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Religioni Storicamente gli albanesi sono passati
facilmente da una religione all’altra a seconda della convenienza
politica o dei ricatti dei popoli dominatori. Durante la
dominazione ottomana gli uomini venivano convertiti, mentre le donne
mantenevano spesso usanze cristiane. Gli albanesi del Kosovo hanno dimostrato maggiore
disponibilità a convertirsi all’Islam forse a causa delle insistenze
dei Serbi che volevano mantenere la loro autonomia. Infatti tutt’ora in
Kosovo la stragrande maggioranza della popolazione è musulmana. Nel 1967 il regime di Hoxha abolisce ogni
pratica religiosa per dare allo stato la possibilità di una «emancipazione culturale». Nel 1991 il divieto viene rimosso. Il
risultato è un grande recupero dei culti tradizionale. Le comunità
religiose si aiutano tra loro nella ricostruzione dei templi, nella
difesa contro le aggressioni della polizia paramilitare nel recente
periodo di caos. Le tre grandi comunità confessionali presenti
tra gli albanesi sono quella musulmana (Albania centrale, Kosovo),
quella cristiano ortodossa (Albania del sud, Macedonia occidentale)
e quella cattolica (Albania del nord). Oltre a queste tre grandi confessioni, esistono i bektashi (Baktashiyya), un’ordine mendicante dei dervisci (sufi), ramo dell’Islam. I bektashi, tolleranti nei confronti degli altri credo religiosi, si sono diffusi con la conquista ottomana, epoca in cui esercitavano la resistenza sciita al potere ottomano sunnita. Dividere per categorie religiose gli albanesi e classificarne le abitudini sarebbe impossibile, oltre che riduttivo e affatto veritiero. La religione è da sempre motivo di divisioni e di lotte, non tanto per una presunta inconciliabilità tra diverse visioni del mondo, quanto per una più terrena conquista di dominio culturale ed economico. In Albania, dopo Hoxha, le religioni hanno fatto a gara per conquistarsi consensi tra piani islamici di ricostruzione finanziati dall’Iran, missioni cattoliche auspicate dall’Europa, e eterne rivalità con la Grecia per l’antico Epiro settentrionale (Albania meridionale). La popolazione ha reagito a seconda della convenienza e in generale è laica, di quel laicismo che è rifiuto, dopo il regime di Hoxha, di altri sistemi restrittivi. Piuttosto che studiare le pratiche religiose e i
sistemi di pensiero per poi decifrare gli atteggiamenti degli albanesi
immigrati in Italia, pretesa peraltro che riabilita categorie divisorie
pericolose e obsolete, è bene restare consapevoli del fatto che in
Albania le religioni sono oggetto di un revival recente ed
inevitabilmente squilibrato. All’invasione religiosa dopo il 1991 gli
albanesi hanno reagito disordinatamente: anni di totalitarismo
isolazionista hanno atrofizzato la capacità di interpretare ogni
influenza esterna allo stalinismo, rendendo le autorità impreparate e
la popolazione vulnerabile. Col tempo sono sorte scuole e strutture
islamiche, missioni cattoliche, nominati vescovi greci e ortodossi,
distribuite bibbie e corani, sono stati inviati molti ragazzi a studiare
nei pesi arabi, formati altri nei seminari albanesi, senza che questo
abbia (ancora) modificato in profondità gli albanesi. Nelle zone meno urbanizzate e più tradizionali
la religione ha un peso fondamentale: i musulmani del Kosovo sono in
genere molto osservanti, così come i macedoni, meno osservanti invece i
musulmani di Valona, anche se è impossibile generalizzare. Non tutti
insomma osservano il Ramadan, che resta però una festività per tutti. A contatto con allievi di origine albanese si
viene a conoscenza di situazioni pressoché inclassificabili: un
kosovaro musulmano osservante conosce il Natale cristiano (Krishtlindje)
che viene regolarmente festeggiato, albero di natale germanico compreso. Alcune festività e tradizioni sono tuttavia da
ricordare perché note a tutti e largamente rispettate: q
Ramadan (o Ramazan): mese islamico di
digiuno in cui è proibito mangiare e bere durante il giorno. Durante la
notte si resta svegli e si mangia in famiglia. q
Piccolo Bajram: festeggiamento al termine
del Ramadan, occasione di banchetti e visite a parenti e amici. Durante
il Bajram Le scuole chiudono. q
Kurban-Bajrami: sessanta giorni dopo il
piccolo Bajram viene sacrificato un agnello o un manzo. Anche
quest’occasione è una festività. q
Viti i Ri (Anno Giovane): è il
capodanno, festeggiato secondo il calendario gregoriano anche dai
musulmani. Le festività in occasione del Viti i Ri durano dal 27
dicembre ai primi di gennaio. L’usanza è scambiarsi doni. q Babbo Natale (Baba Dimër): anche i ragazzini musulmani riconoscono la figura di Babbo Natale (l’iconografia è la stessa). |