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Principali
avvenimenti lungo la storia della regione del Kosovo 1877-78: in seguito alla loro espulsione, gli
albanesi della Serbia meridionale riparano in Kosovo. 1912: in seguito alla caduta dell’Impero Ottomano il
Kosovo viene assoggettato alla Serbia. Nel
1918 si crea lo Stato jugoslavo, detto Regno dei Serbi, dei
Croati e degli Sloveni e
si
costituisce a Scutari un Comitato di difesa nazionale del Kosovo. anni
’20: in
Albania alla formazione politica di Zog si oppone quella nazionalista di
monsignor Fan Noli alla quale il Comitato di difesa nazionale del Kosovo
si allea. Quando
Noli forma un governo, Zog si rifugia in Jugoslavia ottenendo
l’appoggio dei Serbi, preoccupati delle rivendicazioni nazionaliste
sul Kosovo, considerato zona sacra della nazione serba, ma abitato per
la maggior parte da albanesi. Con
l’avvento di Hoxha, il Kosovo ha speranze di essere annesso alla
Repubblica Popolare Albanese, ma Hoxha non intende includere il Kosovo
nei confini albanesi seguitando nella sua politica isolazionista. 1946:
la recessione dell’Albania costringe a legami molto stretti con i
comunisti Jugoslavi. Hoxha si accorda per la cessione del Kosovo a
Belgrado in cambio di un prestito. Con il consolidarsi del legame con
l’Unione Sovietica e in seguito alla rottura di Mosca con Belgrado
(1948), l’Albania ricomincia a rivendicare il Kosovo. La
Jugoslavia concede una relativa autonomia al Kosovo e investe somme di
denaro per placare le spinte irredentiste fomentate dall’Albania. 1968:
dimostrazioni dei kosovari contro il governo di Belgrado. 1974:
in base alla costituzione jugoslava il parlamento non può prendere
alcuna decisone senza l’approvazione delle otto unità federate (sei
repubbliche: Serbia, Croazia, Montenegro, Slovenia, Macedonia,
Bosnia-Erzegovina; e due province autonome: Vojvodina e Kosovo, entrambe
comprese nella repubblica serba). In
Kosovo esistono un parlamento e un governo provinciali, scuole e
università e media albanesi. Anni
Ottanta:
l’Albania persevera nella sua politica di buoni rapporti con Belgrado
e lascia la questione del Kosovo in secondo piano. Dopo la morte di
Hoxha, con il crollo del muro di Berlino e la progressiva disgregazione
degli stati del blocco sovietico, gli albanesi considerano imminente
l’unione di un Grande Albania comprendente anche la regione del
Kosovo. 1990: La Serbia sospende gli accordi federali e assume
temporaneamente il governo del Kosovo. 2
luglio: approvata in Kosovo una dichiarazione costituzionale. 7
settembre: autoproclamazione della Repubblica del Kosovo. 1991-92: Indetto in Kosovo un referendum
sull’indipendenza (il 99% degli albanesi vota sì). Comincia
la repressione culturale del Kosovo da parte della Serbia: vengono
chiuse le scuole e l’Università: agli albanesi del Kosovo è concesso
di studiare solo in lingua serba. Ne1992
vengono chiusi anche l’Accademia delle scienze e delle arti e gli
istituti di Albanologia e Storia. 24
maggio 1992:
elezioni parlamentari clandestine in Kosovo. Rugova viene eletto
presidente della Repubblica del Kosovo. Le elezioni hanno carattere
simbolico. L’autoamministrazione dei kosovari di istruzione, sanità e
media è tollerata da Belgrado che mantiene di fatto il controllo della
difesa, dell’apparato militare e giudiziario. 1996-97: frequenti atti terroristici dell'Esercito
di Liberazione del Kosovo (UCK). Avvengono scontri tra gli albanesi, le
forze dell'ordine e civili serbi. Stipulato
tra Rugova (kosovaro) e Milosevic (serbo) un accordo sul sistema
scolastico: viene concessa dai Serbi la riapertura di alcuni ordini di
scuole. L’accordo però non è rispettato e nel 1997 si verificano
numerose manifestazioni studentesche. 1998: L'UCK uccide due poliziotti serbi. La risposta serba
è il Massacro di Drenica (8 marzo), circa 80 morti, tra cui donne e
bambini. Per contenere il rischio di guerra interviene la comunità
internazionale: il Gruppo di Contatto (USA, Gran Bretagna, Francia,
Italia, Russia, Germania) si riunisce a Londra e decide l’embargo
degli armamenti e il blocco dei conti esteri dei Serbi.Nel corso
dell’anno Milosevic fa molte promesse (il ritiro delle milizie serbe
dal Kosovo, l’accettazione di osservatori Osce) che non mantiene. 15 Gennaio 1999:
attacco da parte delle milizie serbe dei villggi Racak e Petrove: 51
civili massacrati. 6 febbraio 1999:
vertice di Rambouillet proposto dal Gruppo di Contatto. Accordo prevede: permanenza del Kosovo nella repubblica
jugoslava, ma come regione autonoma con costituzione, parlamento e
governi propri. L’accordo viene poi mutato in un patto temporaneo di
cinque punti che garantisce l’integrità della jugoslavia,
l’autonomia del Kosovo e il disarmo dell’UCK. A Parigi, al termine della negoziazione la Jugoslavia
non firma l’accordo, mentre gli albanesi kosovari sì. Prevedendo
infatti che i serbi non avrebbero ceduto, gli albanesi decidono di
firmare sperando nell’intervento della Nato. 24 marzo 1999:
primo raid aereo della Nato. |