.6.3. E' importante comunque rilevare che il "problema" della presenza di alunni zingari, come del resto quello di qualsiasi alunno in difficoltà, è un problema di tutta la scuola che si organizza in modo da piegare i programmi e da prevedere altresì opportunità e risorse educative a misura degli alunni, come ad es. attività laboratoriali, gruppi di livello, attività integrative, rapporti con gruppi impegnati in attività extrascuola, possibilità di ordinamenti specifici, ecc.

2.6.4. In sintesi: tenendo ferma la diversità come risorsa, quale ipotesi operativa, occorre mettere in atto una serie di misure di "discriminazione positiva" atte a compensare almeno in parte gli svantaggi o le difficoltà di partenza degli alunni zingari e progettare attività didattiche orientate alla valorizzazione/rassicurazione, a favorire la comunicazione, ad attivare un clima relazionale idoneo.

2.6.5. Il successo poi degli interventi dipende anche da una pregressa politica concertata dell'accoglienza, ed in questo determinanti ed essenziali sono gli interventi dell'Ente Locale e dell'USL.

2.6.6. L'importante, per evitare insuccessi e difficoltà (sia per la scuola che per gli alunni), consiste nell'ipotizzare soluzioni -con opportuni interventi-sostegni- anche minimali. Quindi "traguardi" senza ambizione di successo a tutti i costi, poiché il successo (se necessario) può anche essere rinviato nel tempo; gli apprendimenti possono essere graduali purché l'apprendimento sia conseguenza di una identità da rafforzare, come nel caso degli alunni zingari.

2.7. "Traguardi" di minima/di massima/a tempi medi

2.7.1. Schematicamente al massimo possiamo indicare i "traguardi" di minima, di massima, a tempi medi, di alunni zingari inseriti in una scuola:

1- di minima:

2- di massima:

3- a tempi medi: