da "La Repubblica"

del 20 sett. 2000

Picchiato un prof ebreo

Verona, aggressione razzista al docente di religione

LUCA FAZZO

VERONA - Un'aggressione nata tra i banchi di scuola, un pestaggio razzista pensato ed organizzato tra una lezione di greco ed una di filosofia, nel liceo della Verona-bene, lo "Scipione Maffei", da uno qualunque dei ragazzi alla faccia pulita cui non andava giù quello strano professore di religione. Professore laico, barbuto, mezzo straniero, con idee tutte sue sulla Chiesa e sulla società. E, quel che è peggio, ebreo. Ebreo convertito, cattolico osservante, scelto per insegnare religione dalla Curia veronese. Ma, per i razzisti-bene del "Maffei", comunque ebreo. E così eccole, le botte, i pugni e i calci che piovono sulla faccia e sui fianchi di Luis Marsiglia nella notte di lunedì scorso, e che riaccendono i riflettori sull'emergenza razzismo nella città di Abel e Furlan, i nazisti di "Ludwig". Sono le nove e mezza passate da poco, il professor Marsiglia esce dalla sua casa di via San Giovanni in Valle, nel centro di Verona, e si avvia a piedi verso l'abitazione di un amico. Si infila in una piazzetta che una impalcatura ha trasformato in un vicolo buio e senza vie di fuga, senza accorgersi che da quando è sbucato dal portone tre ombre gli si sono incollate alle spalle. Il primo spintone gli arriva alla schiena e lo scaraventa contro un muro, il secondo lo getta a terra. L'incredulità, pochi secondi per capire, per rendersi conto di quanto sta accadendo, poi l'insulto che spazza via ogni dubbio: "Ebreo di merda". In quel momento, il professore capisce che l'aggressione è la fase finale di una persecuzione durata mesi e anni, quella iniziata con le telefonate mute sull'apparecchio di casa, poi con i volantini con la svastica nella cassetta della posta, con le lettere anonime, con le minacce, con le scritte a vernice spray sui muri di casa. Con le loro minacce, i nazisti-bene del "Maffei" avevano ottenuto già qualche mese fa un primo risultato: si erano liberati di lui, del prof "ebreo", anche perché agli insulti anonimi si erano aggiunte le pressioni sulla Curia di alcuni genitori benpensanti, scandalizzati da quel docente di religione che parlava della minaccia-Haider più che della vita di don Bosco. Con il nuovo anno scolastico Marsiglia aveva lasciato il ginnasio-liceo di via Massalongo e si era trasferito in un istituto statale per geometri, a spiegare la religione a ragazzi con meno soldi in tasca ma anche con meno pregiudizi in testa. Ma evidentemente per i nazisti-bene non bastava, il conto aperto con il professor Marsiglia andava saldato fino in fondo. Ad aggredirlo, lunedì notte, erano in tre. In testa, a renderli irriconoscibili, i caschi da motociclisti. Ma le voci acerbe ne tradivano l'età, ventenni o poco meno, tre ragazzini carichi d'odio che durante tutto il pestaggio ripetono più volte, in modo quasi ossessivo, lo stesso insulto: "ebreo di merda". Marsiglia viene colpito un po' dovunque, la testa gli viene afferrata e sbattuta contro la palizzata, poi lo scaraventano a terra di nuovo. Quando i tre decidono che il professore ne ha avuto abbastanza e fuggono nella notte. Luis Marsiglia, dolorante e sotto shock, torna verso casa e chiama la polizia. Quando lo visitano in ospedale, si scopre che i colpi dei tre aggressori non hanno causato lesioni interne. Ma i segni sul volto e sul corpo del professore sono evidenti e inequivocabili. Ieri mattina, la notizia dell'aggressione fa in un attimo il giro di Verona. In casa del professore iniziano le telefonate dei colleghi e la processione dei "suoi" ragazzi, gli studenti del "Maffei" che fino all'anno scorso lo avevano come insegnante e che avevano imparato a rispettarlo, e che ieri gli portano la loro solidarietà: ragazzi che forse possono sapere o almeno intuire da chi dei loro compagni di scuola erano partite in questi anni le minacce al professore. Intanto, l'eco del pestaggio razzista di Verona suscita una vasta serie di reazioni allarmate: "E' il ritorno della notte della ragione", dice Gustavo Franchetto, vicepresidente del Consiglio regionale Veneto. E il presidente nazionale delle Comunità ebraiche, Amos Luzzato: "Si tratta di un attacco di stampo nazista. Il professore è un cattolico di origine ebraica. Il che vuol dire che per i suoi aggressori - ha spiegato - un ebreo risulta comunque e sempre un ebreo e che con la sua stessa presenza inquina la società. Mi aspetto che il mondo cattolico reagisca come si deve. Questo è il segno che il livello di guardia sta per essere superato". TORNA A: