LA PROPOSTA
«Musulmani d’Italia,
anche a loro l’8 per mille»
Un movimento trasversale ai partiti per
un patto giuridico Stato-Islam Manconi: c’è un vasto orientamento
positivo
ROMA - L’obiettivo è arrivare a un’intesa. Meglio: a un accordo
giuridico tra lo Stato italiano e le Comunità islamiche, per garantire
ai musulmani attività di culto e di organizzazione, così come già
succede per le Comunità ebraiche o per le Chiese evangeliche. Per
capire: nella dichiarazione dei redditi si potrà decidere di destinare
l’8 per mille anche alle Comunità islamiche, dopo questa intesa.
«Sull’ipotesi di questo accordo giuridico esiste già un orientamento
positivo della maggioranza dei partiti», garantisce Luigi Manconi,
ex-senatore dei Verdi. E sventola un foglio, una bozza d’intenti:
c’è anche la firma del leghista Fiorello Provera, capo della Commissione
esteri del Senato, sotto quella paginetta che invita a condividere
diritti e doveri con i musulmani. Ma pure quella di Giulio Andreotti
e di Susanna Agnelli, insieme con l’ex-presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità
di Sant’Egidio.
Ma non finisce qui. E’ da un anno che l’ex-senatore Manconi lavora
a questo obiettivo, ci ha fondato quasi apposta un’associazione
(«A buon diritto») che oggi debutta con un convegno dal titolo inequivocabile:
«Lo Stato, l’intesa, i musulmani d’Italia». Non ha dubbi Manconi:
«Ci parteciperanno i leader dei maggiori partiti, oltre al presidente
della Camera Pier Ferdinando Casini, Scalfaro, Andreotti e i giuristi
Cesare Mirabelli, Giovanni Conso e Francesco Margiotta Broglio».
Ci sarà Fiorello Provera e Piero Fassino, Marco Follini e Rosi Bindi,
Renato Schifani, Domenico Nania. Ed è proprio Nania, presidente
dei senatori di An, il primo ad appoggiare l’ipotesi di questo accordo:
«E’ nella tradizione giuridica italiana puntare al riconoscimento
di un rapporto così da farlo uscire da una condizione di fatto»,
dice infatti. E poi aggiunge: «Non ci devono condizionare gli episodi
dell’11 settembre. Bisogna essere in grado di capire la differenza
tra l’estremismo oltranzista e fondamentalista che mette in discussione
la validità del sistema democratico e le associazioni musulmane
che accettano i principi fondamentali della nostra Costituzione».
E’ previsto proprio dalla nostra Costituzione (all’articolo 8) il
patto giuridico per il quale Manconi si sta battendo da un anno
con la sua associazione che vanta nel comitato scientifico il ministro
Antonio Martino e il presidente della Rai Antonio Baldassare, insieme
agli ex-ministri Augusto Fantozzi e Umberto Veronesi, Laura Balbo,
don Luigi Ciotti, Eligio Resta.
«Questo patto giuridico non vuol dire soltanto far comparire le
Comunità islamiche nella dichiarazione dei redditi», dice Manconi.
E poi spiega: «Vuol dire anche che i musulmani potranno disporre
degli spazi per seppellire i propri morti. Che avranno assistenza
religiosa in ospedale e nelle carceri. O che potranno entrare nelle
caserme o nella polizia. E far valere i loro diritti religiosi,
tutti quelli che non contrastano con l’ordinamento italiano, ovviamente.
Per capire: nessun riconoscimento per la poligamia».
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