LETTERA APERTA DEL SENATORE FRANCESCO COSSIGA ALL'IMAM RIMOSSO
Solidarietà da un cattolico liberale

 

 

ILLUSTRISSIMO Signor Ibrahim Moussa,

apprendo che un non meglio identificato comitato di ambasciatori di Paesi Arabi accreditati presso il Quirinale (a quanto credo di sapere: non di tutti i paesi arabi né tanto meno di tutti i paesi musulmani, anche se non arabi), l'ha destituita dall'ufficio di Imam della Grande Moschea di Roma, a motivo del sermone da Lei tenuto nella cerimonia religiosa del Venerdì. Chi le indirizza questa lettera appartiene alla Chiesa Cattolica, è di rito latino, di nazionalità italiana e, dal punto di vista politico-ideologico è un cattolico liberale, fermo sostenitore della libertà religiosa, positivamente intesa: e cioè non solo come limite negativo al potere pubblico di ingerirsi nella vita culturale e nella vita organizzativa delle comunità religiose, ma come riconoscimento e rispetto positivo, anche sul piano del trattamento giuridico interno, dei valori e delle concezioni specifiche di vita individuale e sociale. Le scrivo per esprimerLe la mia solidarietà, pur non condividendo io, sul piano della opportunità, specie nel momento attuale, le parole da Lei pronunziate; così come avrei ritenuto non opportuno politicamente che in terra araba, o comunque in un paese islamico, un sacerdote cattolico o altro ministro cristiano, recitasse all'omelia della Messa domenicale i cosiddetti Salmi dell'Ira, in particolare il 57 (58) o il 58 (59) dell'Antico Testamento, pur facendo parte essi, per gli ebrei, per i cristiani e anche per gli islamici come parte costitutiva della Rivelazione. Condanno, da liberale e da democratico, l'influenza di Stati esteri negli affari religiosi, di una veneranda religione universale e da un incompetente governante del mio Paese. Protesto per essere stato ai più alti livelli di responsabilità politica e da semplice cittadino di una Repubblica laica e democratica e mi vergogno per l'acquiescenza del ministro dell'Interno italiano a questo atto di «casaro-papismo» e a questa violazione della libertà religiosa. Sostenitore dello Stato di Israele, ma insieme dello stabilimento di un libero e democratico Stato di Palestina, memore del contributo che la cultura araba e l'Islam hanno dato alla civiltà occidentale e alla stessa cultura filosofica cristiana, posso non condividere le sue parole, ma le comprendo. Non credo che invocare la sconfitta dei nemici del proprio Dio sia un fatto sovversivo! Condanno certo il «terrorismo palestinese», ma lo comprendo, ché altrimenti non comprenderei la Resistenza Italiana, che agì per atti di «terrorismo», e su cui si fonda storicamente la nostra Repubblica; anche se il terrorismo palestinese, io, se israeliano, combatterei duramente! Mi auguro che presto si possa giungere ad una intesa giuridica tra le Comunità Islamiche e lo Stato Italiano, ma senza ingerenze da parte di Stati esteri. Ma purtroppo non sembrano esser questi gli indirizzi (ma ne ha?) cui informa la sua azione il nostro ministro dell'Interno. Come cittadino italiano, come cattolico-liberale, come cristiano, come europeo che considera come propria la cultura giudaico-cristiana, Le esprimo la mia solidarietà, Le chiedo scusa per la passiva connivenza del nostro Governo ad un atto di prepotenza compiuto in violazione della libertà religiosa e le formulo i migliori auguri. Cordialmente Francesco Cossiga Presidente Emerito della Repubblica Italiana

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Segnalato da Arab.it in data 23 Giugno, 2003 / www.arab.it

 

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