da "La Repubblica"

del 20 sett. 2000

"Questa è una città divisa come Berlino negli anni '60"

Luis Marsiglia: sono contro le intolleranze, avevo già avuto molte minacce

di DANILO CASTELLARIN

 

VERONA - Pesto, ancora dolorante, Luis Marsiglia racconta così la sua aggressione. Professor Marsiglia, perché l' hanno aggredita? "Forse perché le mie lezioni davano fastidio a qualcuno, forse perché mi batto da sempre contro le ingiustizie, a casa, a scuola, in tutta la città". Cosa diceva a scuola? "Spiegavo che la società che ha prodotto Hitler non è poi così diversa da quella che acclama Haider". E poi? "Io sono cattolico di fede ma non ho mai negato la mia origine ebraica. Ho sempre preso posizioni dure contro le persecuzioni razziali, invitando a riflettere tutti i miei studenti sul significato della Shoah, e in gita scolastica li portavo a Dachau a visitare il campo di sterminio nazista". Perché l'hanno trasferita dal liceo classico Maffei, la scuola più prestigiosa della città? "Bisognerebbe chiederlo alla curia vescovile". Cos'è accaduto l'altra sera? "Erano da poco passate le dieci, ero uscito per una breve passeggiata, volevo anche vedere un amico che sta male. Quando sono arrivato in un vicolo, con un'impalcatura di legno che lascia passare solo una persona, tre giovani con il casco integrale mi hanno preso alle spalle e mi hanno buttato a terra". Cosa le hanno fatto? "Hanno cominciato a gridare "sporco ebreo di merda vai via da Verona"". Erano armati? "Avevano spranghe pesanti, credo di ferro. Picchiavano duro. Poi qualcuno mi ha preso la testa e me l'ha sbattuta contro il muro. Intanto un altro mi ha strappato la camicia e con un filo di ferro mi ha ferito la schiena e le braccia. Mi tiravano calci, pugni, urlavano". Si sarebbe mai aspettato un'aggressione? "No, perchè ormai mi ero abituato anche alle minacce". Quali minacce? "Volantini inviati a casa mia con scritto "Marsiglia di merda la vittoria sarà nostra, viva Haider". Oppure la stella di David con la svastica e una mucca al posto del simbolo divino". C'è dell'altro? "Dopo la notizia del mio trasferimento dal liceo classico a tre sedi scolastiche diverse, è arrivata una lettera che diceva "Marsiglia finalmente fuori dal liceo Maffei. Firmato le famiglie cattoliche del liceo"". Mi scusi professore, visto che di minacce già ne aveva subite parecchie, non ha mai pensato di denunciarle all'autorità? "L'ho fatto, l'ho fatto. Ma da più parti mi invitavano a non preoccuparmi, a considerarle ragazzate. Alla fine però le denunce sono partite". Ma qual è il suo rapporto con gli studenti? "Guardi lei, guardi questa casa piena di ragazzi che sono venuti a trovarmi, a mostrarmi la loro solidarietà. Questa è sempre stata una casa aperta a tutti quelli che chiedevano aiuto, ragazzi soli o intere famiglie in crisi". E la città non ha accolto lei? "Verona è una città divisa in due, una città murata come la Berlino degli anni Sessanta. Da una parte c'è la città che pensa, si confronta, dialoga, esprime solidarietà con il volontariato". E dall'altra parte? "Ci sono quelli che emarginano, quelli che hanno paura degli stranieri, quelli che vorrebbero che il tranquillo tran-tran di provincia non cambiasse mai".